Gigi Meroni, compositore vincitore di un Emmy Award, ci racconta come funziona il processo creativo di creazione di colonne sonore.

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La musica, per Gigi Meroni, è al servizio del contenuto. Ma non per questo è meno evocativa, più pragmatica e meno competitiva. Il compositore, vincitore di un Emmy Award, muove le sue note e le colloca in spazi indefiniti – dai film indipendenti ai videogiochi – con una predilezione, negli ultimi tempi, per i prodotti d’animazione.

«Vivo tra l’Italia e Los Angeles. – ci racconta – Per me con il lockdown non è cambiato molto, perché non lavoro con persone umane su un set. Faccio tutto al computer e devo dire che il mio lavoro è raddoppiato. L’animazione è un settore in forte crescita. Grazie soprattutto alle piattaforme streaming. Cartoon Network, ad esempio, sta scomparendo. Le piattaforme hanno quindi bisogno di content e l’animazione sta avendo un momento eccellente. Sto seguendo tre serie animate ed è un lavoro costante».

Le musiche di Gigi Meroni fanno da sfondo alle avventure di What’s New Scooby Doo? (Warner Bros), Lala Oopsies (MGA) e Norm of the North (Lionsgate), tra gli altri. Ma il compositore ha lavorato anche in Italia, con la Rai e il regista Marco Ponti.

«Al momento sto lavorando per una serie Rai basata sulla catena di libri e illustrazioni di Elisabetta Costa. – ci spiega – Hanno deciso di realizzare un cartone animato di 52 episodi. In quel caso, conoscevo la casa di produzione Enanimation, che è piemontese e con cui avevo già lavorato. Ho lavorato con loro anche alla storia animata di San Francesco d’Assisi e al film I colori del Natale. Avevo visto sui loro magazine che c’era questa serie in lavorazione e ho parlato con la producer. Abbiamo iniziato facendo la sigla di testa ed è piaciuta subito».

«In genere – continua Gigi – mi arriva il primo episodio. Più o meno capisco quindi il tono e il target dell’età. Tutto è ispirazione, anche il colore, i disegni e il ritmo del dialogo. Una scena molto drammatica ha bisogno di un suono diverso rispetto alla scena di una bambina che gioca nel parco. E così calibro le composizioni e il tipo di suono. Spazio da un mondo all’altro ed è quello che mi piace in questo campo, perché non mi annoio mai».

Gigi Meroni

Gigi Meroni, la varietà e il peso della tecnologia

Se è vero che tutto è ispirazione, va anche detto che gli stimoli di un tale tipo di lavoro sono infiniti.

«Sono cresciuto amando tantissimi generi musicali, dal rock al pop, passando per il jazz e la musica classica. Ho suonato per anni la chitarra jazz in trio. Non riuscirei ad ascoltare solo due o tre generi di musica. Spaziare musicalmente è stimolante, ti tiene sempre attivo. Soprattutto per le deadline, da quelle non si scappa. Non puoi permetterti di non essere ispirato o di non sapere cosa fare».

Ma anche la globalità, secondo Gigi, ormai ha il suo peso specifico («Lavori con l’Italia, ma fai la pre-produzione in Australia e la post-produzione in America. Ho iniziato a viaggiare e lì si è aperto un mondo. – commenta – Ho conosciuto tante persone con cui siamo diventati amici e con cui collaboro. Più o meno il lavoro è uguale ovunque, gli americani forse sono più rigidi»).

E infine, com’è cambiato il processo creativo con lo sviluppo della tecnologia?

«Nei primi anni del 2000 è stato difficile perché la tecnologia stava accelerando in quel momento. – ci risponde – Ma ora con la qualità dei suoni e delle librerie musicali, con la velocità dei computer non c’è paragone. Sei più veloce. Dico sempre che si lavora tanto, consegni un po’ di più però anche i produttori sanno che la tecnologia ti aiuta. Si produce un po’ di più con più alta qualità».