La colonna sonora di Ghost of Tsushima è senza dubbio la migliore musica videoludica del 2020. Ecco perché.

Musica e videogiochi stanno sempre più diventando un binomio indissolubile e la qualità delle colonne sonore di tantissimi giochi lo dimostra ampiamente. Qual è tuttavia la migliore colonna sonora del mondo videoludico? In termini di qualità e sincronia con la narrazione, probabilmente la colonna sonora dell’open world Ghost of Tsushima ha una marcia in più.

Il videogioco, uscito nel 2020 in esclusiva per PlayStation 4, è stato sviluppato da Sucker Punch Productions e pubblicato da Sony Interactive Entertainment. La sua ambientazione storica è quella del Giappone del 1200, durante la prima invasione mongola dell’isola nipponica. Gli scenari sono stati già ampiamente lodati altrove, ma sono le musiche – realizzate dal compositore inglese Ilan Eshkeri e dal giapponese Shigeru Umebayashi – a meritare maggior attenzione.

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I due compositori sono riusciti infatti a fondere suoni orchestrali tipicamente occidentali con le sonorità di strumenti giapponesi. Tra questi, la biwa e lo shakuhachi, ma anche il tamburo taiko. A questo tappeto sonoro si aggiunge la voce di Clare Uchima, cantante in parte scozzese e in parte giapponese presente in una versione di The Way of The Ghost, mentre Radik Tyulyush – della Repubblica di Tuva – esegue i tipici canti della tradizione della sua terra. Per farvi capire il valore artistico delle musiche di Ghost of Tsushima vi basti pensare che il lavoro ha richiesto due anni e si è diviso tra Tokyo, Los Angeles e Londra.

La colonna sonora di Ghost of Tsushima, il lavoro di Ilan Eshkeri

L’unione culturale e di esperienza tra i due compositori ha reso il percorso ancora più intrigante. Ilan Eshkeri ha lavorato a film come Coriolanus47 RoninStardust e a videogiochi come la serie The Sims. La sua firma è – tra le altre cose – su The Way of the Ghost, la traccia iniziale e il tema musicale del protagonista Jin.

«The Way of the Ghost è stato uno dei primi pezzi che ho scritto. – dice Ilan come riportato dal blog ufficiale della PlayStation – Di solito, le produzioni sono pronte per la musica dopo che tutti hanno lavorato al gioco. Per quanto si possa avere chiara la storia, ci vuole sempre del tempo per coglierne appieno l’essenza e apprezzare in toto la profondità di una storia e dei personaggi ben scritti. Mentre alcune delle mie prime composizioni hanno continuato a evolversi, questo tema è rimasto immutato. Si basa sulla percezione di Jin da parte della gente di Tsushima. È il loro eroe: forte, infallibile, fonte d’ispirazione e speranza. Ciò che mi ha davvero colpito di Jin, però, è il suo conflitto interiore. Per salvare la sua terra e la gente che ama, deve andare contro tutto ciò in cui gli è sempre stato detto di credere, infrangendo il codice dei samurai. Nel corso del gioco, Jin vivrà un profondo conflitto emotivo ed è proprio questo, più di ogni altra cosa, ad avermi spinto a partecipare a Ghost».

«Ho iniziato a studiare l’antica musica giapponese, le canzoni tradizionali, la musica di corte, la musica sacra, i taiko, così come le diverse scale pentatoniche della musica giapponese. È un mondo vastissimo da esplorare e davvero ricco. Per la colonna sonora ho combinato canti e strumenti come lo shakuhachi, il koto, lo shamisen, i tamburi taiko e il biwa, la mia scoperta preferita. Il biwa è uno strumento suonato dai samurai, la cui arte ormai è quasi andata perduta: sono pochissimi i suonatori rimasti al mondo! Per fortuna, sono riuscito a trovarne uno per coinvolgerlo nelle musiche di Ghost. È un suono davvero speciale ed è possibile sentirlo in The Heart of the Jito».

Shigeru Umebayashi e l’ispirazione della vita tradizionale giapponese

Shigeru Umebayashi ha lavorato a pellicole come La foresta dei pugnali volantiTrue Legend e The Grandmaster. La sua credibilità nel saper creare atmosfere sonore cinematografiche e fortemente intrise di cultura orientale è fuor di qualsiasi dubbio.

«Nel comporre la musica per il gioco mi sono lasciato ispirare dalla natura, dal clima, dalla vita tradizionale del Giappone e dalla sua musica caratteristica. Le mie produzioni includono diversi strumenti della tradizione giapponese come gli shakuhachi, i koto e i taiko. Ma gli strumenti non servono a nulla senza qualcuno che li suoni.  Ritengo che i musicisti siano una proiezione indispensabile della mia persona.  Loro danno vita alla musica che immagino e che desidero narrare, trasmettendola agli ascoltatori.  Senza questa collaborazione, sarei solo un musicista di strada a cui nessuno presterebbe attenzione».