Valentina Romani narra ‘Dark Lines – Delitti a Matita’ su RaiPlay: cronaca ma anche illustrazione in un format innovativo.
Ha debuttato su RaiPlay il 22 maggio con i primi quattro episodi la serie Dark Lines – Delitti a Matita, che al true crime mescola l’arte dell’illustrazione. Un progetto innovativo, narrato dalla voce dell’attrice Valentina Romani, che presenta storie di delitti efferati mescolando voci, tecniche e stili narrativi.
L’articolo continua più sotto
La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura
Ognuno degli otto episodi della serie si sofferma sulle circostanze che hanno portato alla morte violenta di giovani donne: da Simonetta Cesaroni a Meredith Kercher, Chiara Poggi e Marta Russo, da Serena Mollicone a Elisa Claps, Nada Cella e Melania Rea. Non manca il rigore documentale, seguendo il quale Valentina Romani ci guida attraverso la storia di ogni puntata per ricostruire i vari passaggi del crimine. Prima i fatti, le dinamiche familiari, le indagini, i sospetti, i possibili moventi e le testimonianze. E poi gli interrogatori, i processi e le eventuali condanne o assoluzioni.

Dark Lines – Delitti a Matita: immagini in movimento
La graphic novel si innesta nel racconto. Una stanza sottosopra, un corpo senza vita, una macchia di sangue, l’arma del delitto, portano il pubblico sulla scena del crimine. Un dettaglio del viso, un lieve movimento della mano, lo svolazzare di un vestito, un’ombra che fugge nella notte, rivelano un punto di vista, che l’immagine fotografica o di repertorio, non consente di raccontare.
LEGGI ANCHE: ‘Omnia Vincit Amor’, TVBOY: «Oggi più che mai c’è bisogno di parlare di pace»
«Dark Lines- Delitti a Matita è una graphic novel, un viaggio nelle ombre, ma anche un modo per restituire voce a chi non ce l’ha più. – dice Valentina Romani – Essere parte di questo progetto significa per me entrare in punta di piedi in storie dolorose, cercando di raccontarle con rispetto e verità. Mi auguro che questo racconto arrivi soprattutto ai più giovani, spesso sommersi da messaggi superficiali e veloci. Se riusciremo, come mi auguro, a far sì che ci si fermi a riflettere, allora il mio contributo avrà avuto un senso. Parlare di violenza non è mai facile, ma è necessario. Perché il silenzio, a volte, può essere la forma più insidiosa di complicità».