Un anfiteatro di periferia, un capolavoro verdiano, e un coro di voci che viene dal retropalco: a Corviale l’opera si fa popolare, satirica, meticcia con Roma Borgata Festival

All’interno del programma di Roma Borgata Festival, il progetto promosso da Roma Capitale e ideato da A.S.A.P.Q., il quartiere di Corviale è diventato – per due giorni – uno spazio di riscrittura culturale. Tra danza urbana e laboratori di circo, è l’arte a prendersi la scena. Ma è con Operai all’Opera – Rigoletto, che l’anfiteatro di Corviale si è trasformato in un vero e proprio laboratorio metateatrale.

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Il format, firmato da Fabio Morgan, ribalta i codici della lirica e li riporta a terra, o meglio dietro le quinte: sono le maestranze del teatro, gli “operai invisibili” dell’opera, a raccontare la storia. Dopo il successo di Turandot, questa nuova produzione mette in scena un Rigoletto reinventato, riscritto con ironia e coscienza politica. Un’opera che parla d’amore, potere e vendetta, ma vista con gli occhi di chi monta le scene, stira i costumi, gestisce i cambi di luce.

Un’operazione lucida e poetica che riesce a coniugare satira e sacralità, restituendo all’opera lirica la sua funzione originaria: emozionare e interrogare il presente. La direzione musicale del Maestro Giordano Maselli accompagna un ensemble eterogeneo di interpreti e musicisti, mentre la scrittura scenica costruisce un ponte tra Verdi e la contemporaneità.

In questa versione, il teatro non è luogo distante, ma macchina viva e condivisa, dove la narrazione si costruisce collettivamente e la lirica si innesta nei paesaggi urbani della città reale. A Corviale, il “palazzo lungo un chilometro” che è da sempre simbolo di marginalità e resistenza, Rigoletto ritrova la sua rabbia, la sua umanità, il suo cuore popolare.

Roma Borgata Festival continua così a farsi esperimento culturale e civile, disegnando una nuova mappa dell’arte nei quartieri, dove ogni spazio può diventare scena, e ogni cittadino può essere spettatore consapevole. L’opera, qui, non viene calata dall’alto ma si costruisce da dentro, e in questo sta forse il suo gesto più rivoluzionario.

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