Il racconto e le foto della tappa del Multisala Premiere di Franco126 al Vulci Acoustic Fest, nel Parco Archeologico di Vulci.

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Dopo le prime tappe a Ortona e allo Stupinigi Sonic Park a Nichelino, il Multisala Premiere di Franco126 arriva al Vulci Acoustic Fest, nel cuore della Tuscia. L’unica tappa nel Lazio dell’artista è dunque (poco) fuori dai circuiti romani, ma la location è impagabile. Il Vulci Acoustic Fest (ridimensionato dopo l’emergenza sanitaria) ha luogo infatti nel Parco Archeologico di Vulci tanto caro ad Alberto Angela, scrigno della cultura etrusca ma soprattutto di spazi apertissimi e atmosfere bucoliche.

È proprio in uno di questi spiazzi che – dopo una relativamente breve camminata – appare il palco del Multisala di Franco126. Una scenografia minimal – qualche poltroncina da sala cinematografica e pannelli con locandine realizzate ad hoc – che favorisce tuttavia il contesto. Non c’è nessuna sedia per il pubblico, infatti, a cui è stato suggerito di portare da casa l’asciugamano per apprezzare il live sull’erba. A favore del distanziamento ma soprattutto di un evento volutamente informale. Perché Franco126 – e questo è ciò che si apprende subito, ammirando la distesa di gente accorsa al Parco – con le sue canzoni è patrimonio di tutti. A dispetto del concept del secondo album – Multisala appunto, uscito lo scorso aprile – i brani dell’artista più che uno spettacolo da ammirare in silenziosa contemplazione, sembrano nati per favorire l’aggregazione e la condivisione. Dalla malinconica Maledetto Tempo a Blue Jeans, la tracklist dell’ultimo lavoro di Franco 126 viene sapientemente mescolata nel live ai successi del passato. E ad emergere è una profonda coerenza di fondo, ma anche la capacità di parlare alla pancia della folla con una spontaneità naturale e benefica.

Franco126, il Multisala Premiere tra le rovine di Vulci

E così, tra le rovine del Parco Archeologico, il concept del Multisala perde un po’ di appeal e significato. Ad emergere è, di base, la colonna sonora di intere giornate più che di un film. Un racconto di vita a cui tutti partecipano, incitati dallo stesso Franco126. Se il live mantiene il suo tema con il classico intervallo tra primo e secondo tempo, i veri intermezzi sono quelli creati dallo stesso artista che dialoga (e più spesso ironizza) con la sua band. Soprattutto con il chitarrista Pietro Di Dionisio, insieme a cui il cantautore lancia un vero e proprio sondaggio chiedendo al pubblico di scegliere tra Nuvole di Drago e Vabbè (spoiler: Vabbè non vince mai).

Nel secondo tempo sul palco arriva anche Gianni Bismark per intonare Mi Sento Vivo (e poi per riprendersi il cocktail abbandonato su un amplificatore). La folla canta ogni singola nota, sfoggia i cartelli del collettivo Lovegang di cui Franco126 fa parte. Perde la voce dimenandosi come può dai proprio asciugami e – infine – con l’encore si raccoglie sottopalco. Gli ultimi brani del live sono liberi e speciali e – prima di abbandonare il palco – Franco126 si lascia andare a un liberatorio «È stato straordinario». E lo è stato davvero, perché – complice il periodo che ci lasciamo alle spalle – un live così fuori dagli schemi appare come una fotografia di felicità condivisa. Di spazi liberi al tramonto mentre la voce che ti riempiva la radio e le stanze ti parla finalmente nell’orecchio. E ti dice che va bene così. Che è la vita, in fondo, ad essere un cinema.

Foto: Beatrice Chima