Tre livestream e tre setlist differenti: è un Live From the Warehouse quello dei Nothing But Thieves, ma è come stare sottopalco.

Quando li avevamo incontrati in video collegamento, i Nothing But Thieves ci avevano detto che suonare in live streaming per loro sarebbe stato sicuramente «strano».

Se da un lato lo streaming fa pesare l’assenza del pubblico, dall’altro ha garantito alla band inglese maggiore libertà strutturale nella creazione della setlist. Tre live shows, tre scalette diverse. Il tutto in diretta da un magazzino. O almeno questo era l’intento evocativo di Live from the Warehouse, tre livestream trasmessi il 28 e il 29 ottobre in tre fusi orari differenti.

Con l’uscita di Moral Panic il 23 ottobre, del resto, i Nothing But Thieves si sono ritrovati tra le mani un bel po’ di materiale e il gruppo non poteva di certo lasciarsi sfuggire l’occasione di presentare i brani ai propri fan. Se non dal vivo, quantomeno in diretta.

Il Warehouse è in realtà una stanza scarsamente illuminata, in cui i cinque ragazzi britannici appaiono subito in cerchio. Se Conor si lamenta (scherzosamente) della mancanza di applausi è probabilmente perché non ha modo e tempo di vedere l’esplosione nella chat virtuale che accompagna il live stream. Lo show a cui ho assistito è stato il numero 2, iniziato con Is Everybody Going Crazy? e proseguito poi con Amsterdam, Hanging, Free If We Want It e Real Love Song, prima della parentesi acustica.

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La potenza sonora e l’energia dei Nothing But Thieves oltrepassano i limiti dello schermo. Tra i commenti degli spettatori c’è chi confessa di essere grato di essere nato nell’epoca dei Nothing But Thieves e chi ammette di aver tirato fuori i fazzoletti. Difficile, del resto, non correre ai ripari quando i toni si abbassano per Last Orders e Soda.

La terza e ultima parte del live (durato in tutto un’ora) si apre con Unperson. Conor avverte: è una canzone nata per saltare. «Per la folla sarà un bel momento quando suoneremo dal vivo. Per ora potete saltare sul divano. Fatelo in sicurezza però».

E poi This Feels Like The End, Just dei Radiohead, Sorry, I’m Not Made By Design e un finale – superlativo – sulle note di Impossible. Non è come un live dal parterre, ma restare immobili sulle sedie è obiettivamente difficile anche davanti a un semplice schermo.

È impossibile guardare un live dei Nothing But Thieves senza desiderare l’aggregazione e le vibrazioni emanate dagli strumenti. Eppure, anche quel vago desiderio di arrivare presto al momento in cui assistere a un concerto sarà di nuovo possibile è rigenerante. La musica non è ferma: è viva e in movimento, incasellata semplicemente in un magazzino dalle cui finestre si affaccia gente da ogni parte del mondo.

Foto: Anthony Black Photography