Una porta come gesto di rinascita: a San Vittore inaugura ‘Porte della Speranza’

Davanti alla Casa Circondariale di Milano San Vittore “Francesco Di Cataldo” prende forma un segno concreto di apertura e trasformazione. Venerdì 19 dicembre è stata inaugurata la prima Porta della Speranza, opera progettata da Michele De Lucchi che segna l’avvio di un progetto internazionale dedicato al dialogo tra arte, comunità carcerarie e società civile.

Porte della Speranza nasce come iniziativa culturale, educativa e sociale promossa dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede. In collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Ed è realizzata dal Comitato Giubileo Cultura Educazione con Rampello & Partners. Il progetto, sostenuto da Fondazione Cariplo e patrocinato dal Comune di Milano, si svilupperà tra la fine del 2025 e il 2026, coinvolgendo alcuni dei principali istituti penitenziari italiani.

La porta ideata da De Lucchi non è un’architettura essenziale. Due alti battenti semichiusi, privi di telaio, evocano un varco che non separa un dentro da un fuori, ma suggerisce un passaggio possibile. La superficie, caratterizzata da un bugnato sfaccettato ispirato al Rinascimento e in particolare al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, città natale dell’architetto, restituisce l’idea di una forza che non è barriera ma fondamento del cambiamento. Una soglia aperta all’ignoto, che invita a considerare la trasformazione come un percorso condiviso.

Prima Porta della Speranza a firma di Michele De Lucchi, Casa Circondariale di Milano San Vittore “Francesco Di Cataldo”. Photo credits: Federico Montanari

Il progetto si muove lungo due direttrici complementari. All’interno degli istituti di pena, Porte della Speranza attiva percorsi educativi, laboratoriali e pastorali rivolti alle persone detenute. In collaborazione con educatori, cappellani, associazioni di volontariato e realtà già impegnate nel sostegno quotidiano. Un ruolo centrale è affidato alla formazione professionale, con corsi sviluppati insieme a istituzioni di eccellenza per offrire competenze concrete e favorire il reinserimento sociale e lavorativo.

All’esterno, le porte diventano strumenti di relazione con la città. Installate davanti agli istituti penitenziari, sono pensate come inviti visivi e simbolici per superare pregiudizi e distanze. E per rendere il carcere un luogo “visibile”, centrale nel dibattito pubblico. L’arte assume così il compito di facilitare l’incontro, stimolare consapevolezza e riportare l’attenzione sulla funzione educativa, riabilitativa e profondamente umana della pena.

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Dopo l’inaugurazione a San Vittore, il progetto proseguirà coinvolgendo altri istituti e una pluralità di interpreti della cultura contemporanea. Fabio Novembre lavorerà con la sezione femminile del carcere di Borgo San Nicola a Lecce, Gianni Dessì con Regina Coeli a Roma mentre Mario Martone con Santa Maria Maggiore alla Giudecca a Venezia.

E ancora, Massimo Bottura con Pagliarelli a Palermo, Stefano Boeri con Canton Mombello a Brescia, Mimmo Paladino con Secondigliano a Napoli. Ed Ersilia Vaudo Scarpetta con la sezione femminile del Giuseppe Panzera di Reggio Calabria. Ogni intervento nascerà dall’ascolto delle persone detenute e delle comunità carcerarie, in dialogo con le direzioni degli istituti.