Venezia si prepara a sorprendere ancora una volta con un progetto che unisce arte contemporanea, architettura storica e sperimentazione sensoriale. Fino al 22 febbraio 2026, Palazzo Diedo ospita Eisfeld II, una spettacolare installazione dell’artista internazionale Olaf Nicolai, presentata da Berggruen Arts & Culture proprio nell’anno dei Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026.
Al primo piano del palazzo, nella monumentale sala da banchetto affrescata del Settecento, prende forma una pista di ghiaccio di 100 metri quadrati, realizzata con le più avanzate tecnologie di produzione di ghiaccio artificiale. Eisfeld II è una reinterpretazione site-specific di Eisfeld, progetto ideato da Nicolai oltre vent’anni fa. E ripensato oggi in dialogo con la storia e lo spazio di Palazzo Diedo.
A rendere l’esperienza ancora più immersiva è la colonna sonora originale composta dalla band berlinese To Rococo Rot. Il suono, diffuso attraverso sei altoparlanti, amplifica e accompagna i movimenti dei visitatori mentre pattinano, trasformando il gesto fisico in parte integrante dell’opera. Ai due estremi della pista, le lightbox ENJOY / SURVIVE (I & II) introducono una riflessione visiva e concettuale sul delicato equilibrio tra piacere e resistenza. Un invito per il pubblico a interrogarsi sul rapporto tra leggerezza, fatica e sopravvivenza.
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Nato a Halle/Saale nel 1962, Olaf Nicolai è considerato uno dei principali artisti tedeschi contemporanei. La sua pratica concettuale mette in discussione le forme tradizionali di rappresentazione e i meccanismi del mercato dell’arte, intrecciando memoria, archivi, vita quotidiana, modelli matematici e riferimenti scientifici. Le sue opere spaziano da paesaggi artificiali a scenari urbani, da oggetti di consumo ingigantiti a grafiche pubblicitarie stranianti, sempre con un approccio che unisce rigore intellettuale e ironia.
A sottolineare la forza del progetto è Mario Codognato, direttore di Berggruen Arts & Culture: «Ricordo di aver visto questa pista di ghiaccio in un museo di Zurigo circa venticinque anni fa. Rimasi colpito dalla combinazione di gravità e umorismo. È un’opera che affronta molti dei grandi temi dell’arte moderna. Riproporla oggi in un palazzo veneziano del XVIII secolo è un’esperienza straordinaria».
Immagini da ufficio stampa, crediti indicati