Andrea Lelario entra nella collezione permanente della Galleria La Nuvola in Via Margutta

Dopo l’ingresso nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dal 1° dicembre 2025 l’opera di Andrea Lelario approda anche nella collezione permanente della Galleria La Nuvola di Via Margutta. Un traguardo significativo, che colloca l’artista accanto a figure centrali dell’arte italiana come Mario Schifano, Afro Basaldella, Sergio Lombardo e Mario Ceroli.

A segnare questo nuovo capitolo è Bagliori nella selva, una settimana-evento dedicata alla ricerca dell’artista, a cura di Alice Falsaperla. Un ingresso, quello di Lelario nella prestigiosa galleria, che non rappresenta solo un riconoscimento istituzionale. È il segno della volontà di custodire il percorso di un autore che, negli ultimi anni, ha definito una propria grammatica visiva. Fatta di coerenza tecnica, rigore formale e densità simbolica.

Per l’occasione viene presentato un nucleo articolato di opere che attraversa l’intero ventaglio della sua produzione. Dalle incisioni alle matrici su rame, fino ai suoi celebri taccuini, considerati il cuore pulsante del suo lavoro. In queste pagine, annotate con una penna Micron 0.3, il segno si fa strumento di meditazione: microcosmi compatti che si espandono idealmente oltre il perimetro del foglio.

Andrea Lelario, LE VERGER DU ROI LOUIS (1995), etching, drypoint end engraving on copper, cm 495×365. Frame 70×50. Credits by Andrea Lelario

La ricerca di Lelario si muove tra omaggi a Dürer, rimandi al mito, stratificazioni del ricordo e risonanze della classicità. Le sue composizioni, che inizialmente appaiono come intricati grovigli, rivelano invece una struttura protettiva. Un tessuto simbolico che custodisce il rapporto con l’interiorità, tra memorie, archetipi e metafore.

A emergere è una sorta di selva psichica, un paesaggio fitto e inquieto ma rischiarato da luminose epifanie — i “bagliori” che danno il titolo alla mostra. Sono le scintille che affiorano dai recessi dell’immaginario, restituendo armonie inattese e nuovi significati.

Le citazioni iconografiche si fanno cesure colte, mentre gli echi junghiani dialogano con i paesaggi del Grand Tour, in un continuo parallelismo tra viaggio geografico e viaggio interiore. L’esotismo che attraversa i lavori dell’artista diventa così un repertorio di simboli attraverso cui interrogare le pieghe della nostra esistenza.

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Bagliori nella selva vanta un intervento critico di Antonella Sbrilli, il Patrocinio di Roma Capitale, dell’Accademia di Belle Arti di Roma e dell’AAIE Center for Contemporary Art, Ludovica Fracassi e Matteo Giuseppone.

L’iniziativa rientra nell’ambito di Via Margutta. Palcoscenico delle Arti, progetto che riafferma il ruolo storico della via come crocevia creativo e simbolico per l’arte romana.

Immagini courtesy dell’artista