A Palazzo Maffei una coppia di turisti si siede su un’opera d’arte e la rompe: questi gli amari frutti di una tendenza ormai consolidata?

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L’arte contemporanea vive anche dell’interazione con chi la guarda. Ricordiamo il famoso water in oro di Maurizio Cattelan ma anche le performance di Marina Abramovic, solo per citare due artisti le cui opere erano in quel caso dipendenti dalla relazione con lo spettatore.

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A tutto però c’è un limite: non tutte le opere d’arte sono fatte per essere usate. A Palazzo Maffei, Verona, si è verificato quello che la direttrice ha giustamente definito l’incubo di ogni museo. Due turisti hanno approfittato dell’assenza della sorveglianza per fare una foto particolare sedendosi su un’opera d’arte, la sedia Van Gogh dell’artista Nicola Bolla, tempestata di centinaia di cristalli Swarovski. Le gambe della sedia – che non era fatta per sopportare il peso – hanno ceduto e l’opera ha riportato gravi danni.

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La scena, ripresa dalle telecamere di sorveglianza, è stata postata dagli stessi social del museo. Non sappiamo se gli autori del gesto siano stati perseguiti penalmente o almeno obbligati a pagare una multa. Quello che sappiamo è che questo gesto, giustamente stigmatizzato, è solo il risultato di una tendenza ormai esasperata, quella dell’immersività e dell’interattività.

GUARDA LE FOTO diffuse da Palazzo Maffei sul danno alla sedia Van Gogh

Molte mostre in giro per l’Italia sono infatti un ibrido fra opere d’arte e veri e propri parchi gioco, con duplice finalità. Da un lato assicurare l’intrattenimento alle famiglie, dall’altro anche l’ormai abusata Instagram opportunity.

Questa tendenza, che potremmo definire overartainment perché pesca dalla stessa fonte dell’overturism e trasforma i musei in una sorta di intrattenimento perenne, a quanto pare, sta dando i suoi amari frutti.

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