Fino al 18 maggio il percorso espositivo diffuso di Giorgio Galotti e Claudia Pignatari accompagna gli Internazionali di Tennis con installazioni e design immersivi
Paesaggi al Foro Italico, un viaggio fra storia, sport e arte
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Jannik Sinner è in finale agli Internazionali del Tennis a Roma e la città vive con entuasiamo l’ennesimo grande evento degli ultimi mesi: accanto alla passione per la racchetta, che grazie alle imprese del campione altotesino ha contagiato tutta Italia, anche chi è appassionato di arte può unire l’utile al dilettevole proprio mentre si trova al Foro Italico, lo storico complesso sportivo ai piedi di Monte Mario.
Fino al 18 maggio è infatti visitabile Paesaggi, progetto espositivo e artistico a cura di Giorgio Galotti e Claudia Pignatale, diffuso negli ambienti del Foro Italico: paesaggi intesi come naturali, artificiali, futuri o ipotetici, interiori, surreali o immaginari. Una serie di installazioni ambientali di diversi artisti e designer, realizzate ad hoc per il Parco del Foro Italico, per la Sala delle Armi di Moretti e per le lounge delle Corporate Hospitality nello Stadio Centrale del Tennis.
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Paesaggi, l’esposizione
Il percorso espositivo si apre nel suggestivo scenario del Parco del Foro Italico, dove tre opere di Alice Guareschi si distribuiscono come frammenti poetici nello spazio urbano: Single Points that Form Different Lines that Make New Figures, It Is About Time e Whenever Standing in Between Lines. Le frasi, sospese tra cielo e terra, si alternano alle maestose statue bianche e indicano la prosecuzione del cammino fino allo Stadio dei Marmi.
Sul Ponte dei Campioni, Foro Italico di Federico Maddalozzo appare come un’insegna logorata dal tempo, evocando l’antico splendore del progetto architettonico del Foro. L’opera, mimetizzata nell’architettura, rivela la sua presenza attraverso una tonalità che richiama la Roma imperiale.
Il paesaggio si arricchisce con due vasi scultorei Garden Guru di Matteo Cibic per Stiga, che celebrano il rapporto tra uomo e natura, e con Memories of another future di Duccio Maria Gambi: una serie di blocchi in marmo di Carrara, incisi e dipinti a mano, che si trasformano in sedute informali. Le opere evocano un futuro già decaduto, inserendosi nel contesto archeologico della città in una stratificazione temporale affascinante.
All’interno della Sala delle Armi, l’intervento site-specific Passi di Alfredo Pirri si impone con 300 mq di specchi frantumati che riflettono e raddoppiano l’architettura razionalista di Luigi Moretti. Il dialogo tra storia e visione contemporanea è amplificato anche dalla serie Quello che avanza (2014–2017), 58 cianografie su carta, e dai due progetti preparatori per l’installazione. In questo scenario trova posto il divano Gruuvelot di Patricia Urquiola per Moroso, dalle forme organiche e mutanti, accompagnato dagli sgabelli Chiodi di Marco Ripa.
Le lounge dello Stadio Centrale del Tennis ospitano 25 opere di Federico Maddalozzo, con installazioni come Sunday, che trasforma carrozzerie incidentate in paesaggi visivi, e opere su tela che traducono notizie in campiture cromatiche arcobaleno, mescolando natura e sovrainformazione.
Tra design ed emozione, fino alla Sala Autorità
All’interno della sala FIC, si trova la composizione modulare di divani Dolorez di Ron Arad, ispirata al pixel, accanto ai tavoli Metallique di Millim Studio, realizzati con la tornitura manuale, una tecnica decorativa sottrattiva.
Nella sala Montemario Sud, convivono il divano Pacific, le poltrone Ruff di Patricia Urquiola, le sedute Suqare di Jonathan Olivares, e uno dei tre tavoli-scultura Mostro di BRH+ per MMOOS, ispirati alla figura mitologica del “monstrum” come simbolo di ciò che è discorde e sorprendente.
Nella sala Montemario Nord, la natura prende forma con Pebble Rubble di Front Design per Moroso, ispirate alle forme dei sassi, e i tavolini Ishizumi di Marco Pettinari, in plexiglas lavorato a evocare pietre di fiume e vetri di mare. A completare l’ambiente, le poltrone Coimbra in alluminio di Marco Ripa, ispirate agli anni ’70.
Il percorso si conclude nella Sala Autorità, dove Flavio Favelli espone opere in cornici antiche: Zaffiro Afrika (2024), Riflessi d’argento (2023), e il dittico Archivio (Specchio) (2010). Realizzate con carte di cioccolatini, le opere evocano orizzonti diurni e notturni in collage di memoria quotidiana. Nello stesso spazio, il divano Sushi Karmacoma di Edward Van Vliet per Moroso, con motivi orientali e damaschi, dialoga con i divani Tape di Benjamin Hubert e altri pezzi della collezione Mostro.