Disegnata nel 1914, cucita a mano in 154 pezzi e ispirata al Rinascimento, l’uniforme delle Guardie Svizzere è il simbolo di una tradizione viva e profondamente artistica.

Con l’elezione di Papa Leone XIV, Roma è stata per alcuni giorni il centro del mondo anche visivamente parlando: le televisioni di ogni contenente erano concentrate su Piazza San Pietro e a risaltare, con le loro divise dai colori vivaci, erano anche le Guardie Svizzere, il corpo militare incaricato della protezione del Papa e della Santa Sede.
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Chi sono le Guardie Svizzere
Le Guardie Svizzere furono istituite ufficialmente il 22 gennaio 1506 da Papa Giulio II, che accolse a Roma 150 mercenari svizzeri giunti al suo servizio. All’epoca, gli Svizzeri erano considerati tra i migliori soldati d’Europa, noti per la loro lealtà, disciplina e abilità sul campo. La storia delle Guardie è segnata da episodi eroici: il più celebre è il Sacco di Roma del 1527, quando 147 su 189 uomini morirono per difendere Papa Clemente VII, che riuscì a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo grazie al loro sacrificio.
Oggi, la Guardia Svizzera è ancora attiva e visibile quotidianamente nei suoi caratteristici uniformi colorati rinascimentali. È composta da cittadini svizzeri cattolici, celibi, di età compresa tra i 19 e i 30 anni, che hanno completato il servizio militare nel loro paese. Il loro ruolo unisce funzioni cerimoniali e di sicurezza, ed è simbolo di una tradizione secolare ancora viva nel cuore del Vaticano.
L’uniforme delle Guardie Svizzere, dal Rinascimento una vera opera d’arte
Oggi sappiamo con certezza che l’uniforme di gala della Guardia Svizzera Pontificia è opera del comandante Jules Repond nel 1914, che si ispirò a un affresco di Raffaello. I colori blu, rosso e giallo, caratteristici dell’uniforme, derivano dallo stemma della famiglia Medici. Molti invece sono ancora convinti – visto che la versione circolò per secoli – che l’autore della divisa fosse invece Michelangelo: si tratta in realtà di mito un nato tra Ottocento e primo Novecento, alimentato dalla fama dell’artista e dal suo legame con il Vaticano, ma storicamente infondato.
In realtà dietro all’uniforma di gala delle Guardie Svizzere c’è l’attento studio di Repond, che dopo lunghe ricerche e ispirandosi a Raffaello apportò alcune modifiche. Tra queste, la sostituzione del cappello con l’attuale basco e l’introduzione del colletto bianco. Ad oggi le Guardie Svizzere portano ancora l’alabarda, che ormai fa parte del loro aspetto tradizionale ed è un‘arma cerimoniale, usata non per combattere ma come simbolo di disciplina, forza e fedeltà. Le Guardie sono dotate di armi moderne e sono addestrate ad usarle per la sicurezza del Papa.
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Il sarto del Vaticano
A curare la realizzazione delle suntuose uniformi di gala delle Guardie Svizzere è Ety Cicioni, uno dei sarti ufficiali del Vaticano. Le confeziona quasi interamente a mano e su misura. Le divise che realizza sono un capolavoro di sartoria, realizzate con grande maestria e passione. Il suo stesso lavoro è un simbolo della tradizione e della storia del Vaticano.
Ogni uniforme viene realizzata artigianalmente su misura per ciascuna Guardia. Ci vogliono circa 30 ore di lavoro per completare una sola divisa cerimoniale, composta da 154 pezzi di tessuto, che devono essere cuciti insieme con grande precisione. I colori blu, rosso e giallo sono ispirati agli stemmi delle famiglie Medici (giallo e rosso) e Della Rovere (blu e oro), in omaggio a papi come Giulio II e Clemente VII. Il panno di lana usato per cucire le uniformi viene filato e tinto in Svizzera. Nelle parate ufficiali le Guardie indossano l’elmo con piuma rossa (bianca per il comandante). È in metallo e decorato con lo stemma di Papa Giulio II. Nelle occasioni più semplici si usa invece il berretto nero con visiera.