Un’esperienza che intreccia suono, danza e riflessione chiude ‘Evolving Soundscapes’, il public program della mostra ‘Rabbit Inhabits the Moon’.

Domenica 23 marzo, alle ore 11:30 e 16:00, il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino (Via San Domenico 11) accoglie la performance di Francesca Heart. Si tratta del quinto appuntamento di Evolving Soundscapes, il public program della mostra Rabbit Inhabits the Moon, curato da Chiara Lee e Freddie Murphy. In occasione del finissage dell’esposizione, l’artista emergente porta al MAO un viaggio sensoriale che esplora il femminismo legato all’acqua. E lo fa immergendosi nella mitologia acustica e si muove con grazia tra paesaggi coreografati, in un dialogo tra natura e immaginazione.

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Con una formazione in Gender Studies e danza postmoderna sotto la guida della pioniera Anna Halprin, Francesca Heart si sta affermando come una delle voci più fresche della scena creativa italiana. La sua arte fonde somatica, elettronica e archeologia speculativa, ispirandosi all’idrofemminismo, all’iconografia sacra e al kitsch digitale. Fondatrice di Archaeo Choreology, un progetto che esplora la danza come memoria del paesaggio, e co-fondatrice di Nuova Atlantide, Francesca intreccia suoni ambientali e ritmi sintetici per creare universi immersivi.

Francesca Heart MAO
Immagine da Ufficio Stampa

Il suo ultimo album, ‘Bird Bath’ (Leaving Records, 2024), è un esempio perfetto con tracce che evocano ruscelli e battiti elettronici. A creare un rituale sonoro che collega corpo e terra. Al MAO, la performance si snoda tra improvvisazioni al sintetizzatore e movimenti fluidi, in un omaggio all’acqua come forza vitale e simbolica.

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La carriera di Francesca Heart abbraccia il mondo. Dal de Young Memorial Museum di San Francisco al Museo Madre di Napoli, passando per festival come CTM e Rewire. Fino a collaborazioni con Maison Margiela e il Swiss Institute. Parte della piattaforma Shape+ 2023/24 per la musica innovativa europea e selezionata per Room to Bloom (2020-2023), progetto femminista transeuropeo, l’artista porta a Torino un bagaglio di esperienze che uniscono ecologia, postcolonialismo e sperimentazione.

Al MAO, il suo lavoro si inserisce nel finissage di Rabbit Inhabits the Moon, mostra che già di per sé esplora il confine tra reale e fantastico, offrendo un contesto perfetto per la sua visione. Con dettagli come campane tibetane e suoni registrati di torrenti montani, la performance promette di trasformare lo spazio del museo in un paesaggio sonoro vivo. L’ingresso all’evento è incluso nel biglietto della mostra.

Immagini da Ufficio Stampa

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