Il Presidente Davide Croff e il Direttore Giorgio Busetto, nel giorno del Concerto delle Ceneri, ci raccontano la realtà della Fondazione Ugo e Olga Levi.

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Nel cuore di Venezia, affacciato sul Canal Grande, il Palazzo Giustinian Lolin – che così appare dal restauro di Giovanni Lolin nel Seicento – si staglia bianco e con le porte sempre spalancate per far entrare il sole e i suoi avventori. Dal 1962, queste stanze racchiudono infatti tutte le attività della Fondazione Ugo e Olga Levi per gli studi musicali Onlus. Un lungo corso di ricerca e studio nato con l’atto di donazione di Ugo Levi in omaggio alla volontà testamentaria della moglie Olga Brunner e in ricordo della comune passione per gli studi musicali.

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«La missione della Fondazione Levi è più focalizzata sulla musicologia che non sull’esecuzione della musica. Ed è ciò che ha dato alla Levi una fama internazionale in questo settore, un mondo non grande, ma culturalmente raffinato. – ci racconta il Presidente Davide Croff – Questo non solo per le attività che facciamo in Italia, ma anche per il nostro comitato scientifico». Il comitato è composto – tra gli altri – dal Presidente Roberto Calabretto e da Sandro Cappelletto, voce narrante in occasione del recente Concerto delle Ceneri, svoltosi a Venezia il 5 marzo.

«Il Comitato – continua Croff – contribuisce a dare un respiro ampio all’attività della Fondazione. Passo dopo passo abbiamo ampliato il tipo di studi, anche attraverso l’acquisizione di fondi e testimonianze di musicologi che hanno lasciato alla Levi la loro documentazione e archivio. Un’attività che non solo si è svolta sull’onda di quello che fu il mandato dei fondatori, ma che si è rinnovata con la professionalità di chi lavora qui».

Foto di Noemi La Pera

Fondazione Ugo e Olga Levi: la biblioteca

Di fatto, nel bellissimo Palazzo Giustinian Lolin oggi è possibile visitare la biblioteca (per studi storici sulla musica di tutti i paesi, di tutti i tempi, di tutte le forme e tendenze): gli scaffali contengono circa 40.000 volumi, ma anche vinili e antichi spartiti recuperati proprio dalla collezione di Ugo e Olga Levi. La coppia – a cavallo tra ‘800 e ‘900 – aveva infatti trasformato la loro residenza in un vero e proprio salotto musicale, non solo collezionando volumi e spartiti, ma ospitando anche piccoli concertini privati. Del resto, il viavai veneziano di musicisti e artisti era – ed è sempre stato – infinito. 

«È importante vedere come nasce la Fondazione. – ci racconta ancora il Presidente Davide Croff – Ugo e Olga Levi erano una coppia di cittadini ebrei veneziani. Erano signori benestanti che avevano fatto una sorta di cenacolo domestico, in cui si ritrovavano a fare musica sulla base di una passione. Ed è per questo che, non avendo figli, hanno previsto una successione e creato una Fondazione. Hanno quindi fornito una consistente dotazione patrimoniale perché fosse libera e non dipendente da fonti esterne. In secondo luogo, hanno stabilito che la missione fosse quella di valorizzare la musica in tutte le sue manifestazioni, anche se poi di fatto le circostanze hanno portato la Levi a concentrarsi sulla musicologia e non sull’esecuzione».

La digitalizzazione e le nuove frontiere della Fondazione Ugo e Olga Levi

Anche per questioni economiche, in fondo, «perché l’esecuzione richiede costi elevati». La priorità della Fondazione Levi è – del resto – «rimanere indipendente», perché solo così può sviluppare «l’attività su considerazioni culturali». Un’attività che prevede dunque laboratori, conferenze e – recentemente – anche una vastissima e impegnativa opera di digitalizzazione delle opere raccolte. Con sempre un occhio di riguardo verso le nuove generazioni. 

«Stiamo lavorando molto con il Conservatorio, con cui siamo convenzionati, e molta parte dell’attività esecutiva è affidata a loro con la guida dei docenti. – ci dice il Direttore della Fondazione Giorgio Busetto – E poi c’è la parte della musicologia: abbiamo creato il seminario Levi Campus per rafforzare i dottorandi in musicologia, materia affievolita con le ultime riforme universitarie. E ancora l’iniziativa degli alunni della Fondazione Levi, per i quali abbiamo creato spazi specifici per la pubblicazione e l’organizzazione di convegni».

Tra le ultime attività previste, la rinascita della storica rivista della Fondazione – Musica e Storia – con una rubrica realizzata dagli alunni, e appunto la digitalizzazione. «Ha avuto un riscontro immediato con le università – dice Busetto – tra cui spiccano le due università veneziane, Ca’ Foscari e Iuav, che hanno erogato borse di studio. La digitalizzazione apre nuovi campi di ricerca che esulano dall’ambito musicale e moltiplica la possibilità di studio. È una pista che non ha a che fare con la tecnologia, ma che apre nuovi orizzonti di lavoro».

Musiche da film

Infine, tornando alla musica vera e propria, il Presidente Croff sottolinea anche l’espansione verso le musiche da film. «C’è stata una forte volontà di innovare, di produrre ricerca che fosse caratterizzata da un’apertura verso i giovani. – precisa – Siamo continuamente alla riscoperta di qualcosa che possa avere un significato. Un esempio negli ultimi anni è stata un’importante serie di studi sulle musiche da film, un settore legato alla contemporaneità e che ha visto la Levi assumere un ruolo da protagonista. Non c’è quindi solo fedeltà al mandato dei fondatori e libertà di pensiero, ma anche volontà di innovare con un occhio molto attento ai giovani che forse hanno bisogno di questa offerta».

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Il Concerto delle Ceneri

In questo contesto si inserisce il successo del Concerto delle Ceneri, giunto alla sua ventesima edizione e che mercoledì 5 marzo si è svolto presso la chiesa di Santa Maria del Carmelo di Venezia. In scena l’esecuzione del Quatuor pour la fin du Temps di Olivier Messiaen, affidata all’Ex Novo Ensemble, formazione strumentale nota nel panorama internazionale della musica contemporanea, e a Sandro Cappelletto, che ha intercalato le esecuzioni leggendo alcuni suoi testi.

«È un momento forte della vita della Fondazione. – commenta Croff – La manifestazione è significativa perché è la ventesima edizione. Tenuto conto del fatto che nei due anni di pandemia siamo stati forzatamente bloccati, è da 22 anni che la Fondazione puntualmente richiama il suo pubblico a questo concerto. Di fronte all’impazzare del Carnevale, che per Venezia è un elemento di grande attrazione turistica ma anche di festa e gioia, volevamo richiamare l’opportunità di un momento di riflessione. Non in contrapposizione col Carnevale, ma quasi di continuità. Oggi il Concerto delle Ceneri è un segno della città e soprattutto trova l’adesione molto forte del pubblico, a cui siamo grati. Senza questa risposta così convinta, non saremmo riusciti a mantenere la costanza di riproporre questo evento».

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