I Pinguini Tattici Nucleari portano negli stadi il loro immaginario tra musica, arcade, tecnologia e immaginazione. Il concept del concerto raccontato dalla band

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Uno show immersivo. È questa la proposta che i Pinguini Tattici Nucleari portano sul palco degli stadi nell’estate 2025. E se l’espressione è spesso abusata – sia in campo musicale sia in quello artistico in senso stretto – nel caso della band bergamasca tutto acquista la giusta calibratura tra musica, visual, intenzione, scenografia, atmosfera. E condivisione. Il Tour Stadi 2025 è, infatti, un’esperienza che acquista una dimensione collettiva grazie a una struttura che integra vista e udito in modo praticamente inscindibile, senza che l’una sovrasti l’altro. Ma costruendo un immaginario sinestetico assolutamente in coerenza con il modo di vivere la musica e non solo che la band incarna.

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Organizzato da Magellano Concerti, Hello World – Tour Stadi 2025 sfida i confini della musica dal vivo, con una regia artistica firmata da Filippo Ferraresi e la direzione musicale di Marco Paganelli. Il concept da cui sono partiti i Pinguini Tattici Nucleari è il dialogo tra umanità e intelligenza artificiale, al centro anche del loro ultimo album.

E lo hanno costruito partendo da un ribaltamento dei canoni live: “Mettiamo i coriandoli all’inizio mentre di solito si vedono alla fine”, racconta il gruppo. Andiamo a tantissimi concerti, ed è quasi una regola: i coriandoli sono il gran finale, l’effetto speciale per chiudere in bellezza, il classico ‘effetto wow’. Noi però abbiamo voluto ribaltare la regola”.

Pinguini Tattici Nucleari San Siro 2025
Foto da Ufficio Stampa

Una vera e propria dichiarazione d’intenti. “Il nostro spettacolo parte con un’esplosione di colore e sorpresa. Un tripudio di 150 chili di coriandoli che travolge il pubblico”. Quasi a voler dire ‘Se l’inizio è così, immaginate cosa succederà dopo’. E, infatti, promettono Zanotti e compagni, “poi succedono talmente tante altre cose fuori dall’ordinario da far rimanere a bocca aperta”.

Immaginario arcade, IA, pixel art e face morphing

Questo si riflette in un’estetica ispirata alla pixel art, con forme geometriche e tonalità che richiamano i videogame anni ‘80 e ‘90. “La direzione artistica è stata pensata per riportare il pubblico dentro quelle atmosfere pixelate e ironiche”, spiega quindi il gruppo. “In alcuni visual, ad esempio, ci sono schermate in stile ‘seleziona personaggio’, dove ognuno di noi è trasformato in un piccolo eroe animato che si muove su e giù come in un gioco a scorrimento, tipo Super Mario.

Questo immaginario è il filo conduttore dello show, ma da lì si apre un intero universo visivo, anche grazie a filtri in tempo reale sviluppati appositamente per questo tour. Filtri capaci di trasformare i nostri volti con l’intelligenza artificiale, creando effetti surreali, sorprendenti e, per noi, anche un piccolo motivo d’orgoglio. Sono un modo per portare avanti la sperimentazione nel campo del visual nei concerti.

Pinguini Tattici Nucleari San Siro 2025
Foto da Ufficio Stampa

Nel dettaglio, “uno degli aspetti più curiosi riguarda proprio l’uso dell’intelligenza artificiale nei visual. È qualcosa che inizia a circolare sempre più nel mondo degli spettacoli live, pensiamo a Lorenzo Jovanotti e prima ancora a Salmo che hanno usato il face morphing per trasformare i loro volti durante le canzoni. Nel nostro caso, non ci siamo limitati ai volti: abbiamo lavorato anche su contesti e ambientazioni.

In una canzone come Verdura, ad esempio, tutta la scena diventa un universo vegetale, dove il fondale si trasforma in un mondo interamente ‘verduresco’. La cosa più affascinante? A volte è l’intelligenza artificiale stessa a decidere cosa fare. In certi momenti è quasi impossibile governarla completamente. Ma è proprio questo il bello”.

La scenografia di Hello World – Tour Stadi 2025: creatività e futuro dell’errore

La scenografia, con un palco esteso da due bracci laterali e una passerella centrale, è un elemento narrativo. Ogni dettaglio, dagli strumenti personalizzati al design squadrato, evoca un universo digitale. Curiosa anche la scelta del “mandala parlante”, un pod circolare sospeso decorato con motivi pixel, simbolo di questa visione. Illuminandosi a ritmo di musica, prende voce dopo il brano Alieni, presentando la scaletta e interrogandosi sull’esistenza, l’emozione e la mancanza di un’anima. L’IA diventa così un personaggio, un oracolo digitale che guida il pubblico in un viaggio introspettivo.

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Raccontano i PTN: “Il mandala parlante è un’immagine visiva e sonora che accompagna il pubblico per tutta la durata del concerto. Ma perché proprio un mandala? La tecnologia è anche una forma di fede. Il progresso ha preso il posto delle religioni, pensiamo al Positivismo che, in fondo, è una confessione. L’idea ci è venuta leggendo Guida galattica per autostoppisti, dove un supercomputer risponde a tutte le domande dell’umanità. Gli chiedono: ‘Qual è il senso della vita?’ e, dopo anni di calcolo, lui risponde semplicemente: 42.

È una risposta enigmatica, come quelle dei grandi oracoli. E proprio questo è il senso del nostro mandala sul palco: un’entità superiore che comunica, ma non sempre si lascia comprendere. È un oracolo digitale, un’icona spirituale del nostro tempo. E proprio come l’oracolo di Delfi, o come certe visioni mistiche, può guidarci anche quando non lo capiamo fino in fondo.

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E mentre la band suona, gli schermi proiettano un mondo in stile videogame con un avatar di Riccardo Zanotti che si muove attraverso “livelli” narrativi, incontrando i membri della band in versioni realistiche o trasfigurate. Una narrazione visiva che si intreccia con le performance live per cui ogni brano ha una dimensione estetica dedicata. A proposito proprio della tecnologia di cui lo show abbonda, i Pinguini Tattici Nucleari spiegano: “è uno strumento. E come per ogni strumento, la questione non è tanto temerlo, quanto imparare a usarlo. In questo momento storico, è comprensibile che ci sia una certa diffidenza nei confronti dell’intelligenza artificiale.

È uno strumento potentissimo che abbiamo creato, ma che ancora dobbiamo imparare a comprendere, analizzare, indirizzare. Noi restiamo fiduciosi sapendo che, come con qualsiasi altro progresso, ci saranno inevitabili incidenti di percorso. Ma l’essere umano ha sempre trovato il modo di affrontare ciò che ha creato. L’umanità, in fondo, è il predatore perfetto: si finge preda delle sue stesse invenzioni – dai videogiochi alla fotografia, dal fuoco alla ruota – ma riesce ogni volta a reinventarsi. Quello che ci interessa di più sono i nuovi scenari che l’IA apre. Per citare un grande [Cesare Cremonini]: “possibili scenari” è l’espressione che meglio descrive ciò che ci aspetta.

Speriamo in una nuova rivoluzione artistica dell’errore. Una specie di punk 2.0. Perché se tutto ciò che è perfetto, patinato, levigato – le voci impeccabili, i suoni plastici – sarà sempre più dominio dell’intelligenza artificiale, allora l’arte umana dovrà spostarsi altrove. Dove? Nell’imperfezione. Nello stonare. L’auto-tune è solo un software e sarà un problema che neanche esisterà più.

Forse tra cinque anni arriverà un quindicenne, un diciottenne, che ci indicherà la nuova via. Come hanno fatto i Beatles, i Police, come ha fatto l’elettronica dei primi pionieri. Nulla può distruggere la creatività. Un tempo avere otto tracce su cui registrare era una conquista, poi sono diventate sedici, poi infinite. La tecnologia sembrava un muro da scavalcare. Adesso che l’abbiamo scavalcata, invece, si deve ricominciare a scalare nella terra: siamo dall’altra parte quindi è tempo di sbagliare, sporcarsi le mani e stonare”.

E, tornando allo show immersivo di cui in apertura, ecco aggiungersi un’ulteriore dimensione. “Visti gli spazi a disposizione, ci interessava anche provare a guardare in alto, quasi in una prospettiva barocca. Volevamo lanciare un po di verticalità all’interno del nostro spettacolo per provare a non metterci solo noi in alto, ma far alzare lo sguardo anche al pubblico. Per ricordare che non siamo solo qui e solo adesso, ma che c’è dell’altro lassù, concludono i PTN.

Il tour lancia complessivamente una riflessione più profonda sulla creatività umana. L’IA, pur potente, non sostituirà l’errore e l’imperfezione che definiscono l’arte. Così, ‘Hello World’ si conferma anche nella sua dimensione live un manifesto artistico: un viaggio che unisce tecnologia e umanità, unità grafiche e sentimenti, in uno show che abbraccia il pubblico. In carne e ossa. E pixel, ovviamente.

Immagini da Ufficio Stampa

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