Da Maurizio Cattelan a Marina Abramović: si ispira (anche) alla loro creatività provocatoria il nuovo progetto musicale di Baby K. L’intervista.

Un un manifesto di libertà e provocazione. È un gesto artistico diretto ed esplicito quello che Baby K compie con il nuovo singolo, Follia Mediterranea (dal 6 giugno), primo capitolo di una trilogia musicale e concettuale che parte dall’estate ma si proietta tutto l’anno. Unica artista femminile con un Disco di Diamante, un miliardo di visualizzazioni su YouTube e 11 settimane al numero 1 della classifica FIMI/GfK, Baby K si conferma pioniera dell’urban italiano.
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Scritto con Cicco Sanchez, Viviana Colombo e Massimo Barberis, il singolo è un atto di autodeterminazione. Ispirandosi a Maurizio Cattelan, Baby K si mette in scena, avvolta da nastro adesivo, ribaltando gli stereotipi femminili per celebrare sensualità e libertà. Per riflettere su identità, arte e condizione femminile.
Che cosa rappresenta questo singolo?
Follia Mediterranea è un brano provocatorio che cattura l’attimo prima del climax, quel momento di massimo desiderio, con un punto di vista femminile sull’atto sessuale. È carnale, sensuale, e celebra l’estate come espressione di libertà. Dopo un anno intenso, l’estate per me è sempre stata una fuga, un’altra vita che tocco per un attimo prima di tornare alla routine. Questo brano è un omaggio al Mediterraneo, alla sua sensualità, un modo per dire quanto l’Italia possa essere sexy.

Da dove nasce la suggestione di raccontare l’estate attraverso un concetto così intenso come la “follia”?
L’estate è la massima espressione di libertà e per me rappresenta il sogno di scappare. C’è qualcosa di esotico e carnale in questo periodo, e il Mediterraneo incarna tutto questo. Dopo anni in cui ho cantato viaggi da Roma a Bangkok, volevo celebrare la nostra terra. È il momento perfetto per l’energia di Follia Mediterranea.
Musicalmente, dove si colloca questo brano nel tuo percorso?
Follia Mediterranea rispecchia la mia passione per la contaminazione e il ritmo esotico. Mi sento culturalmente meticcia: nata a Singapore, cresciuta a Londra, con viaggi che mi hanno fatto interrogare sulla mia identità. Italiana, inglese, diversa: ho accettato che essere un “pesce fuori d’acqua” è un pregio. La mia musica riflette questo melting pot, rompendo con la tradizione della canzone italiana. All’esordio, con la mia coda di cavallo laterale e uno stile rap, ho portato qualcosa di nuovo, e continuo a contaminare per rappresentare un’Italia che cambia.
Cosa significa, allora, per te “casa”?
È una domanda stupenda. Per anni non mi sono sentita a casa, e forse ancora oggi è così. Casa non è un luogo fisico, ma dove puoi essere te stessa, con tutti i tuoi difetti, con indulgenza. Per me è nelle piccole cose: mangiare, lasciarsi andare, sentirsi liberi. Casa va creata, non è solo quattro mura. È un concetto grande, che ho esplorato anche nelle difficoltà e nei traumi che ho cercato di elaborare.
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La tua immagine camaleontica è parte della tua arte. Come si riflette in Follia Mediterranea?
Questo singolo è l’inizio di una trilogia che parte da me, Baby K, e da come sono stata raccontata. Mi hanno etichettata come “oggetto” – donna, prodotto discografico, legato a una stagione. Ispirata da Maurizio Cattelan, che riflette sul prodotto dell’arte, ribalto questa narrazione. Nel video e nell’artwork, mi mostro “scotchiata” come un oggetto, ma la trilogia evolve: l’oggetto prende coscienza di sé, dei difetti umani, fino a un punto di svolta. È un gioco universale, non solo uno sfogo personale.
Quali altri artisti visivi ti hanno ispirata per questo lavoro?
Maurizio Cattelan, sicuramente, e Marina Abramović, con la sua performance art, sono stati punti di riferimento. Le donne nell’arte hanno sempre saputo provare tantissimo, e io, come performer, sento una connessione con loro. Non voglio che la mia narrazione sia solo soggettiva: parto da concetti universali, rimescolandoli con il mio punto di vista, per creare un dialogo che chiunque possa riconoscere.
Hai spesso parlato di sensualità e del diritto delle donne di riappropriarsi del proprio corpo. Ti sei sentita giudicata per questo?
All’inizio, con un’immagine diversa dalla “ragazza della porta accanto”, non ho puntato sulla sessualità, ma sullo stile. Crescendo, mi sono sentita più a mio agio nella mia pelle, più donna, e i miei brani sono diventati più sensuali, organici. Non sono mai stata esplicita, ma credo che ognuno abbia il diritto di vivere la propria sessualità come vuole. Mi chiedo: perché il corpo femminile disturba? La domanda andrebbe rivolta a chi giudica, uomini ma anche tante donne.
Con un Disco di Diamante e grandi successi in repertorio, qual è la tua sfida oggi?
Per anni ho pensato che la sfida fosse con me stessa. Ora capisco che è con chi mi circonda e parla di me. Non si possono replicare numeri all’infinito, e le aspettative del pubblico e dell’industria a volte soffocano la creatività. Voglio riappropriarmi delle mie intuizioni, silenziare il rumore di fondo dei social e del marketing. Dopo 17 anni in musica, sono grata di essere ancora qui. La gavetta mi ha insegnato che il viaggio umano nella musica è infinito.
Qual è la tua “follia estiva” ideale?
La stessa che racconta il brano! Spero che Follia Mediterranea ispiri chi l’ascolta a vivere quella voglia. Dopo un anno di silenzio, non vedo l’ora di riabbracciare il pubblico. La mia musica unisce persone di ogni età, e portare questa follia sul palco sarà un momento di condivisione speciale.
Immagini da Ufficio Stampa