Le ‘Funny little Fears’ di Damiano David sono un manifesto che celebra le fragilità e l’umanità tra musica e suggestioni.

Le Funny little Fears di Damiano David sono un manifesto in musica delle fragilità. L’album – che uscirà il 16 maggio per Sony Music Italy/Epic Records – è il primo da solista del frontman dei Måneskin e celebra tutto ciò che per Damiano rappresenta la sua unicità, tra storture e difetti. «Ho voluto fare questo album – racconta in conferenza stampa – per mostrarmi in maniera diversa. E anche per parlare di cose che fino a questo momento non avevo affrontato per paura del giudizio. Ho sempre sentito questo forte senso di protezione che la musica mi dava e ho voluto po’ distruggerlo, perché sono cresciuto, sono maturato, sono un po’ più sicuro di me stesso».

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Da qui il titolo – arrivato a posteriori – e anche la cover dell’album, con quei disegni quasi accennati che fanno a coppia con il diavoletto che sembra sempre accompagnare il cantautore in questo viaggio in solitaria. «Questo album – dice – mi ha dato l’opportunità di rendere le mie paure una cosa bella e, una volta uscito, mi permetterà di connettermi con le persone. Per questo le paure sono funny: se guardo al me stesso di un anno fa a volte mi viene da ridere. Mi prenderei in giro e ci riderei, per rendere le mie fears più leggere».

Damiano David: paure e tristezza, ma anche onestà

Non deve essere stato facile, in fondo, per Damiano guardarsi dentro e confrontarsi con quella «tristezza generale che non riuscivo a capire da dove venisse». «Negli ultimi cinque anni – racconta – ho vissuto pochi momenti negativi, ma mi sentivo perso. Poi ho capito che era per queste paure e le ho affrontate. La musica per me ha questa funzione: butto i pensieri sul foglio senza averne coscienza e, quando li rileggo, è come se una terza persona mi avesse parlato». 

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Proprio per questo, Funny Little Fears ha nulla o poco a che fare con i Måneskin («Il suono della band – dice Damiano – appartiene alla band. E non rubo a casa mia»). Per quanto possa essere stato complicato guardarsi allo specchio senza il supporto dei compagni del gruppo: «Ho avuto paura di non essere abbastanza. – rivela – Ma poi ho capito che sono due progetti completamente separati, proprio a livello di sentimento. Sono due parti di me, ora vi sto mostrando questo lato che al momento reputo più vero. Ma il processo mi ha aiutato anche a trovare il mio potenziale. Sarò presuntuoso, ma non credo che ciò che abbiamo fatto con i Måneskin possa essere oscurato con questo album. È qualcosa di unico, raro, bellissimo».

L’estetica di Funny little Fears

Tornando all’estetica dell’album, nel nuovo singolo Zombie Lady Damiano cita Emily e Victor de La Sposa Cadavere. «È uno dei film preferiti da sempre. – commenta – L’ho sempre trovato estremamente romantico e magico. In qualche modo mi ha sempre emozionato tantissimo. Le cose che mi emozionano, tendo a rubarne un pezzettino e cercare di usarlo per me». In parte, è un aspetto che permea l’album questo romanticismo non romantico e pieno di difetti. «Le relazioni sentimentali – spiega Damiano – hanno un ruolo fondamentale nella mia vita. E confesso che tutto è partito dalla fine di una relazione che ha rotto un meccanismo dentro di me, ha spezzato la fiducia che avevo in me stesso e nel leggere ciò che mi accadeva intorno. Mi sono ritrovato solo, anche se non lo ero. Mi sono poi dovuto riconnettere con me stesso e l’arrivo di una nuova relazione mi ha aiutato a ripartire».

C’è poi tutto l’immaginario di Joshua Tree, che si trova nel sud-est della California. «Verso la fine della scrittura di questo album – dice il cantautore – ho organizzato lì due Camp con gli autori con cui mi trovavo meglio. Abbiamo vissuto insieme lì una settimana nel deserto. In quel luogo ho proprio capito il valore che queste persone stavano avendo nella mia vita. Ho acceso una parte di me stesso perché sono stati in grado di capirmi al 100%. È stato un momento magico. Alle due di notte, con il cielo completamente limpido, non so spiegarlo».

A tutto ciò fa da contrasto la frenesia di Los Angeles, che ha inconsciamente condizionato la direzione di Funny little Fears. «In quel periodo – dice Damiano – vivevo letteralmente a Hollywood e ha pesato molto. È un’estetica che ho sempre amato tantissimo, qualcosa anche legato all’essere italiani all’estero». L’immaginario di Damiano si ferma però a questo pianeta, nonostante la canzone Mars. «Non mi piace l’idea di andare su Marte. – sentenzia – Non voglio essere l’Adamo della nuova civiltà. Sto bene qua. Se tutti se ne andassero, preferirei godermi le ultime due settimane sulla Terra». Sempre umano, mai supereroe.

Foto di Damon Baker

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