L’artwork di ‘Ranch’ è una dichiarazione visiva potente: quasi un’autopsia emotiva in campo aperto, dove il paesaggio diventa psiche e la frontiera diventa confessione.

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Non uno sguardo verso l’esterno, fuori dalla finestra, ma dentro di sé. Complici i quarant’anni compiuti, Salmo riparte da un punto ben preciso. Un luogo ma soprattutto uno stato d’animo, un bilancio personale che diventa musica e visione concretizzandosi nelle sedici tracce del nuovo album. Esce, infatti, venerdì 9 maggio, ‘Ranch’, risultato di un percorso personalissimo – come da sempre sa fare il rapper – che profuma di isolamento, concretezza e verità. Non fa sconti né a se stesso né agli altri, l’artista sardo, ma con uno sguardo ancora più profondo svela la fierezza di essere un bravo ragazzo.

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Ecco il titolo da clickbait”, scherza. Ma, in fondo, c’è orgoglio nelle sue parole. “Diciamo che la mia presa di coscienza è che il rap mi ha dato la possibilità di uscire dal mio guscio, di sentirmi sicuro. Il rap ti dà una scarica di ego, ti fa sentire qualcuno, ti dà l’illusione anche di essere forte, di contare qualcosa. E io, per tutta la vita, ho cercato di essere — o di pensare di essere — una persona tosta. Magari, agli occhi degli altri, anche un po’ cattiva. Invece, a 40 anni, mi sono reso conto di essere una brava persona. È coraggioso da dire, lo so… ma tirando le somme, ho capito questo. Ed è sempre più raro, oggi. Quindi sono fiero di essere un bravo ragazzo.

Salmo cover Ranch
Salmo cover Ranch

Perché dovrei fingere? Secondo me, a una certa età, tutti dovrebbero fermarsi, fare un autoesame, guardarsi dentro senza vergogna. Capire chi sei davvero. E se poi riesci a mettere questa cosa nella musica, nel rap, arriva dritta. Perché quando una cosa è sincera, si sente. La sincerità è una cosa bellissima, soprattutto oggi.

Ritrovare la creatività lontano dai social (e non solo)

Nel ‘Ranch’ di Salmo – la cui localizzazione è reale ma la sua essenza è sostanzialmente ideale – non c’è, dunque, spazio per la falsificazione, per l’estetica fine a se stessa. Né per i social. Anzi, proprio dall’isolamento – digitale e umano – nasce l’intero concept del progetto. “‘Ranch’ è semplicemente il posto sicuro, l’isola felice che ho cercato di ricreare nella mia testa. Era un periodo un po’ particolare della mia vita, quindi ho avuto bisogno di isolarmi. Anche se l’isolamento non è per forza una cosa bella o un esempio da seguire. Ma personalmente, in quel momento ne avevo bisogno per ritrovare un po’ di tranquillità e creatività.

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Parla sicuro, Salmo, e come nella sua musica le frasi sono dritte, senza sbavature. “Cosa ho fatto? Ho mollato i social. Una scelta non facile. Ci avevo giocato parecchio, facendo il deficiente per anni. A un certo punto, però, mi ha iniziato a pesare. I social, per la creatività, sono un freno. Quindi ho messo i remi sulla barca e mi sono fatto un viaggetto nell’oceano. Lì, nel mezzo del nulla, la creatività è esplosa accendendo come sempre tutti sensi, vista compresa.

L’immaginario estetico, tra solitudine umana e distopia digitale

Per ‘Ranch’ il rapper ha recuperato un immaginario dai tratti western ma dalla sostanza quasi psicoanalitica che unisce solitudini umane, robotica, distopia. Una congerie di suggestioni visive a tratti disturbante che certamente sollecita la riflessione. A partire dalla copertina fortemente evocativa e cinematografica, densa di riferimenti simbolici. Al centro, un paesaggio rurale dal sapore americano:un ranch isolato, una vecchia casa in legno con il suo recinto, il fienile e il pickup vintage parcheggiato su un terreno brullo e incolto.

Foto Bogdan ‘Chilldays’ Plakov

Ma ciò che cattura immediatamente lo sguardo è la figura di un uomo – lo stesso Salmo, o forse no – disteso a terra a faccia in giù, immobile, con giubbotto e jeans consumati. L’immagine, dunque, nel complesso evoca una frontiera emotiva, un luogo mentale, solitario, duro, e spoglio. Per un ritorno alle radici, alla terra, ma anche all’abbandono, al confronto crudo con sé stessi e con i propri fantasmi.

La luce accesa nella casa suggerisce presenza e insieme distanza, come fosse inaccessibile e il cielo nuvoloso con una palette desaturata sembra parlare di resa, fatica, isolamento, ma anche di intimità e verità nuda. Elementi che introducono un disco introspettivo, vulnerabile e narrativo, in pieno stile Salmo.

Per me l’attenzione alle immagini è sempre stata fondamentale”, spiega il rapper che per ‘Ranch’ ha realizzato anche sedici videoclip a formare un unico cortometraggio. “Abbiamo girato 16 video in 4 giorni, tutti in Bulgaria. Raccontano una storia unica, con inizio, sviluppo e finale. Non sono loop o visual buttati lì se ne vedono tanti oggi. Ogni scena è girata interamente, tre minuti veri per ogni pezzo. È un unico grande video, diviso in 16 capitoli e alla fine c’è la sorpresa…

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Protagonista è questo personaggio che vive da solo nel ranch. Non si capisce bene dove siamo, forse nel 2070. Ci sono indizi: ritagli di giornale parlano di una guerra tra esseri umani e intelligenze artificiali. È attualissimo. Basta vedere quello che succede con Elon Musk e i robot. Nei video i robot sono spenti. Non si capisce se hanno vinto gli umani. È tutto lasciato un po’ all’interpretazione, non voglio nemmeno spiegare troppo perché voglio che chi guarda si faccia un’idea propria. Uomo e macchina, un confronto che sembra arrivare all’atto finale e che, attraverso le suggestioni del rap di Salmo, ci chiede di non chiudere gli occhi. Per non perdere il nostro lato umano, o quel che ne resta.

Immagini da Ufficio Stampa

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