Anticipato dai singoli Millennium ghetto, Monster cries solo in the heaven e Higher love, è appena uscito per peermusic ITALY Monster cries solo in the heaven, primo album del rapper e produttore sardo Malakay.

Anticipato dai singoli Millennium ghetto, Monster cries solo in the heaven e Higher love, è appena uscito per peermusic ITALY Monster cries solo in the heaven, l’album d’esordio del rapper e produttore sardo Malakay. Malakay, vero nome Andrea Camboni, è un rapper e produttore sardo. Dopo aver rilasciato numerosi brani autoprodotti, nel 2018 si trasferisce a Milano per lavorare meglio alla sua musica. Nel 2019 pubblica VDAYS, un ep di 5 brani distribuito da Universal. Ed ora, invece arriva questo esordio sulla lunga distanza: un viaggio interiore nel segno della rinascita, otto tracce che suonano come singoli episodi di una serie tv, con il voice over a fare da narratore esterno al racconto e un’estetica cinematografica ricercata. Accettare il fallimento in un mondo che ci vuole tutti vincenti, rifiutare i cliché della tradizione rap e del machismo tossico, fotografare un momento storico complesso con uno stile del tutto personale imbevuto di influenze elettroniche, hip hop, trap e r’n’b. Concepito durante il primo lockdown, il disco è il manifesto di un artista che non ha paura a svelare le proprie debolezze e i propri fallimenti, 20 minuti, e oltre, che ci portano lontano dalle sonorità della scena rap italiana per farci approdare su un universo musicale abitato dai grandi riferimenti dell’hip hop americano che dominano il panorama dai primissimi anni Duemila a oggi, su tutti Kanye West e Timbaland fino ai più recenti J. Cole, Baby Keem, WondaGurl e 070 Shake. La solitudine, la fragilità dei rapporti sociali, la ricerca interiore delle verità, anche dolorose: Malakay, classe 1990, al secolo Andrea Camboni, è un rapper “elegante” che sfugge a una vera classificazione. Estraneo al prototipo del suo genere musicale che lo vorrebbe più aggressivo e meno rassegnato, più sfrontato e meno pacificato, il cantautore e producer sardo canta le insicurezze, la fragilità e l’amore, in un album intimo, velato di malinconia personale e generazionale, dominato da sonorità elettroniche che fanno da tappeto a un flow e a un’interpretazione a volte vicina alla trap a volte all’r’n’b. Ad aprire l’album i synth e i cori di 2thedarknback che suonano il ritorno alla vita dopo la tempesta, mentre i talkbox e le influenze ambient accompagnano le ansie e la nostalgia di Millennium ghetto, e ancora le sonorità lo-fi di Monster cries solo in the heaven, gli echi delle produzioni che ricordano WondaGurl e 070 Shake in Fragile e Mike Dean e Timbaland in Peaceful presidential, unico brano strumentale del disco. Voce distorta in stile “Amazing” di Kanye West, accompagnata solo da un 808 e dagli stomps, per raccontare in Coma l’immobilità di una relazione, seguono le strofe serrate di Higher love, l’amore massimo, che guardano alle produzioni di J.Cole e Baby Keem fino a chiudere con la filastrocca trap cantata con Bluem, Grazie, storia di un uomo e del suo amore non corrisposto. Una narrazione che si rifà allo storytelling della serialità televisiva con il voice over, affidato agli speech dei capi di Stato, a fare da narratore esterno e i videoclip connessi tra loro, scritti dallo stesso Malakay, con la regia di Claudio Spanu. Un’idea concepita durante la prima fase della pandemia, quando le figure istituzionali dominavano incessantemente la scena mediatica tanto da essere l’io assoluto fuori campo, l’unico a poter raccontare al mondo quanto stesse accadendo. Così lo speech di Kennedy del 1962 per il lancio dell’uomo sulla Luna, quello di Obama che si insedia alla Casa Bianca, il voice over di Bill Clinton e il terrore del “millennium bug”, passando per Nixon con lo scandalo Watergate fino ad arrivare ai più recenti Boris Johnson e Trump, sono i loro discorsi a tracciare il perimetro della narrazione di Malakay. Un racconto di rinascita e di maturità che l’artista affida a una pluralità di linguaggi, dalla musica all’estetica raffinata, come simboleggia il tappeto di fiori della cover, allo stile cinematografico che tiene insieme l’action movie di Millennium ghetto, i rimandi ai video musicali anni 2000 di Hype Williams per Monster cries solo in the heaven, i classici video motivazionali, la filmografia di Guy Ritchie e gli spot di moda per i tre monologhi che hanno accompagnato, sul profilo Instagram di Malakay, le uscite dei videomusicali, contribuendo alla complessità narrativa del suo primo concept album.

Tracklist

  1. 2THEDARKNBACK
  2. MILLENNIUM GHETTO
  3. MONSTER CRIES SOLO IN THE HEAVEN
  4. FRAGILE
  5. PEACEFUL PRESIDENTIAL
  6. COMA
  7. HIGHER LOVE
  8. GRAZIE