Il Museo Civico Sartorio di Trieste accoglie un nuovo allestimento permanente di straordinario valore: la Donazione Lokar. Lo splendore della porcellana europea, una delle raccolte più complete e raffinate dedicate alla porcellana del Settecento europeo. Tutto nasce da una passione privata che, dopo oltre sessant’anni di ricerche e acquisizioni, diventa patrimonio condiviso. Giovanni Lokar, insieme alla moglie Sonja Polojaz, ha costruito infatti una collezione eccezionale, oggi donata al Comune di Trieste e inserita stabilmente nel percorso.
Due sale sono, così, state appositamente riallestite per ospitare le opere, in un ambiente capace di dialogare tra contemporaneità museografica e suggestioni dell’epoca d’oro della porcellana. L’esposizione presenta al pubblico la quasi totalità della raccolta Lokar: oltre 550 pezzi provenienti da circa 80 manifatture, dal 1709 fino alla prima metà dell’Ottocento.
La collezione documenta un panorama geografico amplissimo: dalla Germania all’Italia, dalla Francia alla Danimarca, dall’Inghilterra alla Russia, dalla Spagna alla Repubblica Ceca. Per varietà e ampiezza delle manifatture rappresentate, si tratta di una delle raccolte più complete dedicate alla porcellana europea del XVIII secolo.
In particolare, Lokar ha privilegiato, per le principali manifatture, gli esemplari dei primi anni di attività, spesso meno appariscenti ma di straordinaria rarità. Accanto a servizi, piatti, caffettiere, teiere e sculture, spicca la presenza delle tazze con piattino, che valorizzano la finezza del decoro pittorico e degli eleganti fregi dorati. I manufatti, magnifici esempi di porcellana barocca del primo Settecento, si distinguono per lo stato di conservazione e per la presenza dei marchi originali di fabbrica.
I pezzi più pregiati
La raccolta riflette in modo evidente l’identità culturale di Trieste, città di confine e di incontro tra mondi diversi. Fin dall’inizio Lokar si è concentrato sulla manifattura viennese Du Paquier, apprezzata per l’equilibrio tra magnificenza decorativa ed eleganza formale.
Parallelamente, grande attenzione è riservata alla porcellana italiana, in particolare alle manifatture veneziane. Dalla Vezzi, primo acquisto della collezione, alla rarissima Hewelcke, fino alla raffinata Cozzi, senza tralasciare le altre realtà venete e italiane. Di particolare rilievo è il nucleo delle porcellane Ginori, con esemplari che dialogano idealmente con la produzione viennese.
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Un capitolo significativo è dedicato alle porcellane araldiche, decorate con stemmi nobiliari, soprattutto veneziani e veneti, e a quelle commissionate alla manifattura di Meissen dalle famiglie patrizie lagunari tra il 1730 e il 1750. Oggetti fragili e preziosi, pensati come simboli di status e rappresentanza.
Altro elemento distintivo della collezione è l’attenzione verso le manifatture, anche rarissime, degli Stati del Sacro Romano Impero, documentate da oltre trenta realtà diverse, ciascuna con una propria identità stilistica.
Di eccezionale interesse è inoltre il nucleo legato agli Hausmaler, pittori itineranti che decorarono porcellane tedesche, viennesi e cinesi, contribuendo alla diffusione di gusti e modelli in tutta Europa. Tra questi spicca la figura di Jacob Helchis, nato a Trieste e definito “primo fra i virtuosi di pitturare le porcellane”, capace di trasferire su porcellana soggetti e tecniche derivati dall’incisione.
«Questo eminente accrescimento delle raccolte – afferma Giorgio Rossi, Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste – pone il Museo Sartorio al livello delle collezioni ceramiche dei più prestigiosi musei italiani ed europei».
Promossa dall’Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste, l’esposizione è realizzata con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia.
Immagini da Ufficio Stampa / In copertina: Tazza litron, con piattino, con putti alati imprigionati dietro finestre circolari chiuse da una grata dorata su fondo a muratura. Vienna, Manifattura Imperiale, 1802. Foto Kajetan Kravos.