Presso il Complesso museale Santa Maria della Scala di Siena apre ufficialmente Metamorfosi del Sacro, la prima personale istituzionale di Teodora Axente, una delle voci più intense della pittura europea contemporanea. La mostra – visitabile fino all’11 gennaio 2026 – è curata da Riccardo Freddo con Michela Eremita e nasce da un’idea di Cristiano Leone. Alla base, la riflessione un dialogo profondo tra passato e presente, in cui l’eredità spirituale del luogo si intreccia con la forza visionaria della pittura.
Pensato interamente per gli spazi senesi, l’allestimento si configura come un percorso di venticinque opere in cui la materia sacra si rigenera in immagini sospese tra corpo e simbolo, memoria e trascendenza. Le tele della Axente respirano l’atmosfera del luogo che le ospita (un ex ospedale medievale che per secoli accolse pellegrini e custodì reliquie) e la trasformano in un teatro di presenze. Reliquie, bende, strumenti medici, ciotole e calici diventano reliquie laiche, frammenti di una cura che è insieme fisica e spirituale.
Al centro della ricerca pittorica, la metamorfosi: un continuo passaggio dal terreno al divino, in cui il corpo diventa soglia, il dolore si fa luce. E la memoria si trasfigura in visione. Nelle sue nature morte, il gesto pittorico accoglie oggetti e simboli di guarigione e li reinventa come segni di un’energia nuova. Come in Still Life with Lilies (2025), dove il Chiodo della Croce si trasforma in fulcro luminoso di una natura morta sacra. O in The Ladder (2025), in cui l’artista riprende gli affreschi del Vecchietta per ricomporli in una scala sospesa tra terra e cielo.
A inaugurare la mostra, il 13 novembre, la performance Nello sguardo di Teodora Axente con il trio jazz di Silvia Bolognesi e gli studenti dell’Accademia Siena Jazz.
Nata a Sibiu nel 1984, vincitrice dell’Essl Art Award e del Frissiras Award for European Painting, Teodora Axente ha esposto nei principali musei internazionali. Tra questi, il MoCA di Boulder e il Museum of Art di Cluj-Napoca. Oggi porta a Siena la sua idea di pittura come spazio di resistenza e rivelazione.
Credito immagini: Marco Donati da ufficio stampa