BIENALSUR arriva a Roma da mercoledì 12 novembre in tre sedi diverse – l’Ambasciata di Spagna in Italia, l’Ambasciata del Brasile a Roma e il Museo di Roma a Palazzo Braschi – portando nella Capitale tutto il concept di Invocazioni, che ha già fatto tappa alla Fabbrica del Vapore di Milano. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la manifestazione giovedì 13 inaugura anche una mostra all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Sviluppato da Benedetta Casini, Invocazioni è un termine preso in prestito dal testo della conferenza La Cultura y el Alma Animal, presentata da James Hillman nel 1994 a Caracas (Venezuela).
«Hillman, psicoanalista statunitense, introduce l’idea di anima mundi. – ci spiega Benedetta Casini – Il mondo in cui noi viviamo è stato dall’uomo oggettificato negli anni, mentre è un mondo animato che ha una propria soggettività. La parola Invocazioni viene usata da Hillman come un atto che necessariamente sposta il soggetto umano dal centro della scena, perché implica la relazione con qualcosa di sconosciuto e non umano. Quando invochiamo, ci rivolgiamo a qualcosa di non umano nella speranza di generare un dialogo».
BIENALSUR a Roma, corpo umano e corpi non umani
Le cinque mostre romane costituiscono, dunque, le tappe di un unico percorso concettuale che analizza la relazione tra il corpo umano e i corpi non umani del mondo che abitiamo. Un concetto e un tema che – secondo Benedetta Casini – non conosce distanze geografiche: in qualche modo e inconsapevolmente, anzi, unisce.
«BIENALSUR – dice la Casini – è una Biennale che, a differenza dei modelli tradizionali, non divide gli artisti per nazionalità, ma li mette in dialogo tra di loro. È fondante del progetto l’elemento di contaminazione: portare artisti latinoamericani nel mondo e artisti internazionali in America Latina. In questo caso, a Roma e in Italia, ho voluto portare artisti internazionali e metterli in dialogo con artisti italiani, perché mi sono resa conto di una coincidenza di interessi. L’anima mundi teorizzata da Hillman con un approccio occidentale è coincidente con l’idea di prospettivismo amerindio teorizzato dall’antropologo brasiliano Eduardo Viveiros de Castro. In entrambi i casi c’è l’idea che l’uomo sia solo una delle soggettività che abitano questo mondo. Un tema che si riflette nelle opere degli artisti».
«L’arrivo di BIENALSUR a Roma – commenta in conferenza la direttrice artistica Diana Wechsler – dopo le inaugurazioni di Napoli e a Milano, è un passo importante verso la costruzione di un rapporto a lungo termine con la città, che si configura come interlocutore fondamentale per un progetto culturale globale e diffuso. Come dimostrato anche in questa occasione, BIENALSUR dialoga e progetta insieme ad attori attivi sul territorio inserendoli in un discorso transnazionale e mettendoli in connessione con il panorama internazionale dell’arte contemporanea».
Invocazioni. La mia mortalità dovrebbe commuoverti all’Ambasciata di Spagna
Il progetto espositivo allestito presso la sede rinnovata dell’Ambasciata di Spagna in Italia riunisce una selezione di artisti che indagano la materialità della pietra e il suo immaginario simbolico: Florencia Caiazza (ARG), Jon Cazenave (ESP), Caterina Morigi (ITA), Juan Gugger (ARG), Veronica Bisesti (ITA), Matteo Guidi e Giuliana Racco (ITA/CAN), Jorge Yeregui (ESP), Karina Aguilera Skvirsky (USA/ECU), alfonso borragán (ESP), Valentina Furian (ITA), Estefanía Landesmann (ARG) e Itziar Okariz (ESP). Le loro opere – installazioni, fotografie, sculture e interventi site-specific – mettono in dialogo linguaggi e sensibilità diverse, accomunate dal bisogno di confrontarsi con la dimensione minerale e le sue stratificazioni temporali.
Il titolo della mostra, Invocazioni. La mia mortalità dovrebbe commuoverti, a cura di Benedetta Casini, richiama la poesia Conversazione con una pietra di Wisława Szymborska, in cui la poetessa immagina un dialogo impossibile con il soggetto litico. Da questa immagine nasce una riflessione sui confini tra corpo umano e corpo minerale, tra materia vivente e non vivente, evocando sia la pietra come proiezione antropomorfa plasmata dall’uomo, sia la sua temporalità millenaria, capace di superare ogni misura umana. L’esposizione attiva così conversazioni immaginarie e nuove forme di ibridazione, trasformando anche le vetrate affacciate sulla Fontana del Moro di Piazza Navona in superfici permeabili di pensiero, dove il desiderio di trascendere il proprio tempo incontra uno degli scenari iconici del Barocco romano.
Invocazioni. Ecologie di contatto all’Ambasciata del Brasile
In continuità con il principio di decentramento che attraversa l’intero progetto curatoriale, l’esposizione Invocazioni. Ecologie di contatto, ospitata presso l’Ambasciata del Brasile – Galleria Candido Portinari di Roma, riunisce opere che interrogano criticamente territori e geografie come corpi vivi, capaci di incidere sulla costruzione dell’identità umana. Le visioni del paesaggio brasiliano – restituite da artisti affermati a livello internazionale per la loro indagine sull’identità, come Lia Chaia (BRA), Paulo Nazareth (BRA) e Claudia Andujar (BRA) – si intrecciano con i lavori di Maria Thereza Alves (BRA), Pamela Diamante (ITA) ed Ettore Favini (ITA), che riflettono invece sulla specificità del contesto italiano. Foglie tropicali della foresta amazzonica, la sagoma del fiume Tevere o strumenti agricoli del Sud Italia diventano elementi simbolici di una relazione fisica con il luogo.
Qui il paesaggio è invocato attraverso un coinvolgimento corporeo diretto: il corpo umano si fa misura, lente e campo d’indagine per raccontare conflitti, sovrapposizioni e assimilazioni tra individuo e territorio. Il titolo della mostra richiama così una relazione fondata su prossimità epidermica ed empatia con l’oikos – la casa, l’ambiente di appartenenza – contrapponendosi a visioni oggettivanti basate sulla separazione tra soggetto e oggetto, natura e cultura. In questo processo, i confini svaniscono: il soggetto non è più semplicemente nel paesaggio, ma diventa, attraverso modalità additive o fusionale, paesaggio esso stesso.
Invocazioni a Museo di Roma Palazzo Braschi
La doppia personale Invocazioni, allestita nelle sale al pianterreno del Museo di Roma a Palazzo Braschi, presenta due interventi site-specific: oggetti d’incontro di Chiara Bettazzi e hanno visto il sole cadere di Matias Ercole. La mostra – promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da BIENALSUR, Benedetta Casini e Diana Wechsler – propone due approcci radicalmente diversi al paesaggio vegetale contemporaneo, concepiti in dialogo con l’esposizione Ville e giardini di Roma: una corona di delizie, in apertura il 21 novembre al primo piano del Museo.
Matias Ercole (ARG) rilegge la rappresentazione della natura selvaggia delle Americhe attraverso una tecnica pittorica inedita, intrecciando immaginari lontani: dalle visioni antropofagiche di Tarsila do Amaral alle vedute sublimanti di Johann Moritz Rugendas. La grande tela installata a soffitto rompe l’idea di finestra illusionistica, creando un’inversione prospettica che invade lo spazio. Il procedimento – uno strato cromatico uniforme da cui l’artista sottrae materia con strumenti graffianti – genera forme in negativo che emergono con intensità variabili. Negli stessi ambienti, Chiara Bettazzi (ITA) esplora la trasformazione del paesaggio industriale e urbano attraverso fotografia e installazione ambientale: oggetti domestici si fondono con elementi vegetali, dando vita a nature morte animate e quasi spettrali. Le fotografie, disposte in sequenza, tracciano la metamorfosi graduale dei soggetti, restituendo la tensione tra artificio, memoria e vitalità organica.
Invocazioni. Un suono in fondo all’orecchio all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone
La collettiva Invocazioni. Un suono in fondo all’orecchio, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e co-prodotta con la Fondazione Musica per Roma, riunisce fino al 6 gennaio le ricerche di Marc Vilanova (ESP), Lihuel Gonzalez (ARG), Jacopo Mazzonelli (ITA), Friedrich Andreoni (ITA/DEU), Giorgia Errera (ITA) e Andreas Zampella (ITA), tutte accomunate dall’indagine sul confine tra linguaggio visivo e sonoro. Le opere evocano un suono inaccessibile, percepibile solo come traccia o intuizione sinestetica: le ripetizioni ossessive di Friedrich Andreoni che proclamano I was so wrong, i rulli per pianola meccanica di Jacopo Mazzonelli che, con la parola finis, trasformano il silenzio in un tempo narrativo e i pastelli di Giorgia Errera che ricreano lo schermo nero di 2001: Odissea nello Spazio.
Marc Vilanova traduce le frequenze infrasonore delle cascate, percepibili dagli uccelli migratori ma non dall’uomo, in segnali luminosi veicolati da una fibra ottica. Lihuel González, invece, mette in scena un direttore d’orchestra e una ballerina che danzano nel silenzio, guidati solo dal gesto, mentre il suono resta latente, sospeso in una condizione di pura potenzialità che accomuna tutte le opere in mostra.
Informazioni e orari
BIENALSUR è una biennale internazionale d’arte contemporanea che si distingue per la natura innovativa e l’approccio globale. Sviluppata dalla UNTREF – Universidad Nacional de Tres de Febrero, Università pubblica argentina, e organizzata in collaborazione con la Fondazione Foro del Sur, BIENALSUR si è affermata come un modello innovativo di gestione culturale e cooperazione internazionale. Al direttore generale Aníbal Jozami e alla direttrice artistica Diana Wechsler, si affianca un Consiglio Internazionale di Curatela, un team di curatori e un piccolo team di produzione.
«Arriviamo in Italia con una serie di progetti in dialogo tra di loro. – ci dice ancora Benedetta Casini – Sono più mostre tutte sotto il titolo Invocazioni. In ogni sede espositiva, il progetto indaga la relazione tra il corpo umano e i corpi non umani che abitiamo. Dopo l’episodio milanese che rifletteva sul rapporto tra uomo e animale, qui presentiamo altri temi. A Palazzo Braschi si riflette sul rapporto tra corpo umano e elemento vegetale. All’Ambasciata di Spagna la riflessione è più sul rapporto tra corpo umano e elemento litico: la pietra e i corpi hanno temporalità molto diverse e, tra loro, dialogano nel tentativo di stabilire una relazione».
«All’Ambasciata del Brasile – conclude – artisti brasiliani e italiani prendono come spunto elementi del territorio che abitano e indagano il corpo umano in relazione con elementi specifici del paesaggio».
Info e orari:
Ingresso gratuito a tutte le mostre
Ambasciata di Spagna in Italia:
da Lunedì a Venerdì dalle 10 alle 14
Ambasciata del Brasile a Roma:
da lunedì a venerdì, dalle ore 10 alle ore 17
Sono esclusi i fine settimana e i giorni festivi
Museo di Roma a Palazzo Braschi:
Dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19
Auditorium Parco della Musica:
da lunedi a venerdi 17-21
Sabato domenica e feste 11-21