Grazia Varisco, ‘Riflessioni’: spazio, tempo e sguardo in movimento alla M77 Gallery

Con Riflessioni, fino al 17 gennaio 2026, Grazia Varisco torna protagonista alla M77 Gallery di Milano, cinque anni dopo la mostra Ospitare lo spazio. L’esposizione, curata da Francesco Tedeschi in collaborazione con l’Archivio Grazia Varisco, segna un nuovo capitolo nella ricerca dell’artista milanese, tra le figure più significative dell’arte cinetica e programmata del secondo Novecento.

Il progetto in corso nasce come rilettura attuale del suo percorso, intrecciando opere storiche e lavori più recenti in un allestimento site-specific che invita il visitatore a interrogarsi sul rapporto fra spazio, tempo e percezione. Il percorso si apre al piano inferiore con il tema della precarietà, evocata dalle prime opere dedicate al concetto di “cantiere”.

Qui lavori come Spezzata e fuga – Tra…guardo (1980) e Tra…guardo (2013) conducono lo spettatore attraverso un corridoio costellato di “materici” degli anni Cinquanta, opere che documentano gli esordi della Varisco e la sua progressiva apertura verso la dimensione percettiva.

A segnare la transizione verso la sperimentazione cinetica è Schema luminoso variabile “R. VOD” (1965), una delle creazioni più iconiche dell’artista, seguita da lavori come Reticolo frangibile (Boogie quadricromia) (1968-1969) e dai “Mercuriali” della serie Variabile + Quadrionda, che esaltano la mobilità dello sguardo e la percezione del movimento.

Il cantiere come metafora del vivere urbano

Cuore della prima parte della mostra è la grande installazione di palizzate in legno, un labirinto temporaneo che rievoca l’intervento di Varisco per Campo urbano (1969). Le assi di legno e gli specchi nascosti dietro di esse costruiscono un continuo gioco di aperture e chiusure, invitando lo spettatore a muoversi nello spazio come parte integrante dell’opera.

Come racconta l’artista: «La palizzata del cantiere, la rete di recinzione, sono apparenze materiali della realtà cariche di segni. Segni di ingombro, di ostacolo, di divieto. Apparenze provvisorie che separano, che escludono, che condizionano». Attraverso questo linguaggio, Varisco traduce in forma visiva la condizione di instabilità che attraversa la città contemporanea e, più in generale, l’esperienza umana.

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Il piano superiore è dominato dall’installazione che dà il titolo alla mostra, Riflessioni. Qui la superficie riflettente diventa materia viva: specchi mobili e listelli specchianti frammentano e moltiplicano l’immagine dello spettatore, restituendo un ambiente in continua trasformazione.

All’ingresso, tre listelli specchianti intitolati Ciao introducono al percorso che prosegue lungo il corridoio con ulteriori elementi mobili, fino alla sala centrale, dove opere come Reticenze (inedite), i Ri-velati (2015), Comunicanti (2008) e Filo rosso (2025) definiscono un dialogo costante tra fisicità e impermanenza.

«Elementi lineari specchianti ruotano generando immagini scomposte e asincrone. Proponendo riflessioni sul passato e sul futuro che non trovano una definizione univoca e lasciano spazio all’interpretazione di chi osserva», spiega ancora Grazia Varisco.

Con questo progetto, dunque, l’artista invita il pubblico a riflettere nel senso più ampio del termine. Ovvero ripensare criticamente la propria opera, ma anche confrontarsi con il proprio riflesso, con la dimensione temporale e percettiva dell’esperienza estetica.

Il catalogo della mostra, a cura di Francesco Tedeschi, approfondisce questa dialettica tra arte, spazio e tempo. Per offrire una lettura aggiornata di una ricerca che continua a interrogare la realtà attraverso il linguaggio della forma e della luce.

Immagini Lorenzo Palmieri da Ufficio Stampa M77