Emilio Isgrò, in ‘Rosso Shakespeare’ la parola diventa immagine

Dal 5 novembre 2025 Tornabuoni Arte Roma presenta Emilio Isgrò. Rosso Shakespeare, esposizione che intende ricostruire il filo profondo che unisce due anime inscindibili. Quella dello scrittore e quella dell’artista visivo. Perché prima ancora che maestro della Cancellatura, Isgrò è nato poeta. E se, per assurdo, la sua produzione visiva non fosse mai esistita, basterebbero i suoi libri a riempire molte mostre.

Dalle poesie pubblicate da Schwarz nel 1956 (che attirarono l’attenzione anche di Pier Paolo Pasolini) fino ai romanzi editi da Feltrinelli, Mondadori e Sellerio. Senza dimenticare L’avventurosa vita di Emilio Isgrò, candidato al Premio Strega.

Il percorso letterario di Isgrò attraversa del resto alcune delle figure e delle stagioni più decisive della cultura italiana. Solo per fare un nome, Montale – suo grande amico – arrivò a togliergli il saluto quando, nel 1966, dichiarò provocatoriamente: “La parola è morta”. Non era una rottura, ma l’inizio di una rinascita.

Emilio Isgrò, 1968. Photo credits Ferdinando Scianna. Courtesy Archivio Emilio Isgrò

La sua riflessione sulla parola continua anche attraverso il giornalismo, dall’esperienza al Gazzettino, in cui curò gli scritti di Comisso, fino alla collaborazione con Oggi sotto la direzione di Enzo Biagi. E si espande nel teatro con la trilogia L’Orestea di Gibellina, messa in scena tra le rovine del paese distrutto dal terremoto del 1968.

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È proprio editando e tagliando i testi altrui, cancellando ciò che “non funzionava”, che nacque l’intuizione destinata a diventare la sua cifra. La Cancellatura come gesto poetico e visivo.

Parola e immagine: il confine che si fa arte

La mostra romana indaga proprio quel punto esatto in cui la parola finisce e l’immagine comincia.
Senza un prima e un dopo, né una supremazia: i due binari si alimentano reciprocamente. Il percorso espositivo accosta quindi testi teatrali, raccolte poetiche, romanzi e opere visive in cui la scrittura diventa materia artistica.

Emilio Isgrò, Romeo and Juliet, Going, 2019, acrilico su tela stampata montata su legno, 50 x 70 cm. Courtesy Tornabuoni Arte

Dalle cancellature degli anni Settanta – come Vitale (1972) – ai lavori dedicati alla letteratura, tra cui Odysséus (2018) e Ala italiana, Corriere (2013), realizzato sulla prima pagina del Corriere della Sera. Le ultime sale, in particolare, sono interamente dedicate a William Shakespeare, dove la cancellatura diventa rossa, scenica, teatrale. Qui emergono due opere monumentali, ovvero Romeo e Giulietta (2022) in 38 volumi e Othello (2019) in 36 volumi. Due “biblioteche cancellate” in cui il rosso non nasconde, ma rivela e la parola sopravvive proprio attraverso la sua sottrazione.

Immagini da Ufficio Stampa / Crediti indicati