‘Moby Dick – La Balena’: un viaggio tra mito, arte e abissi contemporanei

Fino 15 febbraio 2026, Palazzo Ducale di Genova ospita Moby Dick – La Balena, una grande mostra collettiva che intreccia arte, letteratura, scienza e mito. Curata da Ilaria Bonacossa e Marina Avia Estrada, con Michela Murialdo, la mostra restituisce al pubblico un racconto affascinante e stratificato sul significato simbolico della balena. Da sempre creatura temuta, amata, studiata e immaginata.

Dalle leggende marine alle scritture sacre, dalle incisioni antiche ai linguaggi dell’arte contemporanea, Moby Dick – La Balena esplora la duplice natura dell’animale. La stessa che, nella storia dell’uomo, ha rappresentato sia la distruzione che la salvezza, la paura e la conoscenza.

Al centro del percorso espositivo, negli spazi dell’Appartamento e della Cappella del Doge, il romanzo di Herman Melville, Moby Dick (1851). Le storiche pagine diventano il punto di partenza per un viaggio nel profondo dell’immaginario umano sull’ossessione, sulla sfida alla natura e sulla tensione eterna tra bene e male.

Foto allestimento da Ufficio Stampa

Il progetto si apre con una sezione dedicata ai libri e alle edizioni del romanzo. A partire dalla storica traduzione di Cesare Pavese fino all’opera concettuale di Emilio Isgrò, che trasforma le parole in immagini di balene cancellate. Seguono l’opera di Tacita Dean, The Book End of Time, volume cristallizzato nel sale come un relitto del tempo, ed Elogio del bianco di Mario Airò, che rilegge il testo di Melville come metafora della memoria e della perdita.

Da qui, il percorso si allarga a un universo di linguaggi visivi. Ecco, allora, le ossa di balena che compongono la capanna di Claudia Losi e le fotografie cosmiche di Thomas Ruff. Ma anche l’installazione sonora di Alberto Tadiello nella Cappella Dogale. Qui il canto dei cetacei si mescola ai suoni della terra e delle città, in un omaggio al Santuario dei Cetacei del Mar Ligure.

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L’arte come testimonianza e monito

Accanto alle opere contemporanee, la mostra raccoglie oggetti storici e scientifici provenienti da musei di tutta Italia. Il Museo di Storia Naturale Giacomo Doria, il Museo d’Arte Orientale Chiossone, il Galata Museo del Mare e altri contribuiscono con prestiti e manufatti alla costruzione della mostra.

Bussole, lampade a olio, mappe nautiche e ornamenti in osso di balena sono esposte insieme a opere simboliche. Tra queste spiccano Prey di Marzia Migliora, blocco di salgemma trafitto da un arpione, e una stampa di Mark Dion che ironizza sull’appropriazione dell’oceano da parte dell’uomo.

Foto allestimento da Ufficio Stampa

L’esperienza prosegue con Vertigo Sea di John Akomfrah, imponente installazione video su tre schermi che immerge lo spettatore nei paesaggi marini, tra migrazioni, sfruttamento e resistenza. E non mancano le incursioni del design, come la Poltrona Moby Dick di Alberto Rosselli e le ceramiche di Arturo Martini e Fausto Melotti.  Per arrivare alle reinterpretazioni ironiche di Guy Ben-Ner, che mette in scena Moby Dick nella propria cucina, trasformando il mito in fiaba domestica.

Nella Sala del Bianco, l’inafferrabile candore della Balena Bianca diventa pretesto per un’indagine filosofica e visiva attarverso sculture queer di Ines Zenha e le riflessioni afro-futuriste di Dominique White. Ma tra le esperienze più suggestive, si segnala senza dubbio il grande pannello del Collettivo A Constructed World che trasforma ilventre della balena in uno spazio da attraversare fisicamente.

La tecnologia e l’esperienza immersiva

Infine, l’opera conclusiva, Of Whales di Wu Tsang, immerge il pubblico in un viaggio audiovisivo generato da intelligenza artificiale. Quattro ore di immagini e suoni in continuo mutamento, che restituiscono il mondo dalla prospettiva della balena stessa.

Foto allestimento da Ufficio Stampa

Accanto alla mostra, WAY Experience firma un’esperienza in realtà virtuale ispirata al romanzo di Melville: un percorso di 15 minuti a bordo del Pequod, tra le onde, l’equipaggio e il leggendario incontro con la Balena Bianca. La forza del progetto risiede anche nella rete di collaborazioni con istituzioni come il MUCIV di Roma, Capodimonte, Triennale Milano, Gallerie d’Italia e MART, a testimonianza di un dialogo tra discipline e territori.

A completare il percorso, la produzione del podcast originale Verso la balena, realizzato da Chora Media e narrato da Simone Pieranni. In quattro episodi tematici, il progetto intreccia le voci di artisti, attori, scrittori e registi, ampliando l’esperienza della mostra oltre le sale di Palazzo Ducale.

Foto allestimento da Ufficio Stampa