Roma ospita Atto 1/3: Sotto la Luce, prima collettiva di una trilogia che unisce la Rhinoceros Gallery diretta da Alessia Caruso Fendi e la galleria parigina Bigaignon. Dal 19 settembre al 18 novembre, infatti, lo spazio di via del Velabro esplora la luce come fondamento artistico, con 18 opere di 15 artisti che fondono fotografia concettuale, minimalismo e astrazione.
«Sotto il segno della luce inauguriamo la collaborazione, portando artisti che di questo tema esplorano l’essenza con mezzi di espressione diversi», spiega Caruso Fendi. «Le loro opere costruite sulla luce rendono sfocate le delimitazioni tra i linguaggi artistici. Le accomuna una ricerca incessante tra immaginazione e realtà, tra finito e infinito che diventano elementi complementari. Frammenti che compongono un equilibrio in cui tutto è coerente».
Lungo la rotta Parigi – Roma
Bigaignon, attiva a Parigi da quasi dieci anni, è specializzata nella promozione di artisti che indagano luce, spazio e tempo attraverso pratiche minimaliste e fotografiche concettuali. La mostra romana, primo capitolo della trilogia, presenta un percorso che parte dalla fotografia – mezzo intrinsecamente legato alla luce – per estendersi a dipinti, sculture e installazioni.
In un’epoca di confini artistici sempre più fluidi, le opere in esposizione sfidano le categorie tradizionali, creando un dialogo tra percezione e materia. Qui, la luce non è solo soggetto, ma agente trasformativo che dissolve i confini tra finito e infinito, reale e immaginario. E invita il pubblico a un’esperienza percettiva profonda.
Il percorso si apre con Thomas Paquet, che presenta tre opere. Fra queste, una monumentale installazione in dialogo con i lavori alla PM23 di Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Il fotografo italiano Renato D’Agostin offre, poi, 15 stampe in gelatina d’argento che catturano le trasformazioni luminose nei paesaggi urbani, mentre il portoghese Fernando Marante esplora l’interazione tra luce e movimento.
Un confronto affascinante si crea tra l’ungherese Máté Dobokay e l’americano James Howell, quest’ultimo protagonista di una retrospettiva al Parrish Museum di New York. Chris McCaw, maestro della luce solare, espone un trittico inedito che manipola la fotografia con processi analogici, evocando paesaggi cosmici.
Approcci più intimi emergono nei ritratti evanescenti di Rossella Bellusci e nei lavori minimalisti di Anne-Camille Allueva, Anne Blanchet. Così come nelle sculture da parete di Mireille Fulpius. Il dialogo tra l’artista francese Yannig Hedel e l’americana Elyn Zimmerman, figura chiave del movimento Light & Space degli anni ’70, offre invece una riflessione sulla luce come spazio emotivo.
E ancora, Rachelle Bussières integra osservazione scientifica e intuizione con la tecnica della lumen print. La mostra si chiude, quindi, con l’iconica The Priest di Ralph Gibson, un epilogo che sintetizza la tensione tra sacro e profano.
La collaborazione con Bigaignon si estende fino a marzo 2026 con uno spazio al primo piano del palazzo Rhinoceros. Qui Olivier Ratsi realizzerà un’installazione immersiva che incarna i tre elementi della trilogia: luce, tempo e spazio.
Immagini da Ufficio Stampa, crediti indicati