Tra amore e potere: la Roma barocca di Maria Casimira rivive in Campidoglio

Fu ospite illustre del Campidoglio, nel 1700, la principessa Maria Casimira de la Grange d’Arquien, nata in Francia ma diventata Regina in Polonia: venne in visita a Roma in occasione del Giubileo con tutta la sua corte e vi restò per quasi 15 anni. Oggi, durante un altro Giubileo – che come quello del 1700 è stato iniziato da un Papa e sarà concluso da un altro – la Regina torna a Roma con una deliziosa mostra ai Musei Capitolini, a cura di Francesca Ceci e Jerzy Miziolek con Francesca De Caprio. Una mostra che racconta una storia poco conosciuta e la inserisce, come una tessera colorata, in un caleidoscopio di altre storie piccole e grandi, racconti dal passato che ci fanno sentire vicini a un’epoca che non esiste più ma che parla ancora tanto di noi.

La prima storia che questa mostra racconta è il grande amore fra Maria Casimira e il suo Jan Sobieski, sposato in seconde nozze: esistono ancora le appassionate lettere d’amore che i due si scambiavano. Jan Sobieski, valoroso condottiero, divenne Re di Polonia nel 1674: morì nel 1696 e Maria, a causa delle feroci lotte intestine per la successione, fu costretta all’esilio. Riparò a Roma, dove le gesta del suo defunto marito, che nel 1683 aveva bloccato a Vienna la discesa dei barbari ottamani verso l’Europa, salvando di fatto Roma, lo avevano elevato a paladino della cristianità e gli avevano assicurato la riconoscenza perenne del Papa.

Donna tosta, madre di 20 figli (ma ne sopravvissero solo quattro), amante delle arti e della musica, prima donna a far parte dell’Accademia dell’Arcadia, figura di spicco nella vita culturale della Roma barocca, Maria Casimira (che nella Capitale restò sempre regina anche se era solo la vedova del Re) morì in Francia a 75 anni, dopo essere stata costretta a lasciare Roma per motivi economici.

Una Regina polacca in Campidoglio

Le sezioni della mostra raccontano la storia di Maria Casimira fin dall’inizio e testimoniano il legame della sua famiglia con la città di Roma, seguendo quello che è stato definito un vero e proprio itinerario sobiesciano che parte dai Musei Capitolini e tocca numerosi luoghi simboli della Città Eterna. Fra questi, la Chiesa dei Cappuccini a Via Veneto, che contiene il monumento funerario del principe Alessandro Sobieski, figlio di Maria e Jan morto a Roma; la Basilica Vaticana, dove si trova lo splendido cenotafio dedicato alla nipote Maria Clementina Sobieska, il cui cuore è invece conservato in un’urna marmorea nella Basilica dei SS. Apostoli; la chiesa di San Luigi dei Francesi che ospita il monumento funerario del padre di Maria Casimira, il longevo cardinale Henri de la Grange d’Arquien e infine il portichetto che Maria Casimira fece erigere in piazza Trinità dei Monti, decorato con lo scudo polacco con le insegne dei regi coniugi.

Accompagnati dalla musica settecentesca che accompagna in sottofondo i visitatori, si possono apprezzare le riproduzioni della cappella realizzata da Maria Casimira a Palazzetto Zuccari, con la colomba dello Spirito Santo e i monogrammi coronati della regina, ma anche le riproduzioni dei tessuti utilizzati dalla Regina nel grandioso palazzo reale di Wilanow.

Grande risalto viene dato alla figura di Giovanni III – Jan Sobieski – , eroe vittorioso e trionfatore dell’epica battaglia di Vienna, attraverso opere del Museo di Roma, dell’Università di Varsavia e dal Castello Reale di Varsavia.

C’è spazio poi anche per la storia della regina senza regno Maria Clementina Sobieska Stuart, dove si possono ammirare importanti dipinti, stampe e un magnifico busto in gesso bronzato che raffigurano la giovane sovrana in tutta la sua bellezza. Clementina muore in odore di santità, tanto da essere una delle tre donne che hanno avuto l’onore di essere sepolte nella Basilica di San Pietro.

Storie nella storia

Nel racconto della sua storia così incredibile e romantica troviamo altri racconti, piccole gemme di conoscenza che la curatrice Francesca Ceci ha incastonato nel percorso e ci ha raccontato: la storia di Meo Patacca, capopopolo romano, figura immaginaria nata dalla fantasia di Giuseppe Berneri nel poema eroicomico per celebrare la vittoria di Jan Sobieski a Vienna, ma anche quella dello sfortunato ambasciatore Michal Kazimierz Radziwill, che arrivò a Roma con una numerosissima delegazione per un formale atto di obbedienza al Papa Innocenzo XI, ma non venne ascoltato dal Papa e, già gravemente malato, morì sulla strada del ritorno in Polonia.

Nel racconto del rapporto di amore fra Roma e Polonia, trova spazio anche un riferimento a Papa Giovanni Paolo II, una corazza ussara splendidamente decorata che gli fu regalata dal generale Wojciech Jaruzelski, a capo del regime nella Polonia comunista, durante la sua visita pastorale a Varsavia nel giugno 1983. Una visita difficile per Papa Wojtyla, dal momento che di fronte a sè aveva il generale che aveva introdotto lo stato d’assedio per fermare Solidarnosc, movimento sociale e politico che voleva liberare la Polonia dalla dominazione sovietica e che il Papa appoggiava. Il regalo di Jaruzelski fu un gesto storico di distensione: oggi lo ammiriamo nella mostra ai Musei Capitolini, in prestito dalla Don Polski di Roma, la casa in cui sono raccolti tutti i doni ricevuti da Giovanni Paolo II durante il suo pontificato.

Informazioni

Musei Capitolini – Palazzo Caffarelli – sale al III piano

Orario

Dall’11 giugno 2025 al 21 settembre 2025
Tutti i giorni ore 9.30-19.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

In collaborazione con l’Università di Varsavia e la sua Cattedra di Archeologia

Con il patrocinio dell’Ambasciata di Polonia, dell’Istituto Polacco di Roma e dell’Accademia Polacca delle Scienze a Roma.