Dopo il successo della mostra Caravaggio 2025, le Gallerie Nazionali di Arte Antica prolungano l’esposizione della Conversione di Saulo – nota come Pala Odescalchi – a Palazzo Barberini fino al 30 settembre 2025. Il capolavoro di Caravaggio, ospitato nella Sala Paesaggi al piano nobile, è affiancato da una copia ad altissima definizione della versione conservata a Santa Maria del Popolo e dalla riflettografia infrarossa realizzata durante il restauro del 2006.
Commissionata nel 1600 dal banchiere Tiberio Cerasi per la sua cappella di famiglia, la Conversione di Saulo (Pala Odescalchi) non fu mai esposta nella Cappella Cerasi, per motivi ancora poco chiari. Caravaggio realizzò allora una seconda versione su tela, oggi visibile a Santa Maria del Popolo, di proprietà del Fondo Edifici di Culto.
Nella sua versione originale, la Pala Odescalchi – un olio su tavola di cipresso appartenente alla collezione di Nicoletta Odescalchi – si distingue per il dinamismo, i colori vivaci e la presenza di una “folla” di personaggi. La versione successiva, riprodotta in alta definizione nella mostra, è invece più intima e raccolta, segnalando un’evoluzione nella poetica del Merisi verso un misticismo silenzioso.
La tecnica svelata
L’esposizione include la riflettografia infrarossa del 2006, che rivela i segreti tecnici della Pala Odescalchi. Il supporto è composto da sette assi orizzontali di cipresso con una fascia perimetrale aggiunta e presenta un’insolita preparazione grigio chiara stesa in diagonale che simula la trama della tela. Sempre la riflettografia evidenzia anche incisioni a stilo, disegni a pennello e numerosi ripensamenti.
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Per esempio, il volto di Paolo è stato modificato più volte e Cristo era inizialmente senza barba. Ma sono evidenti variazioni anche nelle armi, nella vegetazione e nei dettagli decorativi. L’uso di pigmenti rari come l’azzurrite, l’argento e l’oro dona infine alla superficie una vitalità straordinaria, sottolineando la maestria di Caravaggio.
Proprio l’accostamento delle due versioni permette di immergersi nel processo creativo del Merisi, evidenziando il passaggio da un’esplosione di energia drammatica a una narrazione più introspettiva. La Pala Odescalchi, con la sua scena vibrante e il dinamismo compositivo, contrasta con la quiete della tela di Santa Maria del Popolo, offrendo una chiave di lettura sull’evoluzione stilistica dell’artista. E la riflettografia aggiunge un livello di approfondimento, mostrando come Caravaggio abbia sperimentato e corretto la sua visione, rendendo l’opera un laboratorio di idee.
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