Dal 9 luglio, Sabine Delafon, Graziano Folata e Benedetta Panisson presentano tre progetti espositivi sul tema del mare, tra pittura, scultura, videoarte e ricerca accademica.
Un’unica suggestione, tre declinazioni artistiche. Casa degli Artisti presenta tre mostre personali nate all’interno del programma di residenza AAA – Atelier Aperti per Artista, dove il mare diventa protagonista e punto di incontro tra esperienze, tecniche e immaginari differenti.
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Sabine Delafon, Benedetta Panisson e Graziano Folata condividono un tema comune – il mare come origine, materia e concetto – e lo interpretano attraverso linguaggi personalissimi. Spaziando dalla pittura alla scultura, dalla videoarte alla ricerca accademica. Ne emerge un percorso espositivo multiforme e immersivo che attraversa i concetti di abbondanza, assenza e rivelazione.
Sabine Delafon
Sea of Millions
Con Sea of Millions, Sabine Delafon apre un nuovo ciclo della propria produzione artistica, centrato sul blu oceanico come colore primigenio e simbolo di desiderio. L’artista dà vita a un universo visivo dominato da un blu profondo e avvolgente, capace di trasportare chi guarda in una dimensione collettiva di sogno, memoria e rigenerazione.

In mostra, fotografie, cartoline, grandi tele e oggetti iconici dialogano tra loro come tracce di un cammino condiviso. La stella blu, elemento ricorrente nel lavoro di Delafon, si fa guida simbolica di un viaggio interiore e cosmico, verso la felicità e la rinascita. Il blu è mare, ma anche pelle, universo, stato mentale. Un colore che, come dice l’artista, “abbraccia il desiderio di infinito”.
Graziano Folata
Cantico dei Fondali
Il mare assente, evocato come reliquia di un tempo mitico o possibile, è invece al centro della ricerca plastica di Graziano Folata. In Cantico dei Fondali, l’artista costruisce un mondo sospeso tra realtà e finzione, dove ogni oggetto è al tempo stesso reperto e invenzione. Le sue opere – ippocampi in bronzo, conchiglie deformate, cristalli, cere, gusci – evocano fondali perduti o grotte arcaiche, in bilico tra mare e terra.


Il paesaggio che ne scaturisce è un luogo ambiguo e misterioso, dove il tempo sembra essersi arrestato. Il “cantico” è una meditazione silenziosa sull’assenza, sul ricordo, sulla possibilità che l’arte trasformi ciò che non c’è più – o forse non c’è mai stato – in materia viva. La mostra è attraversata da un senso di geologia emotiva, in cui ogni forma racchiude una storia invisibile, una tensione tra permanenza e sparizione.
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Benedetta Panisson
Sea Storm (Draft)
Con il progetto Sea Storm (Draft), Benedetta Panisson propone una riflessione originale e provocatoria sulla sessualità animale nel mondo marino, attraverso materiali d’archivio rimossi o dimenticati. Il cuore dell’esposizione è costituito da due documenti visivi sorprendenti: un video del 1993 in cui due polpi maschi di specie diverse si accoppiano, e una fotografia del 1911 raffigurante una coppia di pinguini antartici, custodita nei fondi del Natural History Museum di Londra.

Panisson ricompone questi frammenti in una narrazione poetica e perturbante, interrogando lo sguardo normativo della scienza e dei musei naturalistici. Il suo lavoro, primo capitolo di una ricerca in corso presso la Durham University, invita a rivedere i binarismi di genere e le convenzioni espositive in ambito scientifico. Sea Storm (Draft) è una “tempesta” che travolge le certezze culturali: uno spazio visivo dove il desiderio si libera dalle categorie.
Immagini da Ufficio Stampa