Uno speciale TG1 ha riaffrontato i grandi misteri legati a queste due statue di straordinaria bellezza, trovate a largo di Reggio Calabria più di 50 anni fa.

Prima di accedere nell’innovativa sala che conserva i Bronzi di Riace, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, i visitatori (venti alla volta) vengono fatti sostare in una stanza isolata, che deve depurarli dalle particelle di smog esterno e riportare la loro temperatura a quella che è stabilizzata nella sala espositiva dei Bronzi: da subito si ha la percezione di quanto questi giganti di bronzo, alti 2 metri circa, siano fragili, anzi fragilissimi, e di come sia miracoloso poterli ammirare ancora oggi.

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Quelli che poi sarebbero diventati i Bronzi di Riace vengono scoperti casualmente nell’estate del 1972, il 16 agosto, da un sub romano in vacanza in Calabria, Stefano Mariottini: a circa 300 metri dalla costa di Riace e ad 8 metri di profondità è lui che intravede per primo le due figure nude adagiate sul fondo del mare. È subito evidente che si tratta di un ritrovamento molto importante e si decide dunque di allertare la Soprintendenza. Parte da quel giorno uno dei misteri più affascinanti dell’archeologia moderna.

Molti i temi “caldi”: chi sono i Bronzi, le due imponenti statue ritrovate a Riace? Sono guerrieri, sono divinità? Sono statue singole o facevano parte di un gruppo scultoreo? Che fine hanno fatto i loro attributi, come lo scudo o le lance che avevano addosso? E come sono finiti sul fondo del mare?

Questi interrogativi sono stati anche tema di uno speciale TG1 andato in onda il 4 maggio, con la conduzione della giornalista Dania Mondini, proprio sui Bronzi di Riace.

Chi sono i Bronzi di Riace

A 50 anni dalla loro scoperta, molti misteri sono rimasti ancora tali. I Bronzi di Riace, classificati come “A” e “B” (o come il “Vecchio” e il “Giovane”) rappresentano probabilmente due guerrieri nudi dell’altezza, rispettivamente, di 1,98 e 1,97 metri, per un peso di 160 Kg. Certamente non sono due statue ordinarie.

Quando si li vede dal vivo la prima cosa che se ne apprezza è la straordinaria bellezza. I dettagli del viso, della barba, degli occhi, sono di fattura incredibilmente realistica. Anche la muscolatura è anatomicamente perfetta e risaltano in particolare le vene delle mani e dei piedi, la madreperla degli occhi e i capezzoli, lavorati a parte e applicati tramite battitura a martello.

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La datazione dei Bronzi di Riace risale alla metà V secolo a.C. e la loro realizzazione è collocata ad Argo, nel Peloponneso. L’ipotesi più probabile è il naufragio del bastimento che li stava trasportando forse verso Roma o Costantinopoli. Non c’è certezza sul loro autore. Si ipotizza che le statue possano essere opera di grandi maestri della scultura greca dell’epoca, come Fidia, Policleto o Mirone.

Chi erano? Probabilmente facevano parte di un gruppo di statue più numeroso, che rappresentava forse i Sette contro Tebe. I due potrebbero essere i fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo. 

Misteri e scandali

Fin dall’inizio della storia, i Bronzi di Riace sono stati al centro di scandali e misteri. C’è chi è convinto che i Bronzi fossero tre e che una statua sia stata vittima di un furto al momento del ritrovamento o subito dopo. Così come alcuni accessori, come scudi e lance. Nella narrazione sono state inserite le “archeomafie”, organizzazioni criminali che avrebbero gestito il traffico e la vendita di questi inestimabili tesori. Nei fatti, non è mai stato provato nulla e soprattutto non è stato mai trovato nel mondo niente che appartenesse ai Bronzi originali lontano dal loro luogo di ritrovamento o di esposizione.

Con una piccola e particolare eccezione!

Al Wadsworth Atheneum Museum of Art in Connecticut, negli Usa, è conservata quella che si è rivelata essere una copia in miniatura del Bronzo A, completa di elmo. Alta circa 30 cm, è stata rinvenuta nel Tevere nel 1916 e in seguito acquisita dal magnate americano JP Morgan, il quale la donò al museo americano. Museo nel quale è rimasta inosservata per decenni, prima che uno studioso italiano, il professor Daniele Castrizio, docente di Numismatica Greca e Romana all’Università di Messina, la scovasse: facendo così una serie di importanti scoperte e realizzando che probabilmente i Bronzi sono in realtà arrivati a Roma e poi da lì partiti per Costantinopoli, non arrivando mai a destinazione.

Il viaggio dei Bronzi concluso a Reggio Calabria

In realtà prima di essere sistemati al Museo di Reggio Calabria i Bronzi hanno sostato a lungo a Firenze per un primo restauro, presso l’Opificio delle Pietre Dure, dal 1975 al 1980. Una volta ripuliti, il loro peso passò dai 400 kg del ripescaggio agli attuali 160. I Bronzi di Riace rischiarono anche di non tornare più in Calabria, oggetto di un lungo contenzioso tra gli enti preposti alla loro tutela. Nel 1981 si decise tuttavia di posizionarli su basi antisismiche nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dove si trovano tutt’ora e da dove non vengono mai spostati.

In passato infatti sono pervenute richieste di prestito per eventi eccezionali come le Olimpiadi di Los Angeles o l’Expo di Milano, ma con esito sempre negativo. I Bronzi sono una priorità per il Ministero della Cultura e la loro sicurezza viene prima di ogni cosa. Per quanto siano alti, bellissimi e apparentemente forti, i Bronzi sono in realtà molto fragili: viaggiatori del tempo, hanno trovato il luogo del loro eterno riposo.

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