L’‘Ecce Homo’ è tra i capolavori di Caravaggio in mostra a Palazzo Barberini a Roma. Alle spalle ha una storia tutta da scoprire.
Inaugurata il 7 marzo, a Palazzo Barberini è visitabile sino al 6 luglio 2025 Caravaggio 2025, mostra epocale curata da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon. Il percorso raccoglie 24 capolavori di Michelangelo Merisi, provenienti da collezioni italiane e internazionali. Un viaggio tra opere rare che celebra la rivoluzione artistica e culturale del maestro lombardo.
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E tra i lavori di maggiore rilievo, vi è senza dubbio l’Ecce Homo riscoperto nel 2021 e con una storia quasi rocambolesca alle sue spalle. Basta citare qualche dettaglio per farsene un’idea: un dipinto dimenticato, destinato a un’asta da appena 1.500 euro, che si rivela un capolavoro perduto. Tanto da sconvolgere il mondo dell’arte. Ecco Ecce Homo, olio su tela riportato alla luce solo quattro anni fa e ora tra le perle della mostra romana dopo essere stato esposto al Museo del Prado.

Credit: Icon Trust da Ufficio Stampa
Tutto ha inizio a Madrid nell’aprile 2021, quando la casa d’aste Ansorena propone un’opera attribuita a un seguace José de Ribera. Il prezzo base è piuttosto modesto, ma alcuni dettagli – pennellate intense, luce drammatica, figure quasi vive – attirano l’attenzione degli esperti del Prado. Da qui l’intervento della pubblica autorità con il governo spagnolo che blocca la vendita. Ne seguono un restauro curato da Andrea Cipriani e una serie di analisi approfondite condotte da studiosi come Maria Cristina Terzaghi, Gianni Papi e Keith Christiansen.
Proprio le indagini fanno emergere la verità. La tela, destinata all’asta madrilena, è un Caravaggio, databile tra il 1605 e il 1609, da inserire a pieno diritto tra le circa 60 opere note del maestro. Un ex sleeper, dunque, uscito dal limbo dei quadri di cui si conosce l’esistenza ma che non sono rintracciabili. “L’Ecce Homo ritrovato brilla qui per la prima volta in mezzo alle altre opere di Caravaggio, in particolare quelle del primo e secondo soggiorno napoletano”, osserva Maria Cristina Terzaghi, curatrice della mostra.
E contribuisce a svelare “ancora una volta la sostanza della poetica del maestro: vero e umano”. Ma qual è la storia dell’opera caravaggesca che la mostra riporta in Italia dopo secoli?
La storia dell’opera e i dubbi
L’Ecce Homo nasce in un momento di caos. Nel 1606, Caravaggio fugge da Roma dopo l’omicidio di Ranuccio Tomassoni, vagando tra Napoli, Malta e Sicilia con una condanna a morte sul capo. È in questo periodo che l’artista tormentato dipinge Cristo coronato di spine, affiancato da Ponzio Pilato e un soldato. Il chiaroscuro illumina il sangue sulla pelle pallida, mentre lo sguardo del soldato vibra di emozione. È un’opera cruda, essenziale, che riflette l’urgenza di un uomo in corsa contro il destino, tema che risuona nella mostra romana, con opere che risuonano della medesima intensità.
Probabilmente, poi, arriva in Spagna attraverso la Napoli di età spagnola, entrando nella collezione di Filippo IV. Dopo secoli di oblio, riemerge nel 2021, custodito dalla galleria Colnaghi fino al prestito al Museo del Prado nel 2024. A Madrid, nella sala 8A, dialoga con il Davide con la testa di Golia, mentre a Roma i Musei Capitolini lo celebrano insieme a prestiti internazionali con un focus sul periodo napoletano.

“Come si può ancora presentare in maniera originale Caravaggio nel 2025?”, è la domanda da cui è partita Francesca Cappelletti, Direttrice Galleria Borghese e curatrice della mostra. “Con una mostra come questa, che grazie a prestiti inimmaginabili ci consegna, dagli esordi all’ultimo quadro, l’opera di Caravaggio. Che si arricchisce di tasselli importantissimi, come il Ritratto di Maffeo Barberini e l’Ecce Homo riscoperto a Madrid. Sono opere che certamente ci hanno aiutato di disegnare il percorso, al di là della loro eccezionalità, perché appartengono a momenti di svolta della vita del pittore. […] L’Ecce homo sarà fondamentale in questa mostra per mettere a fuoco gli anni napoletani”.
Nel corso degli anni, ovviamente, non sono mancati dubbi sull’autenticità della tela. Studiosi come Nicola Spinosa hanno visto, per esempio, una certa “moderazione” lontana dal dramma tipico di Caravaggio. Eppure, la maggior parte degli l’accoglie come “una delle scoperte più grandi dell’arte”, un gioiello da 40 milioni di euro.
Immagini allestimento di Alberto Novelli & Alessio Panunzi da Ufficio Stampa