Camilla Boemio cura a Roma, presso AOCF 58 – Galleria BRUNO LISI, la prima mostra capitolina dedicata all’artista Kamal Sabran.
C’è un soffio vitale che attraversa Roma in questo mese di marzo, e arriva da lontano. Si chiama Nafas, la prima mostra capitolina dell’artista malesiano Kamal Sabran, curata da Camilla Boemio. Un titolo che significa letteralmente ‘respiro’ ed è ben più di una semplice parola. È, infatti, un simbolo, un ritmo, un ponte tra la natura e l’anima umana.
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Sabran non è certo un nome nuovo nel panorama artistico globale. Nel 2022, ha incantato la Biennale di Venezia con la mostra collaterale Pera + Flora + Fauna, commissionata da PORT e dal governo di Perak, Malesia. Ora, a Roma, porta due opere video, Ssegar Angin e l’inedito Bendang che esplorano il legame profondo tra uomo e natura, un’armonia che respira all’unisono con il mondo.

In Ssegar Angin, già visto a Venezia, l’artista accompagna l’osservatore trasportandolo lungo il fiume Perak, a Ipoh, come in un rituale ancestrale che prende vita tra i riflessi dell’acqua e i suoni che si intrecciano. Qui, la natura diventa protagonista, uno specchio di trasformazione e guarigione che tocca corde profonde. È il respiro silenzioso della terra che si fa arte.
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Poi c’è Bendang, un’odissea tra i campi di riso di Ipoh, creata con la coreografa Aida Redza. Un lavoro che è un’esplosione di vita. Movimenti che danzano tra terra e cielo, gesti che mescolano forza e fragilità, un paesaggio sonoro avvolgente che si appoggia all’armonium, rivisitato in chiave sperimentale. I droni risonanti si fondono con la coreografia, creando un’esperienza che è insieme mistica e contemporanea per raccontare crescita, decadimento, rinascita dello spirito umano.
Arte che cura, arte che vive
Kamal Sabran è ricercatore, musicista, docente all’USM, fondatore dello Space Gambus Experiment e della Ipoh Experimental Art School. E usa l’arte come medicina per l’anima. I suoi progetti – dal Totsu-Totsu Dance Research in Giappone al Music for Mental Health in Inghilterra – dimostrano che la creatività può guarire, connettere, trasformare. E in Nafas, questa missione prende forma: ogni immagine, ogni nota è un invito a riconnettersi con le energie primordiali del mondo.

Tra i rituali di guarigione malesi e la sperimentazione sonora, Sabran costruisce un ponte tra tradizione e futuro. In Bendang, per esempio, la danza di Aida Redza è poesia in movimento, un canto che unisce passato e presente. L’armonium, con i suoi toni meditativi, ci avvolge come un abbraccio, mentre i campi di riso si trasformano in narratori vivi. È un’esperienza che va oltre il guardare: è un risveglio, un respiro condiviso.
Informazioni utili
Kamal Sabran
Nafas
A cura di Camilla Boemio
AOCF 58 – Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 – Roma (metro A fermata Flaminio)
dal 3 al 21 marzo 2025
Orari dal martedì al venerdì 17,00 alle 19,30