Arte contemporanea e meraviglia barocca a confronto nella mostra di Chiara Lecca all’interno di Palazzo Doria Pamphilj.
Dal 21 febbraio al 27 aprile 2025, gli Appartamenti Segreti di Palazzo Doria Pamphilj a Roma ospitano la mostra Dall’uovo alla dea, progetto espositivo di Chiara Lecca, a cura di Francesca Romana de Paolis. L’esposizione – che crea un suggestivo dialogo tra passato e presente – ha luogo in un’area ibrida tra casa e museo, aperta alle visite solo dal 2021 e decorata secondo i gusti del ramo genovese della famiglia Doria Landi, trasferitosi a Roma nel 1763.
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Per comprendere il percorso e il senso profondo dell’allestimento, occorre partire dal suo titolo, Dall’uovo alla dea. L’intento, infatti, è costruire un viaggio visivo e concettuale che parte dalle sculture ovoidali di Chiara Lecca fino a un omaggio a Diana, dea delle selve e degli animali. Con le sue opere, l’artista esplora il rapporto tra uomo e natura attraverso installazioni e sculture che evocano le antiche Wunderkammer, collezioni di rarità in voga tra il Cinquecento e il Settecento.


L’itinerario segue, dunque, il tema simbolico dei quattro elementi (Fuoco, Aria, Terra e Acqua) ispirandosi ai quali gli interventi di Lecca si fondono con gli arredi ottocenteschi, le statue classiche e i dipinti del Seicento. Creando un’atmosfera sospesa tra illusionismo barocco e fascinazione alchemica.
Ad arricchire l’esposizione, due dipinti raramente visibili al pubblico, estratti dai depositi del Palazzo e presentati per la prima volta. Ovvero, Venditore di meloni di Leonello Spada (tardo Cinquecento) e Figura maschile e cane con natura morta di fiori e frutta, realizzata a quattro mani dal pittore genovese Pasquale Chiesa e dal fiammingo Alexander Coosemans (metà Seicento).
L’arte di Chiara Lecca: tra metamorfosi e materia
Sono undici (tra sculture, installazioni e gruppi compositi) le opere di Chiara Lecca che si confrontano con il contesto storico del palazzo. Come sottolinea la curatrice Francesca Romana de Paolis, l’artista porta avanti una ricerca che si inserisce nella tradizione dell’uso dell’animalità nell’arte contemporanea, ma con un approccio nuovo. “Con le sue opere, Chiara Lecca compie tuttavia un passaggio ulteriore”, osserva. “L’animale non è più un duchampiano ready made, esibito così com’è, impagliato o in disfacimento. Esso viene piuttosto sublimato, seguendo un iter inedito e duale”.
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E prosegue: “L’innesto di materiali organici e inorganici generato dall’artista asseconda forme e dinamiche proprie sia del mimetismo naturale sia del gusto per l’illusionismo barocco. Ciascuna delle sue creazioni è un oggetto evocativo bifronte, più che mai sperimentale e più che mai erede delle mirabilia seicentesche”. Ne deriva che “lo straniamento si muta quindi in ludica curiosità e poi quasi in timor sacro. È così che dall’uovo si giunge alla dea… In una bi-direzionalità dialettica tra presenza e assenza, still life e natura morta, effigi dalle parvenze fossili e fascinazione per l’archeologia futuribile. […] Con un invito nuovo che l’artista sottende: riflettere sulla dimenticata appartenenza dell’essere umano al mondo zoologico, sulla fittizia e pur reale spaccatura tra natura e cultura”.
Le sculture di Lecca, realizzate con materiali come resine, porcellana, maiolica, vetro e pelli animali, si trasformano in oggetti ambigui e affascinanti: resine che sembrano ambra e cristalli, sculture simil-marmoree, composizioni che richiamano fiori e conchiglie, ma che, a uno sguardo più attento, rivelano la loro origine animale.

Un viaggio tra stanze e simboli
Il percorso della mostra si sviluppa attraverso ambienti carichi di storia e suggestione:
- Salotto del Fuoco che ospita le serie BigBubbles (2012), Fake Marble (2013-2015), True Fake Marble (2014-2016) e Still Life (2017), in dialogo con le opere di Ludovico Carracci, Massimo Stanzione e Pietro Testa.
- Sala dell’Aria con Purpura snakes (2025), tre sculture ispirate al serpente, simbolo di conoscenza segreta e tempo ciclico.
- Sala della Terra che accoglie Purpura shapes (2025), in connessione con il dipinto di Chiesa e Coosemans e le opere del ciclo Mask, legate al tema della caccia.
- Ninfeo di Diana (Sala dell’Acqua) che ospita Turquoise Still Life (2024), una composizione che emerge da una grande vasca marmorea ricolma d’acqua, insieme alle sinuose Turquoise Fake Marble (2024).
La mostra prosegue anche all’Ospitale di Santa Francesca Romana in Trastevere, nella cappella ottocentesca di San Vincenzo. Questo complesso, visitabile per l’occasione, conserva capolavori come il crocifisso musivo di Francesco Borromini e quello ligneo di Domenico Guidi, oltre ai bozzetti della Via Crucis di Guido Strazza.
A corredo della mostra, un catalogo edito dal Trust Floridi Doria Pamphilj, con testi della curatrice e contributi di Cristian Moriconi, Gabriele Landi. Dall’uovo alla dea è realizzata con il supporto della Principessa Gesine Pogson Doria Pamphilj e di Don Massimiliano Floridi in collaborazione con la Galleria Fumagalli di Milano.

Immagini da Ufficio Stampa