Dal 21 febbraio, Palazzo Roverella ospita un viaggio nell’arte di uno dei più grandi pittori danesi, tra interni silenziosi, paesaggi dell’anima e influenze italiane.

Dal 21 febbraio al 29 giugno 2025, Rovigo ospita un evento unico nel panorama artistico italiano. Palazzo Roverella, infatti, propone la prima retrospettiva dedicata a Vilhelm Hammershøi, il grande maestro danese. Quest’ultimo è riconosciuto come uno dei geni dell’arte europea tra Ottocento e Novecento.

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Nato a Copenaghen nel 1864, Hammershøi è noto per le sue opere caratterizzate da atmosfere rarefatte e silenziose, interni minimalisti e un’introspezione unica. Per la retrospettiva, il curatore Paolo Bolpagni ha selezionato un corpus di opere fondamentali. Queste provengono dalla limitata produzione dell’artista con cui avvicinarsi al linguaggio pittorico che ha reso Hammershøi un protagonista discreto ma essenziale dell’arte moderna.

HAMMERSHØI e i pittori del silenzio
Foto da Ufficio Stampa

Nel complesso, infatti, l’esposizione si propone di esplorare temi come il rapporto con l’Italia e il confronto con artisti coevi europei. E approfondisce quattro aspetti centrali della produzione del danese: gli interni, le vedute architettoniche prive di figure umane, i ritratti e la pittura di paesaggio.

Il rapporto con l’Italia e il dialogo con altri artisti

Un aspetto innovativo dell’esposizione è l’analisi del legame tra Hammershøi e l’Italia. Nonostante abbia dipinto un’unica opera di soggetto italiano, il pittore viaggiò più volte nella Penisola, visitando città come Roma e collezionando cartoline con vedute classiche. L’influenza dei Primitivi italiani, da Giotto a Masaccio, e dell’antichità classica contribuì a plasmare la sua estetica, creando un dialogo silenzioso con i grandi maestri del passato.

Come spiega il curatore, “la mostra di Palazzo Roverella non si propone semplicemente di offrire al pubblico del Bel Paese un’occasione per conoscere più da vicino le opere di un pittore straordinario ma di scandagliare filoni di ricerca rimasti finora pressoché inesplorati. Hammershøi viaggiò varie volte nella Penisola. Visitò Roma, collezionò cartoline con vedute di città, e soprattutto rifletté sull’antichità classica e guardò ai cosiddetti Primitivi. […] Non bisogna del resto ignorare il ruolo che il canonico soggiorno a Roma rivestiva tradizionalmente nella formazione dei giovani artisti danesi”.

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“La relazione, comunque, funzionò in senso biunivoco. Non pochi pittori italiani di differenti provenienze geografiche, infatti, furono suggestionati dalla visione o della conoscenza di opere di Hammershøi. Sia a lui contemporanei, sia della generazione successiva”, sottolinea ancora Paolo Bolpagni. Parallelamente, infatti, la mostra intende evidenziare i legami tematici e stilistici. Questi includono artisti quali Henri Le Sidaner e William Degouve de Nuncques. “Gli spunti di ricerca, insomma, non mancano, e l’obiettivo della mostra è di far luce su di essi”, conclude il curatore.

Ad accompagnare la mostra, un catalogo a cura di Dario Cimorelli Editore con saggi critici di Paolo Bolpagni, Claudia Cieri Via, Luca Esposito, Francesco Parisi e Annette Rosenvold Hvidt. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, la mostra è prodotta da Dario Cimorelli Editore e curata da Paolo Bolpagni. Il progetto ha il sostegno di Intesa Sanpaolo.

Immagini da Ufficio Stampa

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