La figura di Dracula/Nosferatu ha ispirato romanzi, film, fumetti e dipinti. Uno sguardo alla sua iconografia.

Il mito di Nosferatu, il vampiro immortale che incarna le paure più profonde dell’essere umano, continua a terrorizzarci ed ispirarci. Dalle radici nel Dracula di Bram Stoker, passando per il capolavoro espressionista di Friedrich Wilhelm Murnau, fino alle più recenti reinterpretazioni – come il film di Robert Eggers e il fumetto di Roberto Recchioni, Shin Nosferatu, entrambi freschi di uscita – questo personaggio continua a vivere attraverso i secoli, adattandosi ai linguaggi e alle sensibilità di ogni epoca.

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Le origini e il fascino eterno di Nosferatu

Nosferatu non è solo un film del 1922. È un archetipo che ha preso vita dalla penna di Bram Stoker per diventare un’icona culturale. Come ha sottolineato Rrobe, il vampiro letterario e cinematografico è piuttosto un «contenitore incredibilmente flessibile di metafore». È la «paura dello straniero», «il risveglio dei sensi», «il fascino del narcisista manipolatore» e «l’amore per il diverso». Ma è anche – sempre secondo Rrobe – «un mostro nuovo che si lega indissolubilmente con il ventesimo secolo e con i linguaggi che nel ventesimo secolo salgono alla ribalta, il cinema su tutti».

Shin Nosferatu: nuovo, vero, personale

Nel fumetto Shin Nosferatu, Rrobe – di fatto – non si limita a rendere omaggio a Murnau o a Stoker. Il suo Nosferatu è un’operazione che combina ispirazioni artistiche, cinematografiche e musicali per creare una visione personale e contemporanea. «L’idea che mi muove è che la nostra cultura collettiva è diretta conseguenza del fatto che le storie, fino a un certo punto della nostra storia, sono sempre state libere e tutti potevano reinterpretarle», dice nell’intervista.

La parola Shin (che in giapponese significa sia nuovo che vero) diventa quindi il manifesto di un progetto artistico che riporta i grandi miti alla loro essenza per reinterpretarli secondo nuove sensibilità.

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L’influenza di Nagai, Anno e Miura

Tra le fonti di ispirazione che Rrobe cita per il suo Shin Nosferatu, spiccano ad esempio tre giganti della cultura pop giapponese. Go Nagai è il creatore di capolavori come Devilman e Mazinger Z, noto per la sua capacità di fondere elementi dark e orrorifici con un’immaginazione sfrenata, spingendo i confini del fumetto giapponese e trattando temi profondi come la lotta tra bene e male. Hideaki Anno, regista e sceneggiatore, è famoso soprattutto per Neon Genesis Evangelion, un’opera che ha rivoluzionato l’animazione giapponese grazie a un complesso intreccio psicologico e filosofico. Il suo approccio a temi come l’alienazione e la dualità umana risuona fortemente anche nel Nosferatu di Rrobe.

Kentaro Miura è infine l’autore di Berserk, uno dei manga più iconici e influenti di sempre. Miura ha saputo unire un’epica dark fantasy a un’estetica visiva straordinaria, creando un universo cupo e ricco di simbolismi.

Arte, musica e il potere delle immagini

Rrobe riconosce un forte debito anche verso la musica e l’arte, che impregnano Shin Nosferatu di un’estetica potente. Musicalmente, Rrobe cita i Black Sabbath, pionieri dell’heavy metal, e Burzum, progetto controverso di black metal norvegese avente come unico membro fisso e fondatore Varg Vikernes

Se ci spostiamo invece nel mondo dell’arte, due pittori fondamentali per Rrobe sono stati J.M.W. Turner – maestro del Romanticismo, celebre per i suoi paesaggi intensi e drammatici – e Mark Rothko, noto per i suoi campi di colore che evocano emozioni universali. Tutto ha contribuito a creare il suo nuovo Nosferatu.

Un paradosso? Non necessariamente. La figura di Dracula/Nosferatu, nei secoli, ha dimostrato ampiamente la propria transmedialità. Il vampiro è, infatti, un’entità poliedrica: amore e morte, seduzione e paura, tempo e solitudine si intrecciano in una figura che continua a riflettere i desideri e le paure dell’umanità.

Il vampiro nelle arti

Nella letteratura, spicca ad esempoio il capolavoro di Anne Rice, Intervista col vampiro (1976, l’omonimo film è del 1994). La Rice ridefinì il mito del vampiro, donandogli una profondità psicologica e filosofica. Il suo Lestat de Lioncourt è diventato un’icona della letteratura gotica contemporanea. Stessa operazione di Stephen King che – nel romanzo Le notti di Salem (1975) – ha reinterpretato il vampiro classico, ambientandolo in una piccola cittadina americana, con evidenti richiami a Nosferatu. Più recentemente la trilogia La Progenie (The Strain, 2009-2011) di Guillermo del Toro e Chuck Hogan ha unito l’estetica classica del vampiro con un approccio moderno e quasi scientifico, ricco di richiami ai miti originali.

Se restiamo nel campo dei fumetti, non possiamo non citare Mike Mignola, creatore di Hellboy, che ha esplorato il mito del vampiro in molte delle sue storie, fondendo l’estetica gotica con un approccio avventuroso e soprannaturale. Marv Wolfman e Gene Colan – autori della serie The Tomb of Dracula della Marvel Comics (1972-1979) – hanno invece introdotto un Dracula carismatico e pericoloso, che ha influenzato molte rappresentazioni successive. Bernie Wrightson è infine maestro dell’arte gotica: ha creato immagini potenti e inquietanti ispirate ai vampiri, inclusi Dracula e Nosferatu.

Arte e vampiri

E nel mondo dell’arte fine a se stessa? Edvard Munch – sebbene non direttamente legato a Dracula – ha influenzato il design di Nosferatu nel film di Murnau, in particolare con opere come Il Vampiro (1895). Nessuno tuttavia più di Ernst Ludwig Kirchner, figura di spicco dell’Espressionismo tedesco e membro fondatore del gruppo artistico Die Brücke, ha esercitato un’influenza indiretta ma cruciale sull’estetica di Nosferatu (1922). Sebbene Kirchner non abbia collaborato direttamente al film, la sua visione artistica e i tratti distintivi del movimento espressionista si riflettono profondamente nell’opera.

Insomma, i miti non muoiono mai. Si trasformano, evolvono e tornano a parlare a nuovi pubblici attraverso linguaggi sempre diversi. Nosferatu, che una volta terrorizzava gli spettatori del cinema muto, oggi si rigenera nel fumetto e nel grande schermo, mantenendo intatto il suo fascino immortale.

Foto: Ufficio Stampa/Shutterstock

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