Dopo la Tate e il British Museum, Linda Karshan arriva a Roma con De Humana Mensura, in programma dal 17 dicembre al 19 gennaio negli spazi del Palazzo della Cancelleria. Un progetto espositivo che mette al centro il disegno come pratica incarnata, un atto che nasce dal respiro e dal movimento per tradursi in ritmo, misura e forma, fino a restituire una relazione profonda tra l’essere umano e l’ordine del cosmo.
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Il titolo, scelto non a caso in latino, è un omaggio diretto al luogo che ospita la mostra. «Abbiamo scelto il titolo in latino in omaggio a questo grande spazio, questo notevole palazzo rinascimentale di proporzioni umane ideali, dove mi sento molto a casa, nella proporzione del mio lavoro e di fatto del mio essere», racconta Karshan. Un dialogo che attraversa i secoli e rimette in circolo il pensiero umanistico: da Platone ad Alberti, da Leonardo a Michelangelo, in un continuo scambio tra gesto contemporaneo e memoria rinascimentale.
De Humana Mensura: Linda Karshan in dialogo con il Rinascimento
Non è casuale che questo percorso trovi forma proprio nel primo palazzo costruito ex novo a Roma in stile rinascimentale. Il Palazzo della Cancelleria non è qui un semplice contenitore, ma un interlocutore silenzioso. Dal cortile del Bramante al Salone d’Onore con l’affresco manierista di Giorgio Vasari, lo spazio diventa parte attiva del racconto, amplificando il senso di misura, armonia e proporzione che attraversa l’intera ricerca dell’artista.
Curata da Laura Villani, la mostra si sviluppa nelle sale al piano terreno, dove i disegni della Karshan traducono lo spazio in segno e il segno in ritmo. Opere essenziali, nate da quello che l’artista definisce una coreografia interiore: «Il modo in cui lavoro è un dono. – precisa – È apparso questo tipo di coreografia interna che mi guida quotidianamente, una serie di numeri e ritmi, la svolta della direzione, il girare il foglio o il corpo». Un metodo emerso nel 1994 che ha dato avvio a una pratica lunga e rigorosa, fondata su attenzione, ascolto e rischio.
Disegno, respiro e coreografia interiore: il metodo di Linda Karshan
Per la Karshan, il disegno nasce in quello che lei chiama spazio di transizione, «un luogo creativo in bilico tra l’inconscio e la coscienza», dove nulla è preconcetto e l’opera prende forma solo attraverso un atto profondo di presenza. «Non so come sembrerà, ma se presto molta attenzione l’arte avviene», spiega, sottolineando come l’imperfezione e la variazione siano ciò che rende il lavoro autenticamente umano: «Deve essere abbastanza buono, non perfetto. È questo che rende la mia arte umana, un marchio di umanesimo».
Il momento più atteso sarà la performance inaugurale del 17 dicembre, quando Karshan realizzerà un Walked Drawing nella Sala Vasari: un disegno camminato in cui il corpo diventa strumento, i passi si trasformano in linee e il respiro guida il tempo dell’azione. Un gesto condiviso con il pubblico, che assume un significato speciale nell’Anno Giubilare della Speranza. «Il fatto che l’arte possa passare attraverso un essere umano e apparire così bella, e toccare le persone, ci dà speranza», conclude l’artista.
Un progetto che restituisce all’arte la sua dimensione rituale e a Roma un’occasione rara di incontro tra spazio, corpo e pensiero.