A Montelupone, nelle Marche, storia e mistero si incontrano tra escape room, leggende e arte: il progetto culturale di Leonardo Bedini nel Palazzo Magner.

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Poco più di 3000 abitanti sparpagliati in appena 34 km²: cosa avrà mai da celare e raccontare un borgo piccolo come Montelupone, situato sulla cima d’un colle in provincia di Macerata? A quanto pare tantissime storie e tantissima arte, a partire dal titolo di uno dei Borghi più belli d’Italia, grazie alla sua struttura medievale rimasta praticamente intatta tra mura del 1400 e porte d’entrata. Dai romani all’Abbazia di San Firmano, per lungo tempo centro nevralgico culturale dell’area, passando per la storia del temutissimo Fra Moriale, che qui si fermò nel 1353, e al primo focolaio della Carboneria: riassumere la storia di Montelupone e tutte le sue ricchezze culturali potrebbe sembrare una sfida ardua, se non impossibile.

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Eppure c’è chi ha voluto provarci e anche con successo. Leonardo Bedini, già da un po’, sta trasformando l’approccio turistico di Montelupone con Mystery Tour ed Escape Room, con l’associazione da lui fondata Storie e Leggende, con la Pro Loco di Montelupone e con il patrocinio del Comune. Tutto inizia però dall’acquisto del Palazzo Narcisi-Magner (del XVIII secolo), che oggi ospita la Taverna dell’Artista: un ristorante, bed & breakfast, ma anche una mostra e sede di grotte antiche in cui potete perdervi con le escape room. Più di un Palazzo, insomma, oggi è un vero e proprio centro culturale da cui parte una piccola ma intensa rivoluzione: far conoscere Montelupone, in primis, ma anche trasformare il racconto storico dell’arte, per renderlo più accessibile a chiunque. 

Leonardo Bedini e la rinascita culturale di Montelupone

«Tutto quello che si può fare a Montelupone è legato alla Taverna dell’Artista perché, a sua volta, il Palazzo è legato alla storia di Montelupone. – ci dice proprio Leonardo Bedini – La Taverna sorge in un palazzo storico: la storia c’è sempre stata, ma c’è voluto un po’ di tempo per capire come valorizzarla. Una volta che l’abbiamo compreso, il collegamento è stato naturale».

«Il nostro obiettivo – continua Leonardo – è farti stare qui e farti sentire avvolto. Il contesto ti deve riempire e devi comprendere dove sei, perché ci sei e avere risposte in tutto: dalla scala in pietra serena ai quadri nelle stanze. Da lì, grazie alla popolazione e al Comune, visiti l’intero paese. Di giorno è un giro normale, di notte potresti incappare nella parte oscura e fuori dagli schemi del borgo».

Cosa succede esattamente, quindi, nel Palazzo Magner e perché è così legato alla storia stessa di Montelupone? Come ci racconta Leonardo, l’edificio risale al 1700 e, nel 1821, fu acquistato dalla famiglia Magner, che gli diede l’aspetto che ha ancora oggi. Sono rimasti intatti i contro-soffitti in gesso, gli affreschi, la scala e persino alcuni mobili che decorano le stanze in cui è possibile dormire. Ma c’è di più: la famiglia Magner – massonica come i simboli che ancora riempiono gli angoli del loro palazzo – aveva un’influenza incredibile all’epoca, persino sulla Chiesa.

Palazzo Magner, tra leggende e escape room

Nelle grotte in cui si svolge una delle escape room (e in cui si conclude il Mystery Tour) – nate probabilmente come magazzino refrigerante – si ritiene che vi siano sepolti alcuni eredi della nobile famiglia, dopo un’epidemia che decimò il paese e lo costrinse a delle fosse comuni. L’altra escape room, più ipnotica, è basata sempre su una storia vera, quella di Aldo Magner: l’ultimo erede della casata tornò annichilito e irriconoscibile dalla seconda guerra mondiale. Affetto da grafomania, era solito scrivere frasi apparentemente senza senso su ogni superficie del Palazzo, che Leonardo ancora conserva. C’è una stanza – in particolare – in cui le potrete ammirare sul soffitto, tagliate a metà da una crepa causata da una drammatica frana nel 1980 (che di fatto divise il paese in due). Il Mystery Tour vi fornirà più informazioni sulla storia di questa tragedia che trasformò il borgo, insieme ad altri preziosi e succulenti dettagli.

«Il Mystery Tour è un racconto divertente e interattivo del borgo – dice Leonardo – così che anche la storia più difficile da capire e più truce faccia ridere e sia simpatica. Sono due ore che volano: Montelupone nei miei sogni è un luogo in cui arrivi e capisci che ogni cosa ti parla e racconta storie». L’escape room ne è il suo naturale derivato: «Sono nate per caso all’inizio con un’idea. – prosegue Bedini – Dal Mystery Tour sono emerse tante storie del mio palazzo e ci siamo detti Perché non valorizzarle in maniera più leggera?. Abbiamo grotte bellissime e possiamo farle vivere alla gente. Vogliamo farti sentire parte di qualcosa: raccontiamo storie per rivelarti dettagli che altrimenti non avresti mai notato».

Dai misteri alla satira: la mostra su Gabriele Galantara

A dimostrazione di quanto Palazzo Magner e Montelupone abbiano da raccontare, l’edificio ospita anche una mostra permanente dedicata a Gabriele Galantara, originario proprio del borgo. «Abbiamo 10 quadri. – racconta Leonardo – Galantara è stato un creatore di satira politica in vignetta a fine ‘800. Ha creato una nuova forma d’arte. Diventare famosi in quel periodo tuttavia non era il modo migliore per vincere la partita. Lui è stato osannato e poi dimenticato per le sue posizioni politiche progressiste. I suoi quadri sono stati abbandonati, andati persi nel mondo e poi recuperati dal Comune. Noi abbiamo la fortuna di avere dentro casa bozzetti originali e uno dei suoi quadri più belli, perché era un grande pittore e questo emerge. Quei quadri li abbiamo presi per regalo, ma il loro valore sta crescendo. Chi, come Galantara, inventa qualcosa ha la fortuna di essere il primo e la sfortuna di essere riconosciuto solo dopo la morte».

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Un nuovo modo di raccontare la storia

La scoperta di Montelupone, in breve, potrebbe non finire mai: accanto a Palazzo Magner sorge il Museo storico fotografico, la torre storica con l’orologio, un altro Museo dedicato alle arti e ai mestieri antichi, porte medievali. La sfida di Leonardo, in questo senso, è quella di rendere comprensibile tutta questa complessità e tutta questa ricchezza.

«Quando ero piccolo – ci rivela – visitavo tanti musei. Non ero io a essere poco interessato, ma la spiegazione a essere ostica. Dico sempre che non c’è una storia brutta, ma brutti modi di raccontare una storia. Anche il Museo più bello, se spiegato male, diventa pesante. È essenziale usare l’ironia e la battuta per raccontare cose che altrimenti non comprenderesti e dimenticheresti. Il mio obiettivo è lasciare un’impronta che altrimenti sarebbe andata persa. Bisognerebbe re-impostare tutto il racconto della storia: se ci ridi su, la gente ti capisce. Bisogna cambiare il paradigma partendo dalle basi».

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