Dopo Monza e Bologna, la mostra STREGHERIE. Iconografia, Riti e Simboli delle Eretiche del Sapere di Vertigo Syndrome arriva a Padova. Dal 24 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026 presso la Cattedrale ex Macello sarà possibile ammirare un’esposizione – completamente rinnovata rispetto alle tappe precedenti – che indaga la figura della strega come simbolo di sapere, resistenza e rinascita attraverso nove sezioni immersive con opere d’arte, testi antichi e oggetti rituali. La curatela è dello storico dell’arte, scrittore e criminologo Andrea Pellegrino, che firma una versione inedita, profonda e sorprendente della mostra.
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La strega artista di Elisa Seitzinger
Come consuetudine di Vertigo Syndrome, la mostra STREGHERIE ospiterà una seconda mostra, a firma di un artista che con le sue opere inedite omaggia il tema della mostra principale. A Padova sarà Elisa Seitzinger ad esporre. Per STREGHERIE, Elisa ha ideato un progetto originale composto da due arazzi e cinque opere. Tra gli arazzi spicca Superego, considerato il suo manifesto artistico: un autoritratto simbolico della strega-artista che affronta, con forza e determinazione, i condizionamenti sociali che cercano di contenerla.
Com’è nato il tuo coinvolgimento nella mostra Stregherie e come hai costruito – attraverso i tuoi arazzi e le tue opere inedite – un dialogo con il tema della mostra?
«La curatela di Stregherie mi ha contattata a luglio per chiederemi di partecipare come artista ospite alla terza edizione della mostra, organizzata quest’anno a Padova. Ho accettato con entusiasmo e senza esitazione proprio perché il tema stesso della mostra coincide con i soggetti che amo rappresentare nei miei disegni.
Mi sono state commissionate cinque opere inedite, create ad hoc per la mostra, che abbiamo deciso di integrare con una selezione di tre opere realizzate in passato, prestate dall’Associazione Musei dell’Ossola, che le ha in custodia. Trattasi di due arazzi e una vetrata a piombo, quest’ultima realizzata in collaborazione con Maria Scarognina. La scelta delle opere è stata fatta perché sono inerenti al percorso visivo che svela iconografie, riti e simboli legati alla figura della strega, nel mio caso, in chiave contemporanea».
Superego, il manifesto visivo della libertà femminile
Superego è considerato il tuo manifesto artistico: come mai e cosa rappresenta per te?
«È una delle mie prime opere e vuole rappresentare appunto il concetto del mio superego, che presumo assomigli a quello di tante altre donne, ma che immagino possa essere presente in tutti gli esseri umani, a prescindere dal genere. Dal lato della luna sono rappresentate le costrizioni derivanti dall’educazione materna, dal lato del sole quelle di derivazione paterna.
Il superego dilania il corpo, l’istinto animale, va contro natura, ma allo stesso tempo è il sistema psicologico che ci permette di vivere civilmente. Nei periodi in cui riusciamo a riconoscere il nostro superego e la lotta eterna che perpetriamo con esso possiamo germogliare e fiorire. Quando invece ci lasciamo sopraffare da esso, soffriamo enormemente. Più che un manifesto forse è un autoritratto simbolico della strega-artista che affronta, con forza e determinazione, i condizionamenti sociali che cercano di contenerla».
L’immaginario della strega-artista in cosa ti ha regalato nuove ispirazioni, ampliando i temi della tua espressione artistica che già esplora il rapporto tra mito e identità femminile?
«Per esempio tutta la sezione creata ad hoc per la mostra esplora le origini della figura della strega. Questo perché Il mondo delle streghe, così come viene presentato dai demonologi cristiani, ha le sue radici in culti e miti pagani, nei classici che continuiamo a leggere e studiare, che raccontano l’animo umano e il suo desiderio di accedere all’irrazionale, di liberarsi nella catarsi dei riti a carattere religioso devozionale o artistici, come la tragedia. Questa necessità viene quasi sempre canalizzata attraverso l’opera di grandi figure femminili, maghe, adepte, dee, tutte dotate di poteri soprannaturali o meglio di iper connessione con la natura e i suoi cicli. Per questo ho scelto di rappresentare Persefone, Ecate, Circe, Medea e le Baccanti».
Icone sacre e tarocchi
Faccio un passo indietro: tra le tue opere spiccano icone sacre e tarocchi. Da dove nasce questa fascinazione e come la traduci, attraverso l’arte, in chiave contemporanea?
«In molti miei disegni esiste questo legame con il cosiddetto nuovo Medioevo e con l’iconografia esoterica. A partire dalla pandemia, ma ancora oggi, con i tristi scenari di guerre, si è acuita la necessità di ricercare qualcosa di trascendente, sacro in un certo senso. Il mio è solo un linguaggio che attraverso la riappropriazione in chiave eclettica di alcuni aspetti simbolici, a volte aulici, altre volte grotteschi e popolari, rifugge la mimesi con il reale. Sono un animale da studio, prima di affrontare un progetto leggo, attingo a piene mani da iconografie di altre epoche storiche.
I miei personaggi (e i miei bestiari) protagonisti assoluti delle mie illustrazioni, sono caratterizzati dai loro dettagli anatomici, dalle loro vesti o dai loro accessori se sono nudi, dal loro apparato simbolico, esseri stranianti che troneggiano sul loro palcoscenico, la superficie piatta del foglio. Una nota particolare per me meritano i tarocchi, ho disegnato nella mia vita due mazzi completi, ne disegnerò altri, per me sono fonte di continua ispirazione. Ciò che mi affascina di più degli arcani è la loro struttura enantiodromica, che significa che tutto ciò che esiste passa nel suo opposto. I trionfi, allegorie della nostra identità, rispecchiano questa mutevolezza, il negativo nel positivo, la perdita nel guadagno, la luce nell’ombra. I tarocchi ci insegnano che i nostri peggior difetti possono diventare grandi virtù e punti di forza e viceversa».
L’arte tessile e la vetrata: quando l’artigianato diventa magia
In Stregherie porti degli arazzi, legati a tradizione e artigianato: come mai questa scelta e cosa rappresenta nell’ambito di questa mostra?
«Mi piace sempre poter sperimentare su supporti e materiali diversi. Alcuni soggetti sono particolarmente adatti. Gli arazzi li ho fatti realizzare da un laboratorio in Germania. Ho dovuto adattare i miei disegni ai loro software specifici che, attraverso trama e ordito, ricompongono l’opera con fili di lana. Poi li ho tesi personalmente su telai realizzati a mano per valorizzarli al meglio nell’esposizione.
La vetrata invece è stata realizzata da Maria Scarognina, un’altra artista, o artigiana, non so come preferisca essere definita, ma a volte (non sempre) trovo che il confine tra queste etichette sia davvero molto sottile. Maria ha riscoperto e appreso questa antica arte della lavorazione del vetro a piombo. Abbiamo scelto insieme tra i miei disegni un soggetto che fosse adatto. Su mie indicazioni, Maria ha poi riprodotto fedelmente l’opera con questa tecnica delicata, lunga e complessa. La stessa ad esempio con cui venivano realizzati i vetri cattedrale delle antiche chiese gotiche».
La strega come simbolo di resistenza e libertà creativa
La figura della strega nella storia è stata al tempo stesso demonizzata e mitizzata. In che misura oggi questa figura ancora ci parla e ci insegna qualcosa?
«Fin dall’antichità, la figura della strega ha abitato l’immaginario collettivo come emblema di poteri misteriosi, sapienza inaccessibile e ribellione alle norme dominanti. Vittima di terribili persecuzioni dal Medioevo all’età moderna, la strega è stata spesso il capro espiatorio di fobie sociali, misoginia istituzionalizzata e repressione del sapere delle donne. Già alla fine del XIX secolo, durante la prima ondata di Femminismo, le suffragette americane si proponevano di riabilitare il termine strega attraverso la decostruzione degli stereotipi negativi a esso associati. Il movimento femminista ha quindi reinterpretato questa figura come simbolo di resistenza femminile. Ed è questo il messaggio che veicolano le streghe ancora oggi. Perché le streghe, poliedriche e controverse, per loro natura immortali, continueranno sempre a inquietarci e affascinarci».
In senso provocatorio, pensi che oggi le donne siano ancora streghe-artiste, quantomeno in riferimento ai condizionamenti sociali che subiscono?
«Premesso che ogni donna, anzi ogni essere umano, ha il diritto di auto definirsi come preferisce, penso che i condizionamenti sociali esistono. E, in questo contesto, le streghe erano e sono simbolo per eccellenza della ribellione ai ruoli precostituiti, imposti dalla società patriarcale. Questo perché le streghe sono pronte a pagare a caro prezzo, a volte con la loro stessa vita (terrena), la loro libertà e il loro sapere.
La stregoneria, oggi come ieri, è fatta di rituali, di magia, di conoscenza di antichi saperi, di connessione con la natura e con la parte più istintiva o spirituale di noi. Come le streghe, molte artiste sono connesse con queste energie, più o meno consapevolmente. E, tra queste, molte affermano un messaggio politico di emancipazione e di espressione creativa incurante dei giudizi sociali».
Elisa Seitzinger tra arte, design e collaborazioni
Nei tuoi lavori dialoghi spesso con brand, editori, musicisti: cosa cambia per te tra la commissione e la piena libertà creativa?
«Ho lavorato e lavoro ancora oggi perché non ci siano differenze tra ambiti commerciali e pura espressione artistica. Provo sempre a essere libera anche con una missione da compiere affidata da qualcuno che preferisco chiamare committente, al posto di cliente. Da esperienza, quasi sempre, se entrambe le parti iniziano da presupposti di rispetto, meglio ancora di stima reciproca, il lavoro andrà bene e la mia libertà artistica verrà salvaguardata. Del resto non credo che in questa società si possa fare tutto da soli e senza mezzi materiali. I progetti più belli si realizzano sempre in squadra».
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Foto Preview: Elisa Seitzinger – Persefone – Stampa Fine Art (2025)