L’Aurora Popolare dei Ministri – titolo del nuovo album uscito il 19 settembre per Woodworm/Universal – si presenta subito con l’immagine del sol dell’avvenire. Un benvenuto agrodolce per l’ascoltatore, che avrà tempo – dopo aver soddisfatto lo sguardo – di perdersi nelle tracce dell’album, odi al tramonto delle illusioni di una generazione. «Mi viene in mente una cosa che abbiamo scoperto a pranzo. – ci dice subito Federico – Nello spettacolo per la Palestina organizzato da Brian Eno, il palco dei Gorillaz era proprio la copertina del nostro disco. Ringraziamo i Gorillaz per questo. Sono sempre carini».
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Non è detto che siano semplici coincidenze. «È incredibile – continua infatti Federico – che quel segno grafico, semplificando è il sol dell’avvenire di cinese memoria, stia tornando in qualche modo. È davvero significativo. Noi alla cover pensiamo sempre molto. Avevamo già il titolo dell’album e abbiamo fatto un po’ di esperimenti partendo da poster di propaganda cinese». Il sol dell’avvenire – nella propaganda socialista – è in realtà simbolo di una nuova speranza, mentre in Aurora Popolare c’è spazio più per amare consapevolezze. «Vero – dice Davide – è un disco da parte nostra molto consapevole. Sarà per l’età e per le somme che si tirano a un certo punto rispetto a un percorso come il nostro».
Ministri: disillusione e speranza in Aurora Popolare
Indaghiamo allora – più nel dettaglio – le specifiche di questo dolore che viaggia tra le tracce di Aurora Popolare alternando rabbia e nostalgia. «Più che una questione anagrafica – ci dice Federico – è qualcosa che riguarda tutta questa parte di mondo. Un ragazzo di 20 anni in questo momento si affaccia in un mondo dove non c’è più cielo. E non parlo di grattacieli, ma di orizzonti. Di posti dove ci sia anche solo uno strato di illusione. Come diciamo in Aurora Popolare, mentre seguivamo una cosa o l’altra noi sapevamo che ogni leader, ogni movimento aveva dei limiti. Tuttavia, qualcosa da seguire ce l’avevamo!».
«Al di là dell’inevitabile reazione che c’è stata ai fatti di Gaza in particolare e che sta provocando un movimento, vedere un oltre è abbastanza difficile. – dice Federico – Ciò ha causato tanti anni di ricerca di nemici, da una parte e dall’altra. BUUUM (la prima traccia dell’album, ndr) parla anche di questo: della ricerca dei nemici a seconda della fazione. Mi sembra che siamo già oltre il complottismo. È il post-complottismo. Rispetto a ciò che succede nel mondo come fa ad esserci un complotto? La misura è colma».
Eppure, una speranza deve esserci se nella cover il sole fa capolino oltre l’orizzonte. «Credo che i problemi siano sempre stati troppo lontani e, se volevi combatterli, la soluzione appariva difficile. – commenta Davi – La gente a un certo punto si è limitata a farne una lotta social, senza credere che le cose potessero realmente cambiare. L’impressione che ho nell’ultimo periodo, ed è la parte positiva di Aurora Popolare, è che una speranza c’è e il gap tra il possibile e l’azione si può ridurre. Credo che la gente si stia svegliando perché le bugie son diventate troppo grandi».
Canzoni e società
E poi sono gli stessi Ministri a dichiarare che parte della speranza sta nel cantare la disillusione. «A questo disco abbiamo dedicato una quantità di ore folle, mi verrebbe da dire inutile a suo modo. – dice Federico – Com’è inutile l’arte in generale, del resto. Dal giorno in cui esce il disco, accade però un altro miracolo, e più passa il tempo più è miracoloso: ci sono persone che hanno una vita, cazzi di ogni tipo e passano una parte consistente della loro esistenza a star dietro a noi e alle nostre canzoni. Se ci pensi, è incredibile. L’uomo è veramente più del vecchio adagio produci, consuma, crepa. Finché continua ad essere così, è inevitabile che ci sia speranza».
In Squali nella Bibbia, i Ministri cantano Impara a tramontare: un duro modo di dar vita a una speranza, verrebbe da dire. «Insieme ad Avvicinarsi alle casse, sono i due pezzi che ho scritto con questa voce del super io, che però è sempre più minacciosa e stronza. – spiega Federico – Ti dice le cose come stanno, quindi sì: impara a tramontare. In Squali nella Bibbia rifletto sul fatto che, se le ricette alternative a tutto questo passano dagli stessi canali, sembreranno la stessa cosa. Ad esempio, la vita lenta… se la soluzione fosse quella di abbandonare tutto e andare in campagna, l’avrebbero fatto tutti. È un racconto uguale e speculare, soprattutto se fatto sui social».
Aurora Popolare – in definitiva – fotografa disillusioni e amarezze, senza perdersi troppo d’animo. In una realtà alla deriva, il sole fa capolino: «In questo disco – conclude infatti Michele – c’è anche la spinta ad affrontare un pezzo di dolore per trasformarlo in qualcosa di diverso. Per questo c’è un sole davanti che ri-spunta: non ci sono risposte, ma possiamo cercarle insieme».
Foto di Chiara Mirelli