Bienno Borgo degli Artisti 2.0, Cinzia Bontempi: «Bienno è sempre stata contemporanea»

In provincia di Brescia, nella Val Grigna della Val Camonica, passato e presente sembrano incontrarsi tra i vicoli del borgo di Bienno. Le incisioni rupestri e l’arte della ferrarezza si specchiano in una nuova linfa portata da artisti contemporanei e internazionali: passeggiando tra le vie del borgo si assiste a una nuova via per l’arte – possibile e a disposizione – in cui non ci sono distinzioni cronologiche e di disciplina. Tutto si contamina, tra le botteghe ricche di nuove opere e sculture, le mostre e i tesori di Palazzo Simoni Fè, che oggi conserva ed è testimone del passaggio degli artisti nel borgo.

Tutto ciò – e lo capiamo subito appena mettiamo piede nel paese – è un’estensione dello spirito e della visione di Cinzia Bontempi, direttrice artistica di Bienno Borgo degli Artisti 2.0. «Mancavo da Bienno da 32 anni. Sono rientrata perché stavo ristrutturando casa a Milano e ho pensato di tornare per passare del tempo con mia mamma. – ci dice subito Cinzia, che ci accoglie nella nota Casa degli Artisti, base dell’intero progetto – Il nostro vigile mi ha detto che il sindaco voleva incontrarmi. Io non lo conoscevo, forse l’avevo incontrato una volta. Quando l’ho incontrato, mi ha chiesto se volevo dirigere il Borgo degli Artisti».

Cinzia Bontempi e il tema dello Spazio Vuoto

«Ero andata via – continua – perché volevo evadere. Sentivo la Val Camonica molto stretta, quindi dentro di me ho pensato che non avrei mai accettato questa proposta. Volevo tornare nel mio habitat. Tuttavia, mia mamma mi disse: Sei stata via 30 anni, accetta così ti vedrò più spesso. Pensavo sarebbe stato un impegno minimo quindi ho accettato per mia mamma. Ed è stata la cosa giusta: è stato il suo ultimo anno e mezzo di vita e ho potuto passarlo con lei. È stato il più grande regalo».

«Ho sentito anche che Bienno avesse accettato il mio ritorno. – ci dice poi Cinzia – Ho trovato questo progetto morto, spento. Sentivo che aveva bisogno di un rilancio. È nato nel 2013 per dare nuova vita alle botteghe del paese e, non a caso, il tema di quest’anno è lo Spazio Vuoto. Le botteghe che si erano svuotate ora sono piene della presenza degli artisti». Così, dal tema del primo anno – l’Innovazione delle tradizioni – a quello della seconda (Serendipity), Cinzia Bontempi ha ben pensato di «lasciar emergere ciò che doveva emergere da sé». «Lo Spazio Vuoto del 2025 – spiega – è perché, dopo tre anni, sentivo che stavamo riempiendo questo spazio con le giuste sinergie e i progetti giusti».

Bienno Borgo degli Artisti 2.0: residenze per un museo diffuso

Facciamo un passo indietro per capire cosa succede effettivamente a Bienno. Bienno Borgo degli Artisti 2.0 è – per la precisione – un progetto di residenza artistica che trasforma il borgo in una galleria d’arte diffusa. Durante il periodo di residenza, il borgo ospita infatti artisti e designer internazionali, dagli Usa alla Sud Corea, offrendo loro – oltre all’alloggio e ai materiali – anche spazi espositivi unici nei palazzi storici, nelle antiche fucine e nelle botteghe locali, dove possono sviluppare e realizzare i propri progetti, contribuendo a rendere Bienno un punto di riferimento per l’arte contemporanea in Italia.

«Passo quasi tutto il mio tempo a Bienno adesso, perché qui trovo quell’internazionalità che sono andata a cercare fuori a 19 anni. – ci dice Cinzia Bontempi – Mi piace vivere a contatto con gli artisti quotidianamente. Può essere un lavoro stressante perché siamo teste diverse. Ho dovuto imparare perché non mi sono mai occupata di direzione artistica. All’inizio ho progettato la mia direzione come una rivista, come se stessi programmando un numero: l’editoriale, quali servizi coprire… l’ho pensato così. E oggi sono contenta».

Bienno Borgo degli Artisti 2.0: come funziona la residenza artistica

Il progetto Bienno Borgo degli Artisti 2.0 non ha limiti di età né di disciplina ed è forse questo aspetto una delle sue più grandi forze. «Ho subito pensato di non dare limiti d’età, anche se ovviamente è necessario essere maggiorenne. – ci spiega Cinzia – La cosa più importante, tuttavia, è che copriamo tutte le discipline, dalla pittura alla sound art, passando per la ceramica, la video art, la land art, la fotografia, i cortometraggi. Non abbiamo orari, tranne il sabato e la domenica quando è importante lasciare aperte le botteghe. Lo so che contaminazione è una parola molto usata, ma qui ci sta perché gli artisti si contaminano tra loro. Anche perché arrivano da ogni parte del mondo. Non ho ricevuto ancora candidature dall’Africa. Spero nella prossima open call di ricevere qualcosa da un continente così artistico».

Le residenze iniziano proprio con la replica alla open call: «Ogni anno scegliamo un tema e lanciamo la open call a gennaio. – ci spiega la direttrice artistica – La chiudiamo a fine febbraio e a metà marzo selezioniamo gli artisti che verranno in residenza. Possono soggiornare qui per minimo 4 settimane, ma vorrei aumentare questo periodo perché in un mese non hai il tempo di arrivare e fare amicizia con il borgo. La durata massima della residenza, invece, è di un anno. Gli artisti scelgono il periodo e, quando arrivano, hanno a disposizione una stanza all’interno di appartamenti condivisi, una bottega o una fucina e il teatro, a seconda della loro disciplina artistica. Qui sviluppano il progetto presentato nell’open call. Noi copriamo le spese dei materiali. La loro unica spesa è il viaggio, oltre al vitto».

Il lascito degli artisti

Ancora più importante, tuttavia, è il loro lascito: «Devono lasciare in donazione un’opera. – ci spiega Cinzia – Solitamente quella prodotta a Bienno, ma capita che non portino a termine il progetto. In quel caso o tornano o lasciano in donazione un’altra opera. Per me è importante che non ci sia senso del dovere: questo è un posto di ricerca e di sinergia con gli altri artisti e con i biennesi». Negli ultimi tre anni, le opere lasciate dagli artisti in residenza hanno piano piano trasformato Bienno in un museo diffuso e a cielo aperto. L’arte è ovunque, negli angoli delle strade o affacciata alle fucine rimaste. Soprattutto, nutre il già citato Palazzo Simoni Fè, che contiene una collezione permanente e sempre più ricca.

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Bienno, tutti gli eventi: da BorgoVisioni alle mostre personali

Bienno – in breve – è più che mai un borgo vivo. Nel corso dell’anno si susseguono mostre, performance, esposizioni aperte a tutti e che accolgono artisti e cittadini. A maggio c’è BorgoVisioni, «rassegna di cortometraggi che curo insieme a Matteo Delai. – dice Cinzia – C’è una residenza specifica per un video artist che lavora su un progetto che presenteremo alla Mostra Mercato negli ultimi dieci giorni di agosto».

E ancora, «dieci giorni di luglio sono dedicati alle performance. – spiega – Invitiamo visiting professors. A fine luglio c’è il Richiamo del Maglio dedicato all’arte della ferrarezza. Claudio Ercoli cura la mostra dedicata all’arte della coltelleria in damasco. Durante l’anno ci sono mostre personali sugli artisti che desiderano avere una proprio esposizione nel borgo. C’è poi Fucina in Cloud dedicata all’IA. È piaciuta tantissimo perché allestita in una delle vecchie nostre fucine. Infine, la Mostra Mercato conta più di 200mila visitatori e 165 espositori, oltre al cuore pulsante che sono tutti gli allestimenti degli artisti in residenza ogni anno. Nel 2025 arriveranno nuovi artisti e persino esperti di arti marziali per investigare il tema dello Spazio Vuoto».

Cinzia Bontempi ringrazia l’amministrazione comunale che «supporta questo progetto». Un’iniziativa unica nel suo genere che fa incontrare il ferro con l’arte contemporanea. «C’è sinergia e lo vedo come un evento naturale, doveva andare così. – chiosa Cinzia – Io credo che Bienno sia sempre stata contemporanea». E, quando le chiediamo quale sia ad oggi la sua più grande soddisfazione, Cinzia non trattiene un po’ di sana commozione e ci risponde: «Che gli artisti amano talmente questo posto da volerci tornare».