Lo street artist TVBOY porta alla la Galleria Deodato Arte di Milano una mostra personale dedicata al potere dell’amore. La nostra intervista.

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È il celebre verso virgiliano Omnia Vincit Amor a dare il titolo alla mostra che riporta TVBOY alla Galleria Deodato Arte di Milano. Dal 22 maggio al 14 giugno 2025, gli spazi di Via Nerino 1 infatti ospitano la nuova personale dell’artista, tra i nomi più influenti della street art contemporanea. Il suo stile ironico e poetico si tinge, in questo caso, di sentimento per celebrare la forza rivoluzionaria dell’amore.

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Salvatore Benintende – vero nome di TVBOY – tramuta l’amore in un’arma di rivoluzione, un linguaggio universale capace di abbattere barriere e riscrivere la storia. Un gesto semplice come un bacio avvicina personalità lontane fra loro, in un’ideale di pacificazione che vorremmo poter leggere anche nella cronaca. Così, in un mondo che sembra parlare solo la lingua delle armi e della morte, le tele in esposizione si fanno portatrici di un messaggio potente di rigenerazione, di umanità e di speranza. La semplicità di accogliere l’altro senza pregiudizio.

TVBOY
Foto da Ufficio Stampa

Come hai pensato questo allestimento e come hai selezionato le opere?
Tutto è nato dall’idea del titolo: Omnia Vincit Amor. Perché questo titolo? Perché ho pensato che mai come in questo momento ci sia bisogno di parlare d’amore, di pace. Basta accendere il telegiornale: si parla solo di conflitti. I poli sono sempre più estremi e polarizzati. Quindi volevo provare a trovare un punto di incontro. Ho pensato a dei baci tra personalità rivali, proprio per dire che siamo molto più simili di quanto crediamo.

C’è una sala più legata al tema dei baci, un’altra incentrata sulle icone che sono dei miei riferimenti. Ed è un piacere essere di nuovo a Milano dopo tanti anni. L’ultima volta, credo, è stata cinque anni fa, con la mia mostra al Mudec. Milano è la città che mi ha cresciuto: ho studiato qui e vi ho vissuto qui fino ai 25 anni. Quindi mi piace tornare nella mia città.

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Il tema dell’amore e del sentimento ti accompagna nella tua creatività?
Tantissimo. Mi ha aiutato molto, ad esempio, il progetto in Ucraina. Quando sono stato lì, nel 2023, ho capito come la street art non debba essere solo polemica. Fino a quel momento avevo realizzato opere molto ironiche, sarcastiche. Lì, invece, ho percepito tutto il potere della street art di cambiare i luoghi, di infondere pace e speranza. Da quel momento ho cambiato un po’ il mio approccio e anche il mio metodo di lavoro. Ho iniziato a collaborare con Emergency e con Open Art. È stato un passaggio importante, un’attenzione nuova verso il sociale.

Esporre in una galleria, un ambiente più convenzionale rispetto alla strada, per uno street artist rappresenta una sfida?
Sì, me lo chiedono in tanti e quello che voglio ribadire è che io continuo a essere street artist. Mi piace troppo la strada per abbandonarla del tutto. Dopo il Covid, però, ho capito che avevo bisogno anche di lavorare su supporti più stabili. La strada è effimera: le opere durano pochissimo.
In una mostra, invece, posso raccontare un punto di vista articolato, attraverso varie opere, tutte nella stessa sala. Hanno una vita più lunga. E questo mi permette anche di lasciare qualcosa che resti nel tempo. C’è un aspetto narrativo diverso.

Parlando proprio dell’open air, che rapporto hai con il vandalismo? Ti colpisce, ti ferisce quando le tue opere vengono danneggiate?
All’inizio mi vedevo anch’io come un vandalo. Adesso sono riconosciuto come artista, ma quando ho iniziato la street art era un genere marginale, non riconosciuto. Eravamo classificati come vandali. Quindi, se oggi qualcuno vandalizza l’opera di un ex-vandalo… ci può anche stare!
Io lancio un messaggio: se l’opera dura, sono felice. A Palermo, ad esempio, per il murale su Falcone e Borsellino hanno messo un plexiglass per proteggerla, e ne sono stato molto contento.

Tvboy Omnia Vincit Amor
TVBOY Omnia Vincit Amor

Ma, in generale, per me è importante il messaggio. Se poi qualcuno vuole rubarla, vandalizzarla, non è un problema mio. Anzi, a volte un’opera che dura poco ha un impatto maggiore: se la censurano, se ne parla ancora di più. L’importante è lanciare messaggi e parlare di temi rilevanti. Quanto durano, non è una cosa che mi affligge.

Nei giorni scorsi hai realizzato un’opera dedicata a Salmo in versione Papa Street Artist. Quanto la musica ti ispira nel tuo lavoro?
Molto, anche perché io stesso ero musicista e suonavo in gruppo. Salmo l’ho sempre ammirato e quando mi ha contattato per fare un’opera insieme, è stato un grande onore. Mi piace perché è un ribelle, come me. E poi l’idea di raffigurarlo come papa era molto attuale: il giorno in cui ha lanciato il disco era anche il giorno del conclave. È stata una coincidenza fortuita, ma perfetta.

Immagini da Ufficio Stampa

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