Arriva a Roma con la mostra ‘Dal cuore alle mani: Dolce & Gabbana’ la serie di opere di Bonapace ‘Deus Ex Machina’.

Arriva a Roma – dopo Milano e Parigi – la serie di dieci opere digitali Deus Ex Machina di Bonapace, che accolgono gli avventori all’ingresso della mostra Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana al Palazzo Esposizioni di Roma. Realizzate appositamente per la mostra, in queste realizzazioni Bonapace indaga l’equilibrio tra passato e futuro, mescolando l’elemento androide all’umanità.
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«L’androide – ci racconta l’artista – si mescola all’umanità, a volte sostituendola e a volte distruggendo il patrimonio umano. C’è sempre però la ricerca di un bilanciamento tra passato e futuro. È un’arte artigianale, anche se sono realizzazioni digitali. Non c’è intelligenza artificiale, ma software tridimensionali con cui ho creato da zero ogni singolo elemento in scena, illuminando con una luce religiosa e rinascimentale che è il mio linguaggio. È un ponte tra tradizione e innovazione. E poi il titolo, Deus Ex Machina, ci ricorda l’artificio teatrale in cui la divinità scendeva per risolvere le tensione tra sovrannaturale e tecnologia».

Una lettura attualissima e contemporanea che – nell’allestimento romano – quasi trova uno specchio nel contesto che la circonda. Bonapace, del resto, ci ricorda di aver studiato presso l’Accademia di Belle Arti. «È un valore incredibile esibire qui nell’anno giubilare con quello che sta succedendo. – commenta – Il Rinascimento e la contemporaneità, con le sue problematiche, creano un equilibrio. È una necessità di espressione». Con Domenico Dolce e Stefano Gabbana l’artista racconta di aver avuto massima libertà artistica, del resto.
«Da una primissimo meeting con Dolce – ricorda – abbiamo deciso di creare questo filone un po’ distopico e un po’ generato da questa inquietudine che abbraccia senza ostentazione l’iconografia di Dolce&Gabbana, preservando un linguaggio espressivo personale mio. Ho potuto esplorare elementi che oscillano tra teatro, balletto, architettura. E che abbracciano l’iconografia e il costume di Dolce&Gabbana, fatto a mano tradizionalmente. Si lega a quello che artificialmente faccio: il filo conduttore è un po’ questo».

Androide e umano, digitale e analogico: quali sono, per Bonapace, le frontiere delle nuove tecnologie? «Anche in epoche passate – ci risponde – la tecnologia ha fatto fare dei salti all’artigianalità e alle maestrie. Credo che l’intelligenza artificiale sia uno strumento di miglioramento. Personalmente però ritengo che sia importante mantenere un proprio linguaggio. Al tempo stesso credo sia uno strumento da esplorare, anche per vedere nuove prospettive: in che modo la macchina approccia il patrimonio artistico? Scegliamo noi poi cosa preservare e cosa scartare»
Del resto, già Deus Ex Machina richiama «il passato e il futuro e creano scenari possibili. – conclude – Non immagino la tecnologia tra 300 anni perché i cambiamenti sono rapidi. Tra 20 anni vivremo una realtà dipendente dalle macchine e forse dai robot».