Tra realtà che supera la fiction (o viceversa), i Belize ci raccontano ‘Phantom Favola’: l’album della rinascita.

Si intitola Phantom Favola il nuovo album (Woodworm/Universal) dei Belize, uscito venerdì 9 maggio. Musica immaginifica – come ci dice la band – ma anche di rinascita. Riccardo Montanari, Mattia Tavani e Federico Scaglia hanno lavorato al sound per ritrovarsi, ma anche le immagini evocative di Phantom Favola – a firma alohaproject – comunicano con l’ascoltatore, intrecciandosi con le note e le canzoni.
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«Questo album – ci dice la band – rappresenta tantissime cose. Innanzi tutto, è un’amicizia che si è ritrovata e sviluppata. È una stima reciproca che abbiamo smesso di coltivare e, quando siamo tornati a coltivarla, ci siamo accorti che siamo stati stupidi a non farlo prima. È una rinascita anche emotiva. Arriva dopo un lungo blocco durante il quale non riuscivamo a capire cosa fosse la musica. Ci siamo chiesti se quello che facevamo prima avesse senso cinque anni dopo o se dovessimo capire cosa eravamo oggi. Ci siamo dovuti perdere un po’ e non è scontato. Phantom Favola rappresenta quindi ciò che volevamo fare in quel momento».

Una buona dose di coraggio e un processo naturale di creazione hanno alleggerito il percorso. Dalle chitarre a un suono più distorto, dal cambio del sound delle batterie a sonorità meno rock, «è stato un lavoro lunghissimo – confessano – e alcune cose sono venute in modo naturale, altre sbattendoci la testa. La fatica è far risultare il lavoro non artificioso, perché le canzoni non sono un ricettario».
Il simbolo estetico di tutto questo lavoro è il Phantom Malaguti, iconico motorino dei primi anni 2000, che nell’immaginario dei Belize diventa un destriero in sella al quale, da giovanissimi, si conquista la libertà per vivere le avventure che dalla provincia portano alla vita adulta. «Siamo fan del fatto che il reale superi la fiction, ma è bello anche vedere un po’ di fiction nel reale. – commentano – Abbiamo cercato di mettere un velo magico ed eroico che ti aiuta nella vita di tutti i giorni. Ci piace pensare che il motorino sia un cavallo alato».

Qui, come dicevamo, c’è lo zampino di alohaproject, «nostro collaboratore da sempre». «È un illustratore di Varese fortissimo. – ci dicono i ragazzi – Eravamo ragazzi di Varese che facevano cose e man mano siamo cresciuti insieme. Lui ora fa anche esposizioni, ma ha subito accettato. C’è uno scambio reciproco con lui, perché spesso guardando i suoi disegni ci vengono delle idee. Ad esempio, il cavallo motorino l’aveva già disegnato in passato. E non sappiamo chi abbia influenzato chi. Ha interpretato benissimo anche il merge tra demoni e angeli e gli elementi terreni, come un gattino e la musica».
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«Ci son state tante prove – concludono i Belize – ma ci sentiamo un tutt’uno tra musica e grafica. Come band ragioniamo a 360 gradi. Per noi le canzoni hanno un’immagine, una foto, un protagonista». Infine, una curiosità: sulla copertina c’è anche il Duomo di Milano. «È una chicca – ci dicono i Belize – perché a Varese c’è la casa-museo di un varesino trapiantato a Milano: la Casa Museo Lodovico Pogliaghi. Ha progettato la porta del Duomo e a Varese c’è il negativo della porta del Duomo. Era un elemento milanesissimo che nasconde varesinità».