‘E io tra di loro – Giovanni Nuti in Concerto – Tra Alda Merini e Milva’, Giovanni Nuti ci racconta lo show al Teatro Parenti di Milano.

Il 4 aprile alle ore 21.00 presso la Sala Grande del Teatro Franco Parenti di Milano debutta il concerto di Giovanni Nuti, E io tra di loro – Giovanni Nuti in Concerto – Tra Alda Merini e Milva. Una serata a favore dell’Associazione Alda Merini, in cui Giovanni Nuti onorerà e ricorderà le sue due indimenticabili partner artistiche. Sarà accompagnato sul palco dalla band composta da José Orlando Luciano, (pianoforte e tastiere), Andrea Motta (chitarra), Simone Rossetti Bazzaro (violino), Carlo Giardina (basso) ed Emiliano Oreste Cava (batteria e percussioni). Ne abbiamo parlato proprio con Giovanni.

Cosa puoi dirci di questo concerto?
Non è un omaggio, perché un omaggio sembra distante. Il mio intento è riportare Milva e Alda Merini in scena con me. Anche perché ho le loro voci. Alda Merini mi diceva sempre Io son stata in manicomio, ma tu sei più pazzo di me, ovviamente ridendo. Ho fatto un percorso che mi ha portato ad essere certo che la vita non finisce, che la vera vita inizia dopo. Sembra che Alda e Milva non ci siano più, ma sono con me e con tutti noi. Il fatto che le riporti in scena dimostra che non è cambiato nulla. È il passato che diventa presente. I ricordi sono attuali, vivi. E io l’emozione la sento come se loro ci fossero.

E la band che ti accompagna?
Sono cinque musicisti che mi seguono da molti anni, più due new entry. È una band molto entusiasta e che ama molto questo tipo di musica, un po’ diversa perché i testi sono importanti. Fanno riflettere, riescono ad angelicare la realtà, anche se ci sono momenti in cui parlo di attualità. In linea di massima c’è molta leggerezza, molta gioia. Al contrario di quando accendiamo la tv o la radio, dove sentiamo sempre cose che abbassano le vibrazioni. La gente non ne può più e si stressa. Per un’ora e mezza di teatro credo ci sia bisogno di sentire cose diverse. Parlo di miracoli, tanto per darti un’idea. La forza dell’immaginazione che poi si materializza. Tutto ciò che vediamo di materiale dietro un pensiero.

Giovanni Nuti

C’è sempre da imparare, del resto, da due insegnanti come Alda Merini e Milva.
Hanno una loro modernità. I pensieri di Alda sono molto amati dai ragazzi oggi, mai come quando era in vita. Lei mi diceva passeggiando sul Naviglio che in Italia, quando un poeta muore, ne parlano il giorno dopo e poi mai più. Io le dicevo che sicuramente non sarebbe stato così, e lei lo sapeva. Sorrideva sotto i baffi. Alda fa più rumore di prima, sicuramente. Le ultime sue parole furono Tu sei stato la mia gioia e la mia musica, porta avanti le nostre opere. Io sono fedele a ciò che lei mi ha chiesto e non ho mai smesso.

Allora grazie perché credo che sia una vocazione importantissima.
Ancora di più, perché mi scrivono i ragazzi. Ed è una cosa sorprendente, perché propongo cose diverse. I ragazzi sono attratti dalla voglia di sapere come nasce la musica per la poesia, come nasce questo connubio speciale.

Incredibile, se ci pensi.
Sembra che siano non sensibilizzati, invece i giovani la vedono una cosa diversa. Anche perché comunque i mezzi di comunicazione non è che facciano a gara a trasmettere queste cose. Diciamo che quest’opera ha una forza intrinseca perché va anche da sola, non c’è bisogno di molta promozione.

Mi sento anche io, in questo senso, un po’ orfana dei media.
In questo momento abbassano le vibrazioni. A volte mi capita di stare male, ma io voglio essere nella gioia. Siamo qua non per soffrire, ma per apprezzare ciò che abbiamo. Eppure sembra che più litighi e più c’è audience. Non riesco a capire. Però porto avanti il mio discorso, vado avanti per la mia strada. E chi mi vuole seguire, mi segua.

Giovanni Nuti

Un pensiero coraggioso, non trovi?
Lo faccio col cuore. Non ho mai cercato di arricchirmi, ma ho sempre cercato di dare la qualità. Quando mi invitavano a fare comparsate con la base rifiutavo. O vengo con la band o non vengo. Per me è una vocazione, non è un lavoro. È un po’ l’esigenza della mia anima.

Questo rende le cose un po’ più semplici?
Ognuno deve dare quel poco o quel tanto che può dare. Indipendentemente da ciò che danno gli altri. Non bisogna essere omologati. Vincenzo Mollica mi diceva che ero l’unico in Europa a portare avanti questo messaggio di unione tra musica e poesia. Sono quasi 30 anni che mi dedico alla Merini, lei mi ha lasciato degli inediti. Io li musico come li musicavo quando era in vita. Mi diceva di provare per mezz’ora e poi lasciar stare se non usciva fuori nulla. Aveva ragione. Adesso, quando musico un suo testo, succede lo stesso rituale. Mi metto al pianoforte e in mezz’ora massimo mi esce un brano già pronto.

Segui ancora il suo consiglio.
C’è la sua energia. Lei c’è, anche perché c’era un grande amore tra di noi, e non te lo nego. Lei mi voleva sposare in Duomo. Ma racconterò tutto durante il concerto. Riaverle entrambe in scena è proprio come averle. Duetterò poi con la voce di Milva.

E Giovanni Nuti come si sente tra di loro?
Come diceva Milva, sono due donne con un caratteraccio e burbere. Ma ogni volta che si incontravano c’erano sorprese. Amavano punzecchiarsi e prendersi in giro. Sono stato io a farle collaborare e la mia musica le ha unite. Io tra di loro, sì. Io tra due giganti che però avevano bisogno di me. Alda diceva che la musica viaggia più velocemente della poesia e sarebbe potuta arrivare anche a chi non entra in libreria. Ed è proprio così. Sono felice di tornare piccolo tra i due giganti. Anche perché i giganti vivono in eterno. Non c’è separazione.