I Cassandra raccontano l’album d’esordio ‘Campo di Marte’, tra identità toscano e quell’approccio un po’ sporco «à la Rolling Stones».

Si intitola Campo di Marte l’album d’esordio dei Cassandra. Un progetto registrato all’UnderRoof Studio di Firenze e al FirstLine Studio di Follonica (GR), che – già dai luoghi che l’hanno contraddistinto – mostra l’anima fortemente toscana della band.

«Per noi è la continuazione di un percorso – dicono i Cassandra – prima, per inesperienza, eravamo approssimativi. Però non è un percorso a sé stante, in questo momento ci stiamo dentro ma vogliamo cercare di andare più a fondo».

Nel 2021, i Cassandra hanno anche provato l’esperienza televisiva (hanno partecipato a X Factor), presentando il singolo Kate Moss.

«Non riusciamo a trovare un motivo per non fare X Factor. – commentano a proposito – Ci sono tanti artisti con qualcosa da dire. Puoi ricavare solo il meglio da un’esperienza simile».

I Cassandra ricordano una gavetta «bruttina», che però ha regalato loro «un approccio ruvido sul palco». Proprio per questo, la voglia di portare Campo di Marte live è fortissima («Vogliamo suonare per sentirci a casa», commentano), a maggior ragione considerando che l’album «ci è costato tanto».

«Siamo invecchiati di una decina d’anni», ironizzano.

Eppure, i Cassandra poi confermano di essere stati anche un po’ «male a scrivere questo disco». «Scriviamo in fondo per star bene – commentano – forse è egoistico. Scriviamo di pancia, di cose nostre. Anche per questo ci è costato tanta energia».

E, infine, sul momento d’oro delle band italiane sottolineano quanto «i momenti d’oro» ci siano «perché c’è una bella offerta».

«Nella musica c’è posto per tutti. – chiosano – Prima del Covid era proprio un bel momento, soprattutto a Firenze. Si organizzavano tantissimi concerti nei locali. Se l’offerta è ganza, c’è la risposta del pubblico».