Michele Bravi ci racconta il suo Sanremo 2022, la sua evoluzione e come ha scoperto il mondo del FantaSanremo.

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Michele Bravi torna al Festival di Sanremo con Inverno dei Fiori, brano scritto dallo stesso Bravi con Cheope e Alex Raige Vella. Un brano intenso, che arriva a cinque anni dalla partecipazione di Michele alla kermesse con Il Diario degli Errori. Cinque anni che sembrano un’eternità e, nello stesso tempo, che non sembrano passati affatto.

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«È strano pensare che sono stato in gara l’ultima volta cinque anni fa. È un sacco di tempo. – ci dice Michele – Mi è capitato di tornare con Arisa e Annalisa, però quando non sei in gara è diverso anche l’approccio che hai con l’esibizione. Sei molto più rilassato. Sto notando una cosa, che è riferita a me ma anche al clima generale della squadra che ho con me. Quando sono andato in gara a Sanremo la prima volta ero molto più piccolo, avevo molta meno esperienza a livello lavorativo. E andò benissimo! Grazie a Il Diario degli Errori la mia vita è cambiata. Nello stesso tempo però ho immagazzinato nella testa tanti ricordi in stato tensivo e di agitazione. Quindi sulla carta è andata benissimo, nei ricordi invece l’esperienza è un po’ sbavata».

Michele Bravi Sanremo

Michele ci assicura che questa volta ha intenzione di viversela diversamente.

«Non so se è un fattore solo di crescita, perché ormai avendo 30 anni me la vivo in maniera diversa, o se la parentesi storica che stiamo vivendo ha ribaltato il sistema di valori di tutti noi. – commenta Bravi – Ora c’è un concetto di presenza diverso. Io e il mio gruppo di lavoro siamo attenti e concentrati, consapevoli di ciò che sta succedendo e grati dell’opportunità professionale che ci viene data. Nello stesso tempo, siamo presenti a quello che sta succedendo».

È un Michele più consapevole, dunque. Più pronto a cogliere l’attimo.

«Cinque anni avrei saputo risponderti. Questa volta no. Anche durante le prove con l’orchestra mi vivo quel momento. – spiega Michele – Magari è anche un percorso meditativo che ti dà un imprinting nel cervello. C’è un esercizio nella meditazione che si chiama grounding, cioè essere radicati a terra, sentire che abiti quel momento in quel secondo. Questo esercizio lo sto vivendo nel mio lavoro. Per me è importante essere lì in quel momento. Farò il possibile per arrivare preparato e concentrato, ma è importante che viva in quell’istante. Me la voglio godere».

Michele Bravi

La scrittura

In generale, Michele Bravi ammette di aver sviluppato «una scrittura più complessa, ma non ostica all’ascolto».

«C’è una complessità di ingegneria più ampia. Non so se si nota, ma è una metrica che nasce dal mondo trap per suonare su un’ambientazione sinfonica e orchestrale. È una metrica nuova anche per la mia voce e la mia scrittura. Mi piace capire come geometrie diverse di scrittura possano sedersi sul mio mondo. Ed è stato un esercizio, perché chiaramente sono entrato in un mondo che non conoscevo così bene. E poi per veicolare l’emotività su un terreno nuovo devi imparare tutto quanto da capo. Non a caso nella canzone dico Nell’ipotesi e nel dubbio di aver disimparato tutto. È proprio questo l’approccio che sto cercando di avere con le cose, anche musicalmente».

Michele Bravi, la cover a Sanremo

Per la serata delle cover, Michele ha scelto di cantare Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi, scritta da Lucio Battisti e Mogol.

«In passato, quando si trattava di scegliere cover, ho sempre avuto una grande paranoia perché si suol dire che alcuni brani non si possono cantare. È un velo giudicante e ce l’ho anche io quando sento le cose fatte da altri. È un velo che non esula dal mio giudizio. Mi piace però pensare di poter veicolare il contenuto alle nuove generazioni. Me la sto vivendo in maniera celebrativa e non voglio che passi il concetto che sono bravo a reinterpretare Battisti. Vorrei che mi dicessero Mi hai fatto scoprire Battisti».

Infine, chiediamo a Michele Bravi un commento sul FantaSanremo.

«L’ho scoperto quest’anno. – ci risponde – Quando sono stati annunciati i nomi al Tg1, le persone mi dicevano Ora ti mettiamo in squadra al Fantasanremo. Ho scoperto che la mia squadra conosceva il FantaSanremo e lo celebrava».

Foto: Roberto Chierici per W4Y