Caffellatte ci racconta il singolo ‘TSO’ (Warner Music) e cosa la aspetta nel 2022, tra musica e scrittura come valvola di sfogo.

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Non è la prima volta che Caffellatte (nome d’arte di Giorgia Groccia) trasforma in musica un malessere, cantando le brutture della vita. Forse però, per la prima volta, il brano nasce da uno sfogo immediato. Almeno così ci racconta la cantautrice classe ’94, entrata nel roaster della Warner Music e da poco uscita con il singolo TSO.

«A differenza di altre canzoni che scrivo in momenti pacati, in cui il dolore è passato e riesco a eviscerare l’emozione, TSO è nata da uno sfogo. Non era neanche una canzone. – ci dice Caffellatte – Stavo scrivendo nelle note del cellulare dopo un attacco di panico, anche se non era successo nulla di così devastante. Avevo solo preso coscienza di una situazione che stavo vivendo con una persona sbagliata per me. Ho riletto le note il giorno dopo e mi sono accorta che era una canzone. E ho iniziato a cercare una melodia adatta. Qui c’è stata un’operazione di ricerca, ci ho messo più di tre settimane per trovare lo scheletro del brano. Riccardo Scirè l’ha scelta e l’abbiamo chiusa in studio in pochissimo tempo. Credo che l’impeto di partenza sia stato il motore che ha portato la canzone alla sua realizzazione. È uno sfogo, ed è una cosa buona. È una delle mie canzoni preferite».

Caffellatte, TSO e l’assenza di retorica

Prodotta e arrangiata da Riccardo Scirè, TSO si presenta dunque senza filtri, diretta.

«È strano – commenta l’artista – perché quando ho scritto la canzone non ho pensato che potesse essere greve. Per me era normale, sono parole e frasi che usiamo tutti i giorni. Non c’era niente di male dal mio punto di vista. Mi sono resa conto che poteva essere strano quando ho dovuto farla sentire a mia madre. Le ragazze devono sempre essere carine, non parlare mai di sesso esplicitamente e farlo solo per figure retoriche. Ma quando parlo con una mia amica, io parlo di sesso. Anche in modo volgare. Perché non posso farlo in una canzone? In realtà non mi sono neanche posta la domanda. Mi sento una persona e in quanto tale faccio sesso e dico le parolacce. Perché non dovrei?».

La musica – o meglio, la scrittura – è del resto stata per Caffellatte sempre uno sfogo. Ma i due serpenti della cover la dicono lunga sul suo immaginario artistico («Credo che siano animali demonizzati senza motivo. – ci dice – Io li trovo eleganti e con molto fascino») e fanno ben sperare per ciò che verrà.

«Ascolterete altro. – precisa – Ho già un po’ di canzoni chiuse di cui sono molto felice. Non vedo l’ora di tirarle fuori. Uno degli obiettivi principali di quest’anno, però, è suonare tanto dal vivo».