Si intitola ‘You’re Not Alone’ il brano che unisce le forze dell’attivista Meredith O’Connor e di NAMI. La nostra intervista a Meredith.

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Il 29 gennaio è uscito il singolo You’re Not Alone. Una canzone corale che ha visto gli sforzi uniti di Meredith O’Connor (cantante e attivista statunitense) e NAMI (National Alliance on Mental Illness) per raccogliere fondi e sensibilizzare il pubblico sul tema della salute mentale.

Una canzone corale, perché insieme a Meredith troviamo artisti da ogni parte del mondo. Tutti hanno aderito al progetto collaborando a distanza per uno scopo comune. C’è Ruggero Pasquarelli, la star k-pop Minzy, Reekado Banks (artista nigeriano), Asees Kaur, Ar’mon & Trey, Mary Wilson, il libanese Abbas Jaafar, Kodle Shane, Mackenzie Sol, Kwaw Kese, Rebecca Black, Jett Prescott, Syndee Winters, Kim Se-hwang e Sound Sultan.

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«Sono molto emozionata per questo progetto e al pensiero di farvi ascoltare la canzone. – ci racconta Meredith – Tutto è nato quando ho iniziato a ricevere messaggi da persone di tutto il mondo che mi dicevano che anche loro si sentivano sole. Pensavo di essere l’unica vittima di bullismo o a soffrire di ansia. Ho pensato fosse importante dirlo alle persone, perché soffrire di ansia o pensare di essere soli in ogni momento della vita può essere una sfida spaventosa, ma sapere che altre persone ci sono passate può essere di ispirazione e spero che la canzone serva a questo».

You’re not Alone e la forza della musica: parla Meredith O’Connor

«Ci sono cantanti dal Ghana, Nigeria, India, Sud Corea, Romania, Argentina, Brasile, Italia… – continua a raccontarci Meredith – si sono riunite persone da ogni parte del mondo ed è importante per questa canzone, soprattutto durante la pandemia. Ora è facile sentirsi soli, ed è importante che ci siano tutti questi paesi e questi artisti che vi è capitato di vedere solo in tv. Magari avete sentito la mia musica ma non sapete da dove provengo».

«Penso che la musica possa guarire le persone in molti modi, soprattutto ora. – conclude la O’Connor – Penso che una delle cose più belle di questo progetto sia che tante persone di nazioni diverse stiano condividendo un messaggio e una causa. Penso che sia questo il potere della musica non importa da dove provieni, per esempio. Il messaggio di ripresa e si speranza è universale ed è per questo che mi spendo molto».