Massimo Bonelli di iCompany ci racconta la genesi e la sfida di un programma come ‘Magazzini Musicali’ su Rai2.

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Va in onda ogni sabato su Rai2 alle 15.30 (e in replica il martedì in seconda serata) il nuovo format Magazzini Musicali, un approfondimento sulla musica italiana contemporanea condotto da Melissa Greta Marchetto e Gino Castaldo, già voci di Rai Radio2.

Realizzato da Rai Pubblicità, Magazzini Musicali è ideato e prodotto da Massimo Bonelli di iCompany ed è costruito attorno alla presentazione delle classifiche settimanaliFIMI/Gfk, punto di partenza e pretesto per una narrazione più ampia del mondo della musica e delle sue connessioni con i linguaggi e le tendenze della società attuale.

«L’idea è nata insieme al Primo Maggio del 2020. – ci racconta Massimo Bonelli – La voglia di fare un evento che festeggiasse il concerto del Primo Maggio ci ha portato a trovare soluzioni alternative per fare quel tipo di format in tv. La musica live era al momento, come ora, completamente ferma. Volevamo raccontare le emozioni di quei giorni particolari e surreali. Da quell’esperienza, che è stata positiva e ci ha temprati, è nata l’idea di allargare quella voglia di musica dal vivo in tv. Volevamo realizzare un programma che si agganciasse all’attualità nella sua chiave più pop, che è rappresentata dalle classifiche».

Il rimando a format iconici degli anni ’80 e ’90 è chiaro, quindi «l’idea era già pronta – come ci dice Massimo – poi ho dovuto convincere gli interlocutori, ma siamo riusciti a partire».

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«Il programma è un po’ borderline, non ha i ritmi e i linguaggi che vanno ora in tv. Cerca di approfondire e quindi si trova davanti un gap da affrontare. I telespettatori devono prima collegarsi e poi appassionarsi alla linea narrativa. Sapevo che sarebbe stato complesso, ma stiamo affrontando tutto con serenità. A me piace interpretare il momento e capire dove ci porterà».

Magazzini Musicali, Massimo Bonelli e il futuro della disintermediazione

Dove ci porterà, dunque, questo preciso momento storico? «Credo che viviamo pienamente nell’era dello streaming. – ci dice Massimo – A un certo punto l’industria si è rassegnata e il pubblico ha abbracciato il dominio dello streaming. Ora andiamo verso il fandom con l’artista collegato direttamente con la sua fanbase. I fan diventano i suoi mecenati».

«Si andrà sempre di più verso la disintermediazione. Lo streaming, che in questo momento è tutto, sarà fondamentale ma con altri elementi che renderanno sostenibile la carriera degli artisti. Si prospetta secondo me un futuro interessante per gli artisti, la loro liberazione. Perché l’artista si potrà raccontare direttamente al pubblico».

Tante le sfide, però, da affrontare nel presente. La prima – e la più grande – è quella di «portare i ragazzi a vedere la televisione, soprattutto in certe fasce orarie». L’altra sfida è «far appassionare chi guarda già la tv e farli appassionare».

«La soddisfazione è stata per me essere riuscito a convincere tante persone a provare questo esperimento. Per me è un grande risultato. È stata un’asticella molto alta da superare, ma il mio demone mi dice sempre di esagerare» ci dice Massimo Bonelli.

Magazzini Musicali, in che modo le classifiche rispecchiano la musica attuale?

«Le classifiche, come sempre, sono terreno in cui dominano i giovani». Per citare Massimo Bonelli, «le classifiche sono piene di artisti che piacciono ai giovanissimi e che sono sconosciuti agli adulti».

Magazzini Musicali ha trovato però la chiave per parlare a entrambi i lati della stessa medaglia.

«C’è la volontà di raccontare la nuova musica italiana attraverso chi la rappresenta. Parliamo di storia della musica ma anche di nuove tendenze, altrimenti tradiremmo il compito che ci siamo dati, e cioè di fotografare la musica attuale. La linea d’equilibrio è mettere sullo stesso piano Zucchero che Cara e raccontare entrambi, la storia della musica italiana e il nuovo. Il fuoco che brucia sotto Magazzini Musicali è questo».

Bonelli ci annuncia in anteprima che i prossimi ospiti del format saranno Fiorella Mannoia e Clementino e ci lascia con una riflessione sul futuro della musica live.

«È un momento importante, perché lo stop ha costretto tutti a riflettere su come si stava evolvendo il mercato della musica e su come potrebbe essere domani. Credo che questa situazione abbia distrutto tanto, ma mi auguro che ci sia una coda positiva. Spero arrivi una nuova era che possa azzerare alcune brutture del nostro settore e ci regali più virtuosismo nella ricerca della bellezza. È l’utopia che accarezzo».