Venerdì 13 novembre esce ‘Solo al Sole’, il nuovo disco di Andrea Mastropietro in arte l’Albero. La nostra intervista.

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Esce venerdì 13 novembre Solo al sole, il nuovo disco di Andrea Mastropietro – in arte l’Albero – per Santeria Records con distribuzione Audioglobe. Undici brani che rappresentano una vera e propria dichiarazione d’amore per la musica italiana e, nello stesso tempo, un intimo viaggio per ritrovare la delicata poesia del cantautorato più puro. Le canzoni servono per viaggiare, non per piantare radici, dichiara l’Albero in proposito.

«Esiste il recupero di un certo modo di fare musica. – ci racconta l’Albero – La musica non deve essere sempre andare incontro a ciò che l’ascoltatore vuole sentirsi dire. Negli ultimi tempi noto un eccesso di questa tendenza. Riconoscersi è una parte importante, ma ultimamente c’è una ricerca ossessiva. La musica serve non per restare dove si è, ma per evadere».

«La musica deve comunicare sentimenti che facciano sentire l’ascoltatore in un altro luogo, non che lo richiamino alla propria vita. Perché c’è anche il mistero. Mi rendo conto di pretendere un tipo di approccio novecentesco».

Non è un caso che al centro dell’universo musicale de l’Albero ci siano chitarre acustiche, sintetizzatori analogici, sax (dichiarato omaggio a James Senese e al suo lavoro con Pino Daniele) e, soprattutto, la voce. Nel disco la fascinazione per ciò che è stato della musica e della cultura italiana rivive non in senso nostalgico e malinconico, ma come ispirazione e spinta a rendere migliore quello che si fa oggi.

«In altri paesi la musica è un business da sempre. – ci dice il cantautore – In Italia si tende a fare di tutta l’erba un fascio. Si mettono nello stesso calderone persone che fanno musica in modo diverso. Mi piace anche ascoltare cose stupide, fanno parte della vita. Magari in Italia sarebbe bello ci fosse spazio per tutti e con maggiori distinzioni».

Quando parla di recupero, l’Albero si riferisce ad artisti come Luigi Tenco, Franco Battiato, Lucio Battisti, Pino Daniele. «I cantautori italiani che scrivevano musica perché era necessario per loro. – commenta Andrea – È importante scrivere per sé, deve sempre rimanere alla base. Questi sono artisti che ha fatto scelte musicali etiche ed estetiche coese. L’estetica all’epoca non era troppo superata dall’etica e quando senti quei dischi, anche a 50 anni di distanza, lo percepisci».

Solo al Sole, in questo senso, è indubbiamente un atto di coraggio con la sua poesia e un bagaglio di ricerca sonora.

«Questo disco è sicuramente un po’ coraggioso, ma non mi sono posto il problema. – dice l’Albero – Cerco l’equilibrio tra l’essere troppo inaccessibile e l’essere troppo banale. Mi piace ciò che sa essere profondo e, nello stesso tempo, semplice per tante persone. Raggiungere l’equilibrio è la cosa più difficile, anche nella vita. Credo che sia un primo passo dopo il primo disco, che era molto più spontaneo. Qui c’è più razionalità».

«Sono testi diversi rispetto a quelli del primo disco. Ho voluto essere più diretto, con meno filtri. Non mi piace forzare troppo la parola per adeguarla a metriche musicali. La parola mi piace incollata alla melodia. Non avevo mai lavorato così, canzone per canzone».

Il fil rouge di Solo al Sole, alla fine, è la vita stessa. «Non so parlare di altro. – chiarisce il cantautore – Parlo di vita e di amore per le cose e per le persone. C’è tanto amore in questo disco, per gli strumenti e gli artisti che cito. È un amore vasto».

E il sole? «Stare solo al sole comunica vulnerabilità. – ci risponde l’Albero – In alcuni momenti della vita la gente ti vede anche con i tuoi malesseri ed è inevitabile. Ci si deve solo fermare, riflettere e ripartire. A volte penso di mettermi troppo a nudo, però fa parte dello scrivere».